I verbali della riunione del FOMC di metà dicembre, pubblicati poche ore fa, hanno ribadito l’esistenza di prospettive di graduali rialzi dei tassi nel corso del 2018, all’interno di un contesto sempre più ottimista sulla crescita e sul mercato del lavoro, e dinanzi un consenso ampio (non unanime) sulla previsione di un ritorno dell’inflazione verso il 2%, quale da obiettivo “statutario” dell’istituto banchiere federale.

Per il momento, viene confermata la proiezione mediana di tre rialzi nel 2018, ma non sono escluse delle variazioni sul sentiero atteso, peraltro già oggetto di discussione a dicembre, sia verso l’alto sia verso il basso: l’impressione è che molto (o tutto) dipenderà dall’evoluzione dei due parametri (crescita e inflazione) sopra indicati.

Nella discussione sullo scenario economico, i partecipanti hanno inoltre sottolineato e condiviso le proprie impressioni sull’incertezza relativa all’impatto della riforma tributaria. Per quanto riguarda le famiglie, “molti” membri FOMC ritengono che i consumi avranno “qualche spinta” dallo stimolo fiscale, mentre “alcuni” (pertanto, di meno) notano che la spesa potrebbe già essere stata sostenuta dagli effetti anticipati della riforma.

Per quanto invece riguarda le imprese, “molti partecipanti” affermano che le citate misure della riforma potrebbero dare una spinta “modesta” agli investimenti e alla capacità produttiva, mentre si sottolinea che le imprese potrebbero invece usare gli utili aggiuntivi per fusioni e acquisizioni, riacquisto di azioni o riduzione del debito.

Più condivise sono le opinioni sul mercato del lavoro, intraviste in maniera positiva, mentre per l’inflazione rimangono due visioni: da un lato la maggior parte ritiene che i fattori di freno transitori stiano gradualmente scomparendo e che l’inflazione sia dunque destinata a salire, ma dall’altro “alcuni” ritengono che l’inflazione possa mantenersi lontana dal 2% anche quest’anno, in parte per via di aspettative basse e in parte per fattori strutturali.

Concentrandoci brevemente sui tassi, la maggior parte dei partecipanti continua a prevedere un sentiero graduale di aumenti anche nel 2018, con la possibilità di dar seguito a maggiori rialzi in seguito a un aumento più rapido delle pressioni inflazionistiche dovuto a crescita sopra il potenziale e/o a condizioni finanziarie troppo accomodanti. Di contro, i rischi verso il basso discendono principalmente da ulteriore debolezza dell’inflazione.

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