L’aumento del prezzo del petrolio sembra inarrestabile. Appena ieri avevo pubblicato un articolo nel quale mettevo in evidenza come, dal punto di vista geopolitico, si fossero create tutta una serie di condizioni in grado di portare ad un ulteriore incremento delle quotazioni del greggio. Questa previsione tutto poteva essere considerata tranne che un mistero visto che l’approccio degli investitori sul possibile andamento delle quotazioni petrolio è, oramai, solo ed esclusivamente rialzista. In altre parole una serie di elementi non può che spingere ad un ulteriore apprezzamento delle quotazioni del greggio. I grafici in tempo reale sull’andamento della quotazione petrolio hanno confermato questo approccio. Le quotazioni dell’oro nero, infatti, sono oramai stabilmente sopra i 79 dollari al barile contro gli appena 26 dollari al barile del febbraio 2016.

Il caro petrolio non è però solo sinonimo di profitti per gli investitori che adottano una strategia di tipo long usando i tanti strumenti derivati legati al greggio come, ad esempio, i Contratti per Differenza. Se le quotazioni del petrolio diventano troppo care allora ecco che si profila all’orizzonte quello che tecnicamente si chiama rischio energetico. A paventare questa posssibilità, sostenuta da una eccezionale confluenza di fattori geopolitici tutti in grado di far lievitare la quotazione del petrolio (dalle possibili sanzioni all’Iran al disastro economico del Venezuela fino alla pace commerciale tra Usa e Cina) è stato un articolo apparso sull’edizione di oggi de La Repubblica

Secondo il quotidiano italiano, che in pratica ha fatto i conti in tasca al prezzo del petrolio, l’introduzione di nuove sanzioni all’Iran avrebbe come effetto immediato quello di privare il mercato globale di greggio di una somma compresa tra i 400 mila e 1 milione di barili al giorno su un output totale pari a 2,4 milioni di barili. 

La forte tensione geopolitica, afferma La Repubblica citando alcuni esperti di materie prime, ha avuto come effetto quello di portare da “eccessivamente basso” a “troppo caro” il prezzo del petrolio. Questo meccanismo, e qui si entra appunto nelle previsioni sullo shock energetico, potrebbe portare ad una riduzione della domanda da parte dei consumatori occidentali. Ma gli effetti negativi connessi al possibile rally del petrolio non si fermano qui. Secondo gli analisti ci potrebbe essere un impatto negativo anche su alcuni mercati emergenti tra cui l’India. Viceversa a guadagnarci da un aumento delle quotazioni del greggio sarebbero altre economie emergenti come quella dell’Arabia Saudita. Insomam dalla dinemica attuale delle quotazioni del greggio ci sarà chi ci perde e chi si guadagna. Gli investitori potrebbero solo guadagnarci andando ad impostare corette strategie trading che, viste le previsioni petrolio 2018, non possono essere che long perlomeno nel lunto periodo. 

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