La prima settimana completa di trading dell’anno è alle porte, accompagnata da un fitto calendario di dati, con il rapporto sull’occupazione statunitense di venerdì come punto culminante.


IL PUNTO DELLA SITUAZIONE – Eccoci di nuovo qui. Si torna al lavoro, pronti e allacciati per il giro sulle montagne russe che il 2025 sembra promettere.

Sono riluttante a dare troppo peso ai movimenti di prezzo osservati durante la pausa festiva di due settimane. Come sempre in periodi di volumi così ridotti e condizioni di mercato rarefatte, i movimenti tendono a generare molto rumore, ma pochi segnali significativi.

L’anno inizia sul serio adesso, anche se mi chiedo se assisteremo al consueto cambiamento drammatico di sentiment tra un paio di settimane. Tradizionalmente, i partecipanti rivedono le proprie posizioni iniziali intorno alla festività del Martin Luther King Jr. Day (20 gennaio), che quest’anno coincide con l’inaugurazione del secondo mandato del presidente eletto Trump. Questo potrebbe essere un momento naturale per alleggerire le posizioni e prepararsi ai primi giorni e alle prime decisioni della nuova amministrazione.

Posso solo sperare che le mie previsioni per il 2025 abbiano una data di scadenza più lunga rispetto ai primi movimenti del mercato di quest’anno! In una parola, i miei pensieri per l’anno a venire rimangono i seguenti: vediamo come si evolveranno queste previsioni.

  • USA: Eccezionalismo
  • Regno Unito: Stagflazione
  • Eurozona: Stagnazione
  • Cina: Delusione
  • Giappone: Normalizzazione

Iniziamo la nuova settimana e il nuovo anno di trading con un rally di venerdì scorso, dove sia l’S&P 500 che il Nasdaq 100 hanno recuperato tutte le perdite del giorno precedente. Un inizio movimentato, quindi, sebbene in condizioni di trading ancora sottili, con volumi dell’S&P inferiori di circa il 20% rispetto alla media dei 20 giorni.

Scommetterei che queste condizioni di trading instabili probabilmente definiranno il tono per il resto dell’anno. Sebbene il percorso di minor resistenza per le azioni possa continuare a puntare al rialzo, sarà probabilmente più accidentato rispetto allo scorso anno, per due motivi principali.

  1. La coperta di sicurezza del “Fed put” è stata rimossa, dopo che la conferenza stampa di dicembre del presidente Powell ha introdotto una maggiore flessibilità nella politica, in presenza di crescenti rischi inflazionistici. Una “pausa” a fine mese è il caso base.
  2. Si prospetta una maggiore incertezza politica, specialmente sul fronte fiscale, con il ritorno di una “governance via social media” previsto per la fine del mese. Investire in volatilità sembra ragionevole.

OSSERVAZIONI SUI TREASURIES – La scorsa settimana ha visto una vendita generalizzata di titoli del Tesoro, anche se il trading è stato estremamente volatile durante le festività. Tuttavia, i rendimenti decennali al 4,60% e trentennali al 4,80% sembrano essersi mossi troppo velocemente e potrebbero rappresentare buone opportunità di acquisto, anche considerando una potenziale espansione fiscale dalla nuova amministrazione Trump.


IL DOLLARO – Venerdì scorso si è osservata una lieve debolezza del dollaro USA, con il DXY che è sceso sotto quota 109, perdendo terreno rispetto a tutte le principali valute del G10. Nonostante ciò, resto rialzista sul dollaro nel medio termine. Tuttavia, il rally del biglietto verde è stato rapido, con il DXY che ora scambia oltre il 4% al di sopra delle medie mobili a 100 e 200 giorni, suggerendo un possibile ritracciamento a breve termine.


COSA ASPETTARSI – La settimana si apre con un calendario economico fitto, anche se molti operatori guardano già al rapporto sull’occupazione USA di venerdì. Prima, però, ci attendono una serie di dati PMI sui servizi, sebbene il loro impatto sia limitato trattandosi di letture “finali”. I dati sull’inflazione tedesca, invece, potrebbero avere un impatto maggiore, fungendo da indicatore anticipatore per il dato dell’Eurozona atteso domani.

Sul fronte del Tesoro USA, è previsto un collocamento di titoli a 3 anni, dopo che l’ultima asta ha registrato una lieve discrepanza rispetto alla media delle ultime sei aste.

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