Nuova giornata da incubo per le azioni Monte dei Paschi. La quotata senese, già al centro ieri di un ribasso molto ampio, si sta avvicinando al giro di boa delle 13,30 con una flessione del 5,55 per cento che vale la maglia nera sul Ftse Mib.
Il vento negativo che manda a picco le azioni MPS condiziona anche anche quotate del settore bancario e così fa una certa impressione vedere alle spalle del rosso della banca toscana, il -3,3 per cento di BPER Banca e il -2,66 per cento di Banco BPM. Più contenuti, invece, i ribassi delle big con Intesa Sanpaolo che è in flessione dello 0,43 per cento e Unicredit che addirittura è sulla parità. In pratica l’effetto domino del crollo di MPS coinvolge le seconde linee del settore bancario italiano ma non le prime linee.
Non è caso perchè proprio oggi sono ritornate le indiscrezioni su una eventuale aggregazione tra banche per la creazione del terzo polo del settore bancario italiano. Ora essendo Intesa Sanpaolo e Unicredit i primi due poli, è ovvio che questo terzo polo non possa che essere quello composto da MPS più una o più banca ex popolare. Si tratta di un’ipotesi vecchissima che, guardando all’andamento in borsa di BPER Banca e Banco BPM, non sembra piacere neppure al mercato.
Crollo azioni MPS in borsa: l’analisi sul prezzi
Il violento ribasso in atto nella seduta di oggi sulle azioni MPS, aggiunto al rosso dei giorni scorsi, inizia ad avere delle ripercussioni anche su base mensile. Il valore delle azioni MPS di oggi è infatti più basso del 4 per cento rispetto a quello di un mese fa.
Per non parlare della prestazione anno su anno che, a causa dei recenti crolli, è ora negativa del 62 per cento anche se gli analisti di Equita hanno posto l’accento sul fatto che il valore resta comunque superiore rispetto ai prezzi dell’aumento di capitale.
Le valutazioni tecniche, però, in una situazione come quella di MPS lasciano il tempo che trovano. A pesare è in realtà soprattutto l’analisi fondamentale e quindi le news price sensitive. E’ a queste che è necessario guardare per capire come potrebbe muoversi il titolo. E in questo frangente parlare di notizie calde significa fare riferimento alle prossime mosse del governo che, come noto, ha in mano ben il 64 per cento del capitale della banca senese.
Quale sarà il destino di Monte dei Paschi di Siena: privatizzazione oppure confusione?
In base agli accordi che vennero presi a loro tempo con l’Unione Europea. Lo Stato dovrebbe smobilitare la sua quota in MPS entro il 2024. In questi anni ci sono stati vari rinvii e accordi che praticamente hanno lasciato tutto immutato tanto che Monte dei Paschi viene spesso considerata una banca di stato. Sempre da quanto avvenuto in questi anni si può intuire che non è che ci sia fila per creare una nuova grande banca o nuovo polo bancario che veda MPS tra i protagonisti.
Questa situazione di stasi totale è ovviamente un problema grosso per il governo. Primo perchè sono oramai anni che è tutto bloccato e secondo perchè lo Stato ha bisogno di soldi e la privatizzazione di MPS potrebbe essere una boccata di ossigeno. Il MEF si trova dinanzi ad un rapporto deficit/Pil al rialzo, un rendimento del BTP decennale molto alto e a breve dovrà aggiornare una nota del DEF molto complicata.
In questo contesto si sono inserite le indiscrezioni sull’uscita dello Stato a tappe.
Stando a quanto affermato dalle ultime indiscrezioni, il Tesoro starebbe pensando alla cessione di una quota dell’8 per cento del capitale di MPS e avrebbe in corso un esame sulle proiezioni di andamento del titolo per avere un quadro complessivo su come muoversi. Quindi il MEF stesso si starebbe interrogando su dove potrebbero spingersi i prezzi della banca toscana nel caso in cui dovesse esserci un’uscita dello Stato a tappe.
La cessione di una prima tranche è prioritaria anche per lanciare un segnale chiaro al mercato sul fatto che il dossier viene affrontato. Gli altri passaggi, poi, verrebbero realizzati senza fretta.
E tra le ipotesi in merito agli altri passaggi c’è sempre l’M&A con un’altra banca italiana anche se, oggi come anni fa, di concreto non c’è nulla.
Quello che sembra esserci è invece una grande confusione che sicuramente è alla base del sell-off sulle azioni della banca. Basti pensare che tra le priorità del governo Meloni appena pochi mesi fa c’era proprio la privatizzazione di MPS che adesso è invece scomparsa vendendo sostituita da uno scenario di uscita a step lenti ma inesorabili (almeno nelle intenzioni) che appare esso stesso un modo per prendere altro tempo.
Ora è ovvio che al mercato le soluzioni confusionarie non sono mai piaciute soprattutto se c’è anche il rischio di andare a perdere. E infatti una eventuale cessione di una quota dell’8 per cento da parte ello Stato non può non avvenire che con uno sconto rispetto alle valutazioni attuali. Il precedente è chiaro: a febbraio Allianz aveva ceduto sul mercato il 7,94 per cento del capitale di MPS al prezzo di 2,33 euro, con uno sconto del 15 per cento rispetto alle valutazioni dell’epoca. Non è difficile ipotizzare quello che accadrebbe in questo caso (soprattutto in assenza di chiarezza).
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