Da mesi oramai non si parla d’altro che di crisi energetica e di caro bollette. L’incremento dei costi dell’energia viene osservato dal punto di vista del consumatore anche perchè è proprio l’aumento sconsiderato dei prezzi energetici ad impattare sulla crescita dell’inflazione. In questo articolo, però, intendiamo analizzare la questione sotto un altro punto di vista: quello delle società quotate su Borsa Italiana.
Se ne parla molto poco eppure anche molti titoli italiani dovranno fare i conto con una bolletta dell’elettricità molto alta. Ovviamente non tutte le quotate sono esposte allo stesso modo a questa problematica. A fare la differenza è la quantità di energia che viene usata nel ciclo produttivo.
Ad affrontare la questione è un articolo pubblicato oggi su La Repubblica. Nel report viene conteggiato il peso dei costi energetici sulle quotate di Piazza Affari. L’analisi apparsa sul prestigioso quotidiano italiano è basata su uno studio recentemente condotto dalla sim Intermonte. Stando alle rilevazioni, è plausibile che la bolletta energetica possa avere un impatto sui ricavi annuali pari al doppio rispetto a quella che è la media di riferimento. Parlando di numeri, Intermonte prevede che il costo dell’energia possa salire dal 2,1 per cento dei ricavi del 2021, al 3,9 per cento del 2022. Il problema è che la corsa è destinata a proseguire anche nel 2023 quando il costo dell’energia dovrebbe pesare sui ricavi annuali fino al 5,9 per cento.
Attenzione perchè i dati di Intermonte sono anche benevoli visto che la rilevazione ingloba solo l’energia che viene usata direttamente nella singola azienda senza tenere conto di quelli che sono i costi energetici incorporati nei prezzi che sono applicati dai fornitori.
Detto questo, quali sono le azioni di Borsa Italiana più esposte al caro bollette? In assoluto, stando alla rilevazione di Intermonte citata da La Repubblica, i titoli più esposti sono Buzzi Unicem e Cementir. Queste due quotate hanno in comune l’appartenenza allo stesso settore: quello cementifero. Proprio questo è il comparto che farà maggiormente i conti con l’aumento della bolletta energetica. I numeri sono impressionanti: prendendo come riferimento il 2023, nel primo caso la bolletta salirà al 44,5 per cento del fatturato annuo mentre nel secondo salirà al 39 per cento del fatturato.
Al terzo posto di questa classifica poco edificante c’è Tenaris i cui costi energetici nel 2023 raddoppieranno a 1,1 miliardi di euro. Fuori dall’area critica (si fa per dire) troviamo Inwit che nel 2023 vedrà triplicare i costi energetici fino a 179 milioni di euro. Il peso della bolletta energetica sui ricavi di Inwit sarà del 23 per cento. Queste sono le quattro quotate che, in assoluto, dovranno fare i conti con il maggior aumento del costo dell’energia. In realtà, precisano da Intermonte, l’elenco delle quotate che dovranno fare i conti da qui al 2023 con il caro energia è molto più lungo rispetto alle 4 citate. Tra i titoli che la sim inserisce nella classifica delle 10 quotate più esposte al problema c’è anche il colosso degli pneumatici Pirelli, Brembo, Saras e Aquafil.
Insomma i titoli alle prese con il rialzo della bolletta dell’energia non sono pochi. Resta da capire se il problema è destinato o no a pesare sull’andamento di borsa delle quotate coinvolte.
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