crollo prezzi azioni

Pesante sell-off sulle azioni Telecom Italia. Tra i peggiori titoli fin dall’apertura delle contrattazioni, l’ex monopolista si sta avvicinando al giro di boa delle 13,30 con una flessione del 5,7 per cento a 0,29 euro per azione. Per avere un’idea della dimensione del crollo è sufficiente considerare che oggi il Ftse Mib si muove con un ribasso frazionale dello 0,1 per cento.

A causa proprio delle violente vendite in atto, Telecom Italia ha ridotto notevolmente la sua performance positiva mensile. Adesso, infatti, il rialzo è assottigliato al 3 per cento. Su base annua, invece, il crollo di oggi contribuisce ad allargare ulteriormente il passivo portando al 4,8 per cento.

Dinanzi all’ampiezza della flessione, è spontaneo interrogarsi sulle ragioni alla base di un rosso così intenso. E in effetti nella giornata di oggi sono arrivati degli aggiornamenti sui tanti dossier aperti in casa TIM che, evidentemente, non hanno incontrato l’apprezzamento del mercato.

In questo articolo spiegheremo quali sono le ragioni alla base del crollo delle azioni TIM sul Ftse Mib oggi.

Prima di scendere nel dettaglio, vogliamo dedicare due parole all’atteggiamento che i trader dovrebbero avere quando un titolo azionario crolla. Solitamente si è sempre portati a fare un ragionamento di questo tipo: titolo X crolla e quindi è meglio stare alla larga. E invece no perchè un violento ribasso può essere l’occasione per comprare a prezzi convenienti (a sconto) oppure, se le prospettive sono per una ulteriore flessione, per speculare al ribasso.

Abbiamo chiarito come cavalcare il sell-off sulle TIM, vediamo adesso quali sono i motivi che spingono gli investitori a vendere in modo così massiccio. Analizzando le cause del sell-off infatti, è possibile avere degli elementi in più per capire se il crollo è destinato a proseguire oppure c’è spazio per un rimbalzo.

Crollo azioni Telecom Italia: i fattori scatenanti

Il sell-off sulle azioni TIM non è avvenuto in un giorno qualsiasi. Questa mattina il colosso delle telecomunicazioni ha reso noto di aver ricevuto due nuove offerte non vincolanti per la vendita di NetCo, la costituenda società che nel suo perimetro andrà ad includere gli asset della rete fissa e la partecipazione in Sparkle. Le offerte sono arrivate da parte della cordata CdP Equity e Macquarie e dal fondo Usa Kohlberg Kravis Roberts (KKR).

Nella nota diffusa da Telecom Italia si può leggere che entrambe le offerte sono non vincolanti e che saranno esaminate dal Consiglio di Amministrazione di TIM nella riunione programmata per il prossimo 4 maggio.

Fin qui nessun problema. Solitamente quando arrivano delle offerte per un acquisto la reazione del titolo interessato è positiva a meno che non subentrino ulteriori considerazioni in merito alla congruità della proposta.

E allora se passiamo dalla notizia reale (lanciata dal comunicato di TIM) ai rumors di corridoio, è possibile cogliere alcune sfumature che, considerando il crollo delle quotazioni di Telecom, non sembrano essere sfuggite agli investitori.

Stando ai rumors, la alzato la sua proposta dai 18 miliardi di euro a circa 19,3 miliardi. KKR, dal canto suo, avrebbe messo sul tavolo un altro miliardo di euro rispetto a quella che era la proposta iniziale salendo a 19 miliardi (a cui si potrebbero poi aggiungere altri 2 miliardi nel caso in cui Telecom Italia riesca a raggiungere determinati obiettivi finanziari.

In entrambi i casi siamo in presenza di due diverse proposte, entrambe migliorative rispetto a quelle iniziali.

Il problema è che gli investitori, evidentemente, sono consapevoli che entrambe le proposte non sono congrue. Non essendo in linea con le aspettative, c’è la quasi certezza che il socio di maggioranza di TIM, Vivendi, possa bocciarle entrambe nel corso del consiglio di amministrazione convocato per il 4 maggio prossimo.

E se così dovesse essere tutto resterebbe come è adesso salvo, ovviamente, l’inevitabile calo di appeal di Telecom Italia.

Il problema è che ci sono molto probabilità che possa esserci proprio una evoluzione di questo tipo per il semplice fatto che i francesi di Vivendi sono stati molto chiari sulla questione delle offerte affermando che la cifra minima da cui partire per avviare una trattativa è di 31 miliardi di euro, con la totale chiusura ad ogni ipotesi inferiore ai 26 miliardi di euro.

Cosa potrebbe avvenire adesso dal punto di vista operativo? E’ altamente probabile che da qui al 4 maggio possano esserci delle novità. Ebbene tali news si possono sfruttare per speculare sul titolo.

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