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Gli effetti del fallimento dell’americana Silicon Valley Bank sembrano darsi vedere anche in Italia. Come facilmente intuibile oggi Borsa Italiana ha aperto gli scambi con un pesante passivo che è tutto frutto del crollo del settore bancario. I numeri non lasciano spazio a dubbi: alle ore 10,30 il paniere di riferimento di Piazza Affari segna un ribasso del 4,5 per cento attestandosi in area 26055 punti.

A sorprendere è il fatto che su tutto il Ftse Mib sia presente un solo titolo in verde (Leonardo) mentre per il resto è un lunghissimo elenco di segni negativi. Nel dettaglio BPER Banca sta perdendo il 10 per cento a quota 2,41 euro, Banco BPM è in calo dell’8,34 per cento a 3,68 euro, Fineco Bank perde il 7,9 per cento a 13,62 euro e Intesa SP è in ribasso del 7,21 per cento a quota 2,30 euro. Insomma un disastro.

Crack Silicon Valley Bank: cosa è successo in poche parole

Del crack della Silicon Valley Bank si parla oramai da giorni. Ma cosa è successo in parole semplici? Tanto per iniziare stiamo parlando di una banca giovane e non del gruppo delle storiche di Wall Street. L’IPO infatti si tenne nel 1988. La strategia di business di questa banca è sempre stata molto particolare: raccogliere depositi da imprese che vengono finanziate attraverso capitale di rischio. Nel corso degli anni la SVB si è poi ingrandita nel settore bancario degli stessi venture capitalist e ha iniziato ad offrire servizi il cui obiettivo era quello di fidelizzare la clientela rastrellata.

I problemi sono iniziati nel momento in cui la Silicon Valley Bank decise, durante la fase di più forte espansione dell’industria tecnologica, di parcheggiare ben 91 miliardi di dollari di depositi in titoli legati ai mutui e Treasury. Il quel momento questo investimento era considerato sicuro ma ora vale ben 15 miliardi in meno a causa dell’aumento dei tassi di riferimento.

Le autorità hanno annunciato il fallimento della banca giorno 10 marzo. Il crack è stato agevolato dal comportamento delle società di venture capital che già da tempo consigliavano alle aziende in portafoglio di ritirare i soldi dalla SVB. In appena 2 giorni la fuga dei correntisti ha determinato il fallimento dell’istituto.

Al di là degli eventi il punto centrale è semplicemente questo: ogni banca fallisce se tutti i correntisti chiedono i soldi indietro (e questo, spesso, si fa finta di non saperlo); il crack della Silicon Valley Bank non può essere ritenuto una nuova Lehman Brothers ma al massimo un effetto della politica di rialzo dei tassi FED.

Una cosa però è sicura: il fallimento della Silicon Valley Bank è un chiaro segnale di debolezza per tutto il mondo del tech. E del resto quasi in contemporanea agli eventi della SVB, gli analisti di Lightshed Partners hanno tagliato il rating sul titolo Apple dal precedente neutral a sell, fissando il prezzo obiettivo a 120 dollari. Considerando gli attuali prezzi, un target simile implica un potenziale di ribasso del 20 per cento. Gli esperti, nella loro nota valutativa, hanno detto chiaramente che non è da escludere che Apple possa fare peggio del mercato se le vendite di iPhone dovessero essere peggiori delle stime. Il downgrade è stato giustificato dagli analisti alla luce dell’allungamento dei tempi di sostituzione tra i vecchi modelli del malafonino che proseguirà per i prossimi 124 mesi per diversi motivi tra cui:

  • le sovvenzioni telefoniche da parte degli operatori wireless che sono viste addirittura in calo nel 2023
  • i termini più lunghi per i piani di pagamento dei telefoni (in questo caso la causa è l’aumento tassi), 
  • il fatto che non si siano nuove applicazioni significative che consentono di tenere alto l’interesse per il 5G
  • l’andamento incerto e debole dell’economia mondiale.

Fallimento Silicon Valley Bank: ci sarà un effetto domino?

Quando una banca fallisce, il primo pensiero va al sistema nel suo complesso. Ci saranno conseguenze per le altre banche? La storia è piena zeppa di casi di contagio. Le autorità americane, però, sembrerebbero essersi mosse per tempo.

La Federal Deposit Insurance Corp ha creato una good bank, la National Bank of Santa Clara, dove saranno convogliati i depositi e i gli asset di SVB. Inoltre i clienti della banca saranno rimborsati, almeno per la parte tutelata, dalla Federal Deposit Insurance Corp. 

Secondo Guy de Blonay – Investment Manager, Financial Equities di Jupiter Asset Management – quanto successo negli Stati Uniti non fa altro che attirare l’attenzione sul cambiamento della politica monetaria e su quello che può essere il suo potenziale impatto sulle banche. Secondo l’analista, l’aumento dei tassi e l’inasprimento quantitativo, rimuovendo la liquidità dal sistema finanziario, può favorire pressioni sul valore degli asset e sui depositi causando in ultimo un’alterazione delle strutture di bilancio e incidendo sul margine di interesse netto. Questo problema riguarda soprattutto gli Stati Uniti.

Insomma il problema c’è ma la possibilità di un effetto domino è molto bassa.

Non è un caso che Corrado Passera di illimity Bank, in una intervista diffusa durante il fine settimana, abbia detto di non essere preoccupato di un effetto contagio. Secondo il banchiere il problema innescato dal crack della SVB riguarda principalmente intermediari non bancari, e quindi le società di gestione del risparmio, le compagnie assicurative e i fondi di investimento

Il crack della Silicon Valley Bank è la punta di un iceberg?

Un’altra opinione molto diffusa a seguito del crack della Silicon Valley Bank è che questo evento possa essere solo la punta di un iceberg. E’ davvero così?

Francamente pur considerando che ci potrebbero essere altre vittime illustri, la possibilità che si sia dinanzi ad una crisi di sistema è molto bassa. Semplicemente il caso della SVB è una crisi che sta capitando nel momento più sbagliato visto che il mercato è già alle prese con i problemi causati dalla correzione dei titoli tech oltre che essere molto preoccupato per l’andamento dell’inflazione (il rialzo dei prezzi al consumo sembra essere più solido del previsto).

E’ innegabile, come dimostra l’andamento delle banche a Piazza Affari, che il sentiment del mercato si sia guastato ma causa delle notizie provenienti dagli Stai Uniti. Sicuramente l’avversione al rischio tornerà a condizionare il posizionamento degli investitori almeno per un pò di tempo. Tuttavia non è in atto alcuna catastrofe e non c’è, soprattutto nessuna punta di un iceberg.

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Se il rischio di contagio è basso, come interpretare quello che sta accadendo oggi su Borsa Italiana dove i titoli del settore bancario, già partiti in ribasso, non stanno facendo altro che allargare il loro passivo minuto dopo minuto (alcune quotate stanno addirittura registrando perdite a doppia cifra)?

Come hanno commentato alcuni analisti, si tratta molto probabilmente della classica situazione da paura irrazionale.

Secondo Saverio Berlinzani – analista Senior di ActivTrades – l’incremento del risk off sui mercati è causato principalmente dalla questione relativa al fallimento della SVB (Silicon Valley Bank) in borsa. Per l’esperto di tratta del peggior fallimento dal lontano 2008 quando fallì la Washington Mutual. Nel caso della SVB, tutto è scattato perchè la la maggior parte dell’enorme liquidità arrivata durante la fase d’oro dei mercati finanziari, fu poi investita in bond quando i tassi erano sotto l’1 per cento. “Ciò gnifica che oggi i prezzi di quegli asset, mark to market, e in seguito ai ripetuti rialzi della Fed, sono di gran lunga inferiori”.

Gli investitori vendono in preda al terrore che possa accadere qualcosa. In realtà tutto questo è possibile perchè il settore bancario italiano è comunque cresciuto tantissimo negli ultimi tempi. Prendiamo ad esempio BPER Banca (grafico in alto). La quotata emiliana, pur considerando il disastro di oggi, registra sempre una progressione del 71 per cento anno su anno e rispetto a 6 mesi fa i prezzi sono raddoppiati. Lo stesso dicasi per le altre quotate del settore bancario: anche loro sono cresciute tanto da inizio anno ad oggi ed ora scontano le prese di profitto.

In conclusione quindi il caso della banca SVB potrebbe anche aver creato un interessante punto di ingresso tattico tenendo anche conto del fatto che l’incertezza che condiziona i mercati è destinata a continuare per tutto il 2023 rendendo necessario un approccio a vista per evitare di restare scoperti.

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