Goldman Sachs non è mai stata tenera con le azioni Testa. Non è un mistero per nessuno che da tempo la banca d’affari americana abbia assunto una posizione molto negativa sul titolo Testa, sintetizzabile nel rating “sell”. Secondo Goldman Sachs, al di là delle promesse che la stessa Testa ha spesso fatto agli investitori, il rischio che la società sia costretta ad attingere a nuovi capitali viene ritenuto molto alto. C’è proprio questo scenario negativo alla base della nuova frecciata lanciata dagli analisti Usa alla società della Silicon Valley. Goldman Sachs è entrata a gamba tesa su Testa tagliato il target price a sei mesi dagli attuali 205 dollari a 195 dollari. L’entità della sforbiciata è così forte da prospettare, facendo le dovute proporzioni, un calo del prezzo delle azioni Testa da qui ai prossimi mesi di ben il 36%. Goldman Sachs quindi resta “orso” fino in fondo e arriva a prevedere un crollo della quotazione Tesla molto ampio. Rating sell confermato e downgrade di target price molto ampio, sono un esplicito inviato ad assumere un atteggiamento ribassista su Tesla ossia a vendere le azioni ancora in proprio possesso a ad andare short attraverso il trading di CFD.
Tesla o si odia o si ama e Goldman Sachs, certamente non da oggi, è sempre stata tra le voci più critiche sulle prospettive della società della Silicon Valley. Ad onor di verità chi è avuto un atteggiamento orso su Tesla confidando nelle previsioni di GS, non ha poi avuto tanto profitto almeno nel brevissimo termine. Il downgrade di target price di Goldman Sachs, infatti, è arrivato in una seduta che ha visto la quotazione Testa salire del 5% circa. Un triste presagio di quello che sarà il futuro degli orsi? Difficile dirlo anche se, ascoltando l’altra campana, qualche dubbio viene. La scorsa serttimana Tesla ha diffuso i dati sulla produzione e le consegne nel primo trimestre. In entrambi i casi i due parametri sono risultati sono le attese (e fin qui sembrerebbe aver ragione Goldman Sachs). La società ha però confermato la guidance in vigore secondo la quale il secondo trimestre del 2018 potrebbe chiudersi con un tasso di produzione della Model 3 di 5.000 unità alla settimana e ha rassicurato i mercati su debito e emissione di nuove azioni (e considerando questo punto verrebbe da pensare che Goldman Sachs abbia meno ragione). Tesla quindi non è assolutamente negativa sul suo futuro, anzi.
E’ proprio perchè la società stessa non si ritrova nelle prospettive pessimistiche descritte da Goldman Sachs, che il suo amministratore delegato in persona, Elon Musk, è sceso in campo contro la banca d’affari Usa. Il manager ha criticato GS per avere spinto gli investitori a vendere azioni Tesla in modo massiccio. “Fate la vostra scommessa” ha provocatoriamente scritto in un tweet Musk rivolgendosi agli orsi. Insomma Goldman Sachs ha lanciato il suo guanto di sfida a Testa, affermando tra l’altro che la società possa essere costretta nel terzo trimestre a ricorrere ai mercati “per mantenere un’adeguata copertura monetaria“, ma Tesla non è rinasta con le mani in mano e ha rilanciato. Gli investitori farebbero bene a fidarsi delle previsioni di Goldman Sachs o della fiducia di Tesla? Di certo c’è solo che le azioni Testa sono destinate ad una volatilità capace di garantire buoni margini di manovra per chi opera con il trading di CFD.
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