Le tensioni emerse sul fronte siriano (con le minacce di un imminente conflitto ispirate da Trump) hanno avuto il merito di far passare in secondo piano la schermaglia dialettica tra USA e Cina, che potrebbe in un futuro non lontano sfociare in una guerra commerciale.
E così, mentre il mondo si interroga che cosa farà realmente il presidente USA, sul Forex si è vissuta una giornata di particolare incertezza, con il dollaro stabile e “attendista” contro euro, yen e sterlina. Un atteggiamento che potrebbe durare anche nel corso delle prossime ore, in attesa che il mercato prenda una posizione su ciò che verrà.
Peraltro, a non dare una mano agli operatori sono anche stati i pochi dati macro pubblicati nella giornata di ieri. Le statistiche aggiornate a marzo sui prezzi al consumo negli Stati Uniti non hanno infatti modificato il quadro di un’inflazione moderata, vicina al target del 2%, con variazioni mensili dell’indice core mediamente comprese fra 0,15% e 0,2%, coerenti per ora con le proiezioni del FOMC di altri due rialzi dei tassi nel 2018.
In tal senso, peraltro, nemmeno la pubblicazione dei verbali della riunione del FOMC hanno prodotto reazioni particolari. D’altronde, era difficile creare esaltazione o delusione dinanzi a documenti che hanno mostrato poche (o nessuna) novità: l’impressione è che rimarrà cruciale osservare l’andamento dell’inflazione nella parte centrale dell’anno per poter comprendere come si evolverà la policy monetaria nei mesi successivi e nel 2019. Così sostenendo , rimane probabile che il FOMC – salvo repentini cambiamenti di scenario – possa alzare i tassi di riferimento a giugno e a settembre, lasciandosi così aperta la possibilità di un altro rialzo a dicembre.
Se infatti il FOMC saltasse uno degli appuntamenti di giugno e settembre alle prese con il rialzo dei tassi di riferimento, si potrebbe creare un sentiero troppo stretto per poter rispettare i propri piani, con ciò che ne conseguirebbe sul dollaro.
Per quanto riguarda le altre valute, euro in lieve apprezzamento sul franco svizzero, oltre i massimo dal 2015 a quota 1,1876: per il momento non è un movimento che dovrebbe allertare le autorità monetarie elvetiche, ma nel caso in cui il deprezzamento del franco proseguisse, la Banca Centrale svizzera potrebbe muoversi in direzione di un’azione stabilizzatrice. Rientra infine il movimento d’inizio settimana della sterlina contro euro, ma attenzione alla natura dei discorsi dei banchieri centrali di oggi, tra cui anche Carney, della BoE.
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