Le azioni Eni continuano a suscitare l’interesse degli investitori. In primo piano ci sono sempre le indiscrezioni di stampa sulla possibile cessione del 4 per cento da parte del MEF anche se, secondo la stragrande maggioranza degli analisti, una eventuale operazione di questo tipo non impatterebbe più di tanto sui prezzi delle azioni Eni essendo ben altri i motivi per cui l’indicazione prevalente è bullish. In poche parole ma mini-privatizzazione del Tesoro avrebbe un effetto contenuto sulle valutazioni del Cane a Sei Zampe sia perchè la quota oggetto di possibile cessione è comunque contenuta e sia perchè è già da tempo che si parla di uno scenario simile e quindi i prezzi lo hanno già incorporato.
Se ciò è vero, quali sono allora le ragioni per cui la stragrande maggioranza degli esperti consiglia di comprare azioni Eni?
I potenziali catalizzatori sono più di uno e spaziano dalla pubblicazione dei conti del quarto trimestre e dell’intero 2023 in programma il prossimo 16 febbraio alla crescente attesa per il Capital Markets Day di marzo fino alla potenziale parziale cessione di Novamont e Enilive, all’avvio di una serie di progetti upstream e biofuel e alla sempre discussa Ipo di Plenitude. La carne sul fuoco, quindi, non manca anche se il reale catalyst potrebbe essere l’aumento del dividendo Eni. Proprio tenendo conto di questo scenario, gli analisti di UBS hanno recentemente ribadito il rating buy su Eni con target price a 17,5 euro.
Come si può vedere dal grafico in basso, le azioni Eni attualmente scambiano a 14,48 euro. E’ quindi presente un bel potenziale di upside che gli investitori possono sfruttare per strategie rialziste sul titolo. Per operare si potrebbe utilizzare il broker eToro che ha il vantaggio di consentire un investimento sia diretto (quindi comprando azioni Eni) che indiretto attraverso i CFD senza possesso del sottostante.
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Dividendo Eni in primo piano nei conti 2023
Secondo gli analisti di Mediobanca, il driver principale sulle azioni Eni da qui a metà febbraio è rappresentato dai conti dell’esercizio 2023 con focus rivolto soprattutto all’ammontare del dividendo Eni 2024. Gli esperti di Piazzetta Cuccia ritengono che il Cane a Sei Zampe possa aver chiuso l’esercizio con una significativa crescita nel segmento GGP (Global Gas & LNG Portfolio) e con un aumento del CFFO (Cash Flow From Operations). Per gli esperti italiani, comunque, il debito di Eni potrebbe anche aumentare a causa delle acquisizioni anche perchè sia gli incassi legati alle cessioni in Congo e Nigeria che quelli dovuti alla vendita di una quota di minoranza di Plenitude arriveranno nel corso del nuovo anno e quindi non avranno impatto alcuno sull’anno archiviato. Per finire Mediobanca non esclude che le azioni Eni possano trarre beneficio dell’attuale contesto macroeconomico.
La valutazione espressa da Mediobanca sulle azioni Eni è in linea a quella di UBS. Per Piazzetta Cuccia il titoli oil è destinato a fare meglio del settore di riferimento. L’indicazione, quindi, è sostanzialmente quella di acquisto.
MEF pronto a collocare quota del 4% di Eni
Ha fatto molto scalpore la notizia del possibile collocamento da parte del Tesoro di una quota del 4 per cento di Eni. L’operazione si andrebbe ad inserire nel piano di privatizzazioni del Tesoro a sua volta adottato per contenere il boom del debito pubblico. Il collocamento della quota è stato valutato dagli analisti di Banca Akros. Come abbiamo già anticipato in precedenza ci sono molti esperti che ritengono che il tema sia più giornalistico che finanziario non essendoci reali motivi per pensare che l’operazione possa impattare sui prezzi. Banca Akros fa parte proprio di questa categoria ed è proprio perchè convinti della neutralità dell’operazioni rispetto ai prezzi, che gli esperti hanno deciso di confermare il rating buy su Eni, con prezzo obiettivo di 18,5 euro. Anche in questo caso, quindi, siamo in presenza di una indicazione di acquisto ma soprattutto di un potenziale di upside implicato molto interessante.
Anche la valutazione di Equita sulla cessione del 4 per cento di Eni da parte del Tesoro è abbastanza tranquilla. Per la sim milanese un eventuale piazzamento da parte del MEF del 4 per cento del capitale di Eni è uno scenario praticabile che non scandalizzerebbe nessuno ma soprattutto può essere assorbito dalle valutazioni del Cane a Sei Zampe senza eccessiva pressione. La sim milanese nel suo report ha anche fatto notare che una realizzazione del piano di buyback di Eni farebbe salire la partecipazione dello Stato a circa il 34 per cento mentre la cessione di una quota pari a 2 miliardi di euro, farebbe scendere la quota a circa il 30 per cento. Il controllo del Tesoro sul gigante petrolifero sarebbe comunque saldo.
Come detto in precedenza, chi volesse investire sulle azioni Eni può farlo in due modi: comprando il titolo reale (quindi diventando azionisti) oppure speculando al ribasso con i CFD senza possesso del sottostante. Ecco due broker che consentono di operare in entrambe le modalità:
- eToro: consente di comprare azioni Eni reali anche frazionate al tempo stesso di speculare sul titolo al rialzo e al ribasso attraverso i CFD azionari con la leva finanziaria che permette di ampliare la portata dell’investimento (ma sale anche il livello di rischio). Punto di forza di eToro è copy trading grazie al quale si possono replicare le strategie dei traders più bravi. Il deposito minimo per iniziare a fare trading è di soli 50 dollari per investimenti aperti a tutti.
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