Il prezzo del petrolio potrebbe registrare nelle prossime sedute un ulteriore aumento. Sembra essere questo il segnale che emerge andando ad analizzare le posizioni aperte sugli strumenti finanziari legati al greggio dai fondi hedge. In pratica, anche a causa delle recenti tensioni geopolitiche sulla Siria e sull’Iran, è diventato quasi impossile trovare speculatori che non siano long sulla quotazione del petrolio. Tutti più grandi fondi di investimento sembrano non prendere neppure in considerazione la possibilità che il prezzo del petrolio possa calare. Secondo JP Morgan negli ultimi giorni è stato raggiunto il nuovo massimo storico delle posizioni speculative sul petrolio. Tradotto in linguaggio più semplice è in atto una corsa ad investire sul prezzo del petrolio. 

Sempre secondo JP Morgan la responsabilità dell’aumento della quotazione del petrolio non è solo dei noti hedge fund ma anche dei meno noti investitori al dettaglio e degli asset allocators. Queste ultime due categorie hanno comprato petrolio in modo indiretto mediante l’acquisto di fondi di monitoraggio delle materie prime. Per quello che riguarda i fondi, JP Morgan ha messo in evidenza come sia gli hedge fund sistematici che quelli discrezionali hanno fatto incetta di posizioni lunghe nel petrolio. I fondi hedge sistematici sono stati spinti dal balzo del prezzo del petrolio mentre quelli discrezionali dalla tensioni geopolitiche. 

L’analisi di JP Morgan si affianca a quella di Bloomberg. Secondo gli specialisti della finanza, c’è stato un vero e proprio boom degli afflussi per i fondi che investono in materie prime. In particolare i fondi hedge che investono in petrolio hanno attirato capitali al ritmo in assoluto più veloce dell’ultimo anno. Più in generale dopo anni caratterizzati da sofferenze, i fondi di materie prime ora sono entrati nella fase di recupero dei deflussi. Del resto i dati snocciolati da eVestment sono chiari: da gennaio a marzo 2018, gli investitori hanno assegnato 3 miliardi di dollari a fondi hedge che sono specializzati sulle materie prime. Per trovare una massa di investimenti più alta bisogna scendere fino al terzo trimestre 2016. 

Le posizioni long e la grande fiducia mostrati dai fondi hedge sul greggio sembrano suggerire un apprezzamento del prezzo dell’oil. Mentre scriviamo la quotazione del petrolio WTI è in rialzo dello 0,66% a quota 69,09 dollari mentre il Brent è in progressione dello 0,44% a quota 75 dollari al barile. Ebbene secondo le stime degli analisti, il rally dell’oil non sarebbe ancora finito. Parlando di previsioni prezzo petrolio 2018, il fondo per l’energia di Westbeck ritiene che il WTI possa salire fino a 85 dollari al barile nel secondo semestre 2018. Sulla stasse linea anche Commodities World Capital che invece fissa il target per la quotazione del greggio a 80 dollari al barile. Da queste indicazioni si deduce che c’è una generalizzata fiducia sull’andamento del petrolio nel medio termine. 

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