Nuovo appuntamento con la nostra consueta analisi macroeconomica. Il calendario non offre in verità tantissimi spunti tra i market mover europei, mentre qualche elemento di valutazione in più dovrebbe arrivare dall’area USA.

Andando con ordina, rammentiamo come nell’area euro, effettivamente, la settimana sia piuttosto povera di indicatori congiunturali. Quelli più importanti saranno di livello nazionale, con l’aggiornamento sull’andamento della produzione industriale in Francia e in Italia, e il dato aggregato per l’intera Eurozona, che dovrebbe recuperare a febbraio dopo il vistoso calo di gennaio, che però era stato a sua volta viziato da effetti di calendario.

Verranno inoltre pubblicati i verbali della riunione di marzo della BCE, che dovrebbero fare luce sulle posizioni interne al Consiglio in merito alla decisione di rimuovere l’easing bias sugli acquisti, nonché sul fatto se già a marzo si sia discusso quando comunicare ai mercati la fine del programma APP.

Passando agli Stati Uniti, qui ci sarà sicuramente spazio per maggiori spunti. Tuttavia, al di là dei dati macro, il focus della settimana non potrà che essere sui verbali della riunione del FOMC e sul CPI di marzo.

Per quanto concerne i primi, i verbali dovrebbero confermare il consenso diffuso per un numero minimo di tre rialzi dei tassi sia nel 2018 sia nel 2019, con indicazioni di maggiore fiducia nel raggiungimento dell’obiettivo di inflazione.

Per quanto invece riguarda i dati macro in pubblicazione nella settimana, fra i principali in uscita ci saranno sicuramente tutti gli indici di prezzo di marzo. Le indicazioni per il momento sembrano essere quelle di aspettative di aumento almeno moderato, forse di 0,2% – 0,3% su mese per prezzi al consumo, alla produzione e all’importazione. Le variazioni tendenziali del CPI, sia headline sia core, balzeranno al di sopra del 2% a/a, per via del confronto statistico con marzo 2017, ma l’effetto sarà transitorio.

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