L’andamento del prezzo del petrolio nei prossimi mesi, e quindi le previsioni sulla quotazione del greggio, potrebbero fare i conti con la profonda crisi che il Venezuela attraversa oramai da anni. Dopo la morte di Chavez e l’elezione di Maduro, lo stato sudamericano è entrato in una spirale di deficit senza precedenti. A causa di una spinta inflazionistica molto forte, infatti, beni di prima necessità per il popolo sono diventati introvabili sugli scaffali. Secondo l’analisi dell’International Energy Agency, il prezzo del petrolio potrebbe impennarsi nei prossimi mesi proprio a causa del lento deteriorarsi della situazione in Venezuela. In pratica il paese sudamericano oggi si trova a fare i conti con una situazione paradossale: nonostante Caracas possieda le più ampie riserve petrolifera al mondo, la compagnia petrolifera statale PDVSA è stata in più di una occasione sull’orlo del fallimento.
Addirittura i proventi del petrolio, un tempo alla base della rinascita economica dello Stato, oggi sono del tutto insufficienti per garantire il sosstentamento della popolazione. Questa situazione ha creato in pratica una sorta di circolo vizioso i cui effetti negativi sono stati ampliati dall’estesa corruzione che affligge uno stato che appare sempre più incapace di mantenere sotto controllo le inevitabili tensioni sociali spesso sfociate in tumulti.
Per capire perchè secondo l’AIE il prezzo del petrolio potrebbe schizzare a causa della crisi in Venezuela, è necessario partire proprio dai conti della compagnia petrolifera PDVSA. Questa società ad oggi fa molta difficoltà a pagare le spese per il trasporto e lo stoccaggio nei porti del greggio venezuelano. Tutto questo ha comportato un inevitabile taglio alla produzione di petrolio. Secondo le previsioni dell’AIE, il forte calo della produzione di greggio da parte di Caracas, potrebbe avere effetti diretti sul prezzo del petrolio. In particolare le più recenti stime degli analisti ritengono che la produzione di petrolio in Venezuela possa crollare entro la fine del 2018 a livelli mai visti negli ultimi 70 anni! Secondo l’International Energy Agency l’inatteso “declino in Venezuela ha condotto la produzione sui 420.000 barili al giorno a febbraio, sotto il target prefissato dall’OPEC, ed ha aiutato a rafforzare al massimo di sempre l’adesione dei produttori ai tagli concordati“. L’AIE ritiene che senza il contributo del Venezuela il grado di adesione all’accordo OPEC sarebbe stato inferiore al 100% mentre oggi questo indicatore è schizzato al 147%.
Secondo l’AIE è probabile che se i livelli di produzione dell’OPEC dovessero restare stabili per tutto il 2018, le probabilità che si arrivi ad una situazione di deficit sono destinate ad aumentare a causa proprio della profonda crisi che tutto il Venezuela attraversa. Una crisi che non lascia intravedere alcun segnale di miglioramento. Il giudizio dell’International Energy Agency non lascia spazio ad attenuati: le previsioni sul prezzo del petrolio sono condizionate dalla situazione in Venezuela. In altre parole Caracas rappresenta oggi il rischio maggiore per il mercato del greggio e per la quotazione petrolio. Un’analisi di questo tipo, per quanto verosimile, non tiene però conto di quello che l’altro scenario che desta preoccupazioni, quello del Medio Oriente.
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