Avvio drammatico per la borsa di Milano. Fin dai primissimi minuti il Ftse Mib è stato letteralmente travolto dalle vendite arrivando a perdere circa l’1,4 per cento. Ad eccezione di Generali Assicurazioni, tutti i titoli sono in forte ribasso. Drammatica la situazione delle azioni Stellantis e Pirelli con la casa automobilistica franco-italiana che segna un calo monstre del 6,3 per cento a 12,1 euro e il colosso degli pneumatici in caduta libera del 5,25 per cento a 5,51 euro. Sotto al 4 per cento il rosso di STM e appena sopra al 3 per cento quello di Interpump.
Cosa hanno in comune questi titoli e perchè, pur essendo in rosso, non ci sono banche tra le quotate più esposte alle vendite? Rispondere a queste domande significa capire ciò che sta accadendo in questi minuti sul mercato azionario italiano e quindi provare anche a farsi un’idea su ciò che potrebbe succedere nel corso della seduta intera.
Prima di procedere ricordiamo che i crolli sono sempre una potenziale occasione di investimento per i trader. A prescindere dalla situazione specifica di oggi, quando c’è un sell-off si può operare in due modi diversi: sfruttando i prezzi bassi per comprare (a super-sconto) oppure speculando ancora al ribasso se invece le prospettive sono per una prosecuzione delle vendite.
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Cosa ha scatenato il sell-off su Piazza Affari
Dietro al sell-off che sta mandando a picco la borsa di Milano c’è l‘introduzione dei dazi da parte di Trump. Come promesso in campagna elettorale e ribadito nel discorso di insediamento alla Casa Bianca, dall’1 febbraio sarebbero scattati aumenti delle tariffe sulle importazioni di alcuni paesi. Dalle parole Trump è passato ai fatti e tutta una serie di dazi sono già in vigore sulle merci importante da Canada, Messico e Cina. I tre paesi però non sono rimasti a guardare e già poche ore dopo la firma di Trump sul provvedimento che ha introdotto una ulteriore tassazione delle 26 per cento sulle importazioni da questi paesi, hanno annunciato misure di ritorsione.
In particolare il premier canadese Justin Trudeau ha autorizzato dazi del 25 per cento su beni statunitensi per un valore di oltre 100 miliardi di dollari, la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha invece dichiarato che il Messico sta preparando una reazione proporzionata alla mossa degli Stati Uniti e il ministero del Commercio cinese si è detto pronto a presentare una causa contro gli Stati Uniti presso l’Organizzazione mondiale del commercio e ad adottare misure proporzionali a quelle degli Usa.
Il fronte della guerra commerciale rischia di allargarsi ancora di più perchè lo stesso Trump, dopo aver varato provvedimenti contro Messico, Cina e Canada, ha anche avvertito che molto presto sarà anche la volta dell’Unione Europea o perlomeno di alcuni paesi dell’UE.
Perchè le azioni Stellantis e Pirelli stanno crollano su Borsa Italiana?
In questo contesto, ad essere subissate dalle vendite a Piazza Affari sono due quotate non a caso molto esposte alle vendite sul mercato americano: Stellantis e Pirelli. La casa automobilistica segna un ribasso grossomodo pari ma quello registrato da tutte le altre concorrenti globali. Nulla di cui meravigliarsi perchè il comparto automobilistico sarebbe uno dei più penalizzati dall’introduzione dei dazi. Il fatto che Stellantis abbia annunciato delle misure per semplificare la propria organizzazione è un elemento che non viene neppure considerato dagli investitori proprio perchè è la questione dazi a monopolizzare tutta la scena.
Il crollo di Stellantis determina inevitabilmente un aggravamento della prestazione del titolo sia su base mensile che su base annua. Rispetto ad un mese fa, ora non c’è più quel verde presente fino a venerdì ma spicca un rosso dello 0,5 per cento. Anno su anno, poi, la situazione è a dir poco tragica con un passivo del 42 per cento.
Lo stesso discorso fatto su Stellantis vale anche per le azioni Pirelli. Il colosso degli pneumatici commercializza molto negli Stati Uniti e l’arrivo dei dazi espone a grave rischio il suo business. A causa del ribasso, le azioni Pirelli riducono il verde l’ultimo mese ad appena il 3 per cento e quello anno su anno all’11 per cento.
A ben vedere anche gli altri due titoli più esposti alle vendite, STM e Interpump, sono connessi alla filiera automobilistica che, allo stato attuale dei fatti, è quella che sembra pagare di più la guerra commerciale.
La situazione comunque è molto fluida e lo scenario più probabile è quello dell’alta volatilità che, come noto, è sempre l’idea per i trader con approccio speculativo. Nella tabella in basso sono riportati una serie di broker che permettono di fare trading con alcuni tra gli strumenti derivati più speculativi in assoluto, i Contratti per differenza.
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