Il prezzo del petrolio ha chiuso la seduta di ieri con un leggero rialzo traendo beneficio dal calo dello scorte di greggio negli Stati Uniti che hanno compensato l’impatto potenzialmente negativo della revisione al ribasso delle previsioni IEA (International Energy Agency) sulla domanda globale di greggio nel 2024.
Molto interessanti sono stati gli effetti due market mover sulle quotazioni dell’oro a dimostrazione proprio della spiccata volatilità che caratterizza questa materia prima. Il primo dato macro ed essere diffuso in ordine cronologico è stato il report IEA che ha avuto come conseguenza un ribasso sia del Brent che del WTI. Successivamente sono stati diffusi i dati sulle scorte di greggio Usa che hanno avuto come effetto l’inversione del trend fin a quel momento in atto con conseguente passaggio dei valori in positivo. Come messo in evidenza dagli analisti, la forza del dato macro Usa è stata dirompente anche perchè il mercato si attendeva una flessione delle scorte di appena 500mila barili mentre il dato reale è stato di -2,5 milioni di barili.
Come affermato da Bob Yawger, responsabile energy futures di Mizuho, la forte flessione delle scorte di petrolio è da imputare allo spiccato aumento del tasso di utilizzo delle raffinerie che è stato maggiore delle attese.
Accanto a questi due market mover, però, ve ne era un terzo, altrettanto atteso dagli investitori. Parliamo del dato sull’inflazione Usa che è stato diffuso ieri pomeriggio ed è andato a consolidare il trend al rialzo già in atto.
Gli effetti dell’inflazione Usa sul prezzo del petrolio
Da sempre i dati sull’inflazione Usa (indice dei prezzi al consumo CPI) forniscono indicazioni molto chiare su quelle che possono essere le prossime mosse della Federal Reserve. In particolare il dato di ieri era molto atteso perchè avrebbe detto qualcosa in più circa la possibilità che la FED possa tagliare i tassi di interesse entro fine 2024. Cosa centra il costo del denaro con il petrolio? Il rapporto è molto stretto perchè una riduzione dei tassi potrebbe significare maggiori stimoli all’economia e quindi il conseguente aumento della domanda di carburante con relativo rialzo dei prezzi.
Ebbene le attese non sono state tradite perchè i prezzi al consumo americani hanno segnato un incremento inferiore alle attese nel mese di aprile confermando l’impressione che l’inflazione Usa possa aver ripreso la strada del ribasso ad inizio secondo trimestre dopo la pausa degli ultimi mesi. Un’inflazione più vicina agli obiettivi della banca centrale significa aumento delle aspettative di un taglio dei tassi di interesse già nel board di settembre.
A prescindere dal mese in cui la Federal Reserve deciderà di mettere mano al costo del denaro, la cosa certa è che con tassi più bassi il dollaro è destinato a scendere sul mercato dei cambi e ciò sarà da stimolo alla domanda di petrolio visto che il greggio diverrebbe meno costoso essendo denominato in dollari.
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Gli altri fattori che condizionano il prezzo del petrolio in questa fase
Oltre ai market mover che abbiamo citato ci sono altri fattori che hanno impattato sulla quotazione petrolio nella giornata di ieri. Alcuni sono risaputi altri di meno.
Tra i primi ci sono la debolezza del dollaro e l’introduzione di nuove misure di stimolo da parte della Cina. In particolare, per quello che riguarda il secondo punto, l’analista Tina Teng ha rivelato che Pechino si è posta come obiettivo quello di raccogliere 1.000 miliardi di yuan in buoni del tesoro speciali a lungo termine per avere così dei fondi da destinare allo stimolo di settori chiave della sua economia oramai in piena crisi (ricordiamo che la Cina è il maggior importatore di petrolio al mondo).
Tra quelli meno noti ci sono le notizie che arrivano dalla città canadese di Fort McMurray, dove si trovano le sabbie bituminose. In questa area è in atto un vastissimo incendio che spinto le autorità ad evacuare oltre 6.000 persone. I precedenti potrebbero creare insicurezza sul mercato. Un incendio avvenuto nel 2016 portò all’evacuazione di 90.000 persone residenti e bloccò la produzione di 1 milione di barili di petrolio al giorno.
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Come investire sul prezzo del petrolio in questa situazione
Il rialzo del prezzo del petrolio potrebbe indurre molti investitori ad entrare al rialzo sull’asset. E’ questa una reazione psicologica tipica dei mercati. Il punto è che il più delle volte quando si entra in scia ad un rialzo, il margine di progressione si è ridotto e in molti casi scatta il ritracciamento.
Prima di investire sul prezzo del petrolio è quindi consigliabile effettuare una buona analisi tecnica e non limitarsi solo alle notizie. Per quello che riguarda l’operatività non è un problema perchè ricorrendo a strumenti di tipo derivato come i CFD si può operare sia al rialzo che al ribasso. I Contratti per Differenza sul petrolio sono disponibili sia sulle piattaforme di broker come eToro che sulle piattaforme delle banche come Fineco.
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