Dopo la pubblicazione degli ultimi conti, a Piazza Affari è calato il sipario sulla stagione delle trimestrali delle banche. E’ tempo quindi di bilanci e la domanda che gli investitori si pongono è fondamentalmente una: come è andata? Questo stesso interrogativo lo ha sollevato anche Alessandro Boratti, lead analyst di Scope Ratings per le banche italiane, che ha passato in rassegna uno per uno i risultati trimestrali delle più importanti quotate italiane del settore bancario e in particolare di Intesa Sanpaolo, BPER Banca, Unicredit, Banco BPM, Credito Emiliano, Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Sondrio e Mediobanca.
Dal report di Boratti sono arrivate tante conferme ma non sono neppure delle sorprese. Vediamo quindi in dettaglio i vari aspetti.
Trimestrali banche italiane: il giudizio degli analisti
Tanto per iniziare è un dato di fatto che le banche italiane nel primo trimestre 2024 abbiano continuato a generare profitti molto forti anche se l’impressione è che il picco del margine di interesse sia stato oramai superato. Secondo l’analisi di Alessandro Boratti, infatti, i ricavi hanno messo a segno una crescita nel primo trimestre grazie al forte rimbalzo delle commissioni mentre la crescita dei costi è stata contenuta. Parallelamente i primi tre mesi del 2024 hanno visto il costo del rischio scendere fino ad un minimo di 33 punti base. Merito soprattutto della solida performance realizzata dai prestiti.
Premesso questo, l’esperto ritiene molto difficile che le banche italiane possano raggiungere i risultati del 2023. Tuttavia non è da escludere che possa esserci un rialzo sostenuto dal più lento riprezzamento dei depositi, dal ritardo delle tempistiche di taglio dei tassi BCE e dal deterioramento meno grave delle attese della qualità del credito degli stessi istituti.
L’impatto della revisione del superbonus
Nell’analisi condotta da Scope Ratings c’è anche un riferimento alle note vicissitudini del superbonus.
Secondo Alessandro Boratti, l’emendamento del governo al decreto sul Superbonus ha alleviato i timori di una possibile estensione retroattiva della scadenza dei crediti d’imposta legati agli ecobonus. Il rischio che in futuro ci possa essere un intervento politico in questo settore non è del tutto scongiurato. Questo potrebbe essere un problema per le banche italiane visto che esse hanno un’esposizione ai crediti d’imposta molto importante. La questione dell’impatto normativo che i provvedimenti restrittivi sul superbonus potrebbero generare sui conti delle banche non può quindi essere archiviata. A dirlo sono in primo luogo i numeri.
Dall’analisi che è stata condotta da Scope Ratings su un campione di istituti di credito italiani, è emerso che l’esposizione ai crediti d’imposta può rappresentare fino al 7 per cento dei crediti in bonis. Tra l’altro questa forte esposizione ha anche pesato tra lo 0,5 per cento e il 6,5 per cento dei ricavi delle banche nel primo trimestre del 2024. Parallelamente l’incremento delle riserve di capitale da parte delle banche potrebbe favorire anche operazioni di fusione e acquisizione nel settore. Si tratta della vecchia ipotesi del risiko bancario che periodicamente torna in primo piano.
Dal punto di vista patrimoniale, poi, i coefficienti CET1 delle banche hanno segnato un significativo aumento arrivando fino al 15,3 per cento nel primo trimestre del 2024. Grazie a questo rafforzamento ora ci sono alcuni istituti di credito che hanno a loro disposizione consistenti eccedenze di capitale. Proprio queste eccedenze potrebbero essere usate per consolidare e rafforzare la posizione di mercato di questa banche.
Tirando quindi le somme, nonostante l’emendamento che ha bloccato la retroattività della scadenza dei crediti di imposta connessi al superbonus ha innescato una maggiore tranquillità nel settore bancario, essendo la situazione politica imprevedibile e tenendo conto dell’alta esposizione delle banche agli stessi crediti, il mercato non si può prendere il lusso di abbassare l’attenzione.
Di completamente positivo al termine della stagione delle trimestrali delle banche italiane, c’è il fatto che grazie al rafforzamento dei coefficienti di capitale (chi più e chi meno), ora gli istituti sono in una posizione di mercato più favorevole per riuscire a sfruttare opportunità di consolidamento.
Viceversa un aspetto meno positivo che è emerso dai conti del primo trimestre 2024 delle banche italiane, riguarda il margine interesse. Questo indicatore per la prima volta dal primo trimestre 2021, ha segnato un calo su base trimestrale. Cosa significa questa flessione? Secondo Boratti non ci sono dubbi sul fatto che il margine di interesse sia calato rispetto al trimestre precedente perchè l’effetto positivo generato dal rialzo dei tassi sta iniziando a diminuire. Ciò, a sua volta, è frutto della percezione dell’imminente avvio del primo taglio del costo del denaro da parte dell’EuroTower.
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Come fare trading sulle azioni delle banche italiane dopo la trimestrale
I conti trimestrali tendono a condizionare l’andamento del titolo interessato sia prima della loro pubblicazione che nelle fasi successive. Se nella fasi precedenti si può speculare facendo riferimento alle previsioni, a diffusione dei risultati sono i conti reali a pesare. In particolare se essi sono stati migliori del consensus allora è lecito attendersi un rialzo mentre una trimestrale deludente può causare molta delusione tra i trader e quindi un ribasso.
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