Deciso cambio di trend per la borsa di Milano nel pomeriggio. Dopo una mattinata tutto sommato abbastanza tranquilla, il Ftse Mib non solo è passato in rosso dal leggero verde della prima parte della seduta, ma si è addirittura portato su un passivo dell’1,5 per cento. Quando manca un’ora alla chiusura delle contrattazioni il paniere di riferimento di Piazza Affari è attestato sotto ai 26700 punti. Il predominio dei segni rossi è netto e non è un caso se le tre quotate peggiori facciano tutte parte dello stesso comparto: quello petrolifero.
Sono infatti le azioni Saipem, Eni e Tenaris a crollare rovinosamente pesando tantissimo sull’economia complessiva del Ftse Mib. Non che non ci siano altre quotate in forte ribasso, ma il -6,7 per cento di Saipem il -5,33 per cento di Tenaris e il -4,41 per cento di Eni fanno davvero impressione.
Dinanzi ad un sell-off simile è evidente che sia necessario cercare proprio nelle dinamiche della quotazione petrolio i motivi del boom delle vendite.
Prima però un’annotazione. Contrariamente a quello che si è spesso portati a pensare, non è affatto vero che quando un titolo crolla (in questo caso sono 3!) sia meglio starne alla larga. In realtà un crollo è sempre occasione per speculare o comunque per approfittare della situazione. Ci sono due strade a disposizione dei traders interessati: la prima è quella di comprare azioni a prezzi bassi.
La seconda strada va in direzione opposta: si tratta di speculare al ribasso. Inutile dire che a seguire questa strada è chi ritiene che almeno nel breve termine non ci sia spazio per una risalita delle quotazioni delle quotate oggi in preda al sell-off. Per fare short trading si possono invece usare i CFD che hanno proprio il grande vantaggio di consentire di cavalcare un crollo.
Perchè azioni Saipem, Eni e Tenaris oggi crollano
Lo abbiamo già anticipato in precedenza: il sell-off che sta colpendo il settore petrolifero è da imputare all’andamento negativo del prezzo dell’oil. Il prezzo del greggio a New York (contratto con scadenza a giugno 2023) è scivolato sotto i 73 dollari al barile. Le previsioni petrolio 2023 che davano l’oro nero in salita fino a 100 dollari al barile dopo la mossa dell’OPEC+ sulla produzione si sono sciolte come neve al sole.
Lo scenario è tornato ad essere molto negativo e questo per un motivo ben più concreto rispetto alle solite stime sul futuro: la paura per la recessione. Il vecchio spettro è tornato alla ribalta andandosi a sommare alle solite preoccupazioni per le mosse di politica monetaria della FED.
Sia il tema banca centrale che quello recessione non sono affatto nuovi e allora se non si tratta di novità per quale ragione tutto ad un tratto, proprio oggi, i traders sono tornato a sbattere la testa su queste problematiche. Ovviamente non si tratta di un caso. In realtà proprio oggi sono stati diffusi i dati sull’attività manifatturiera cinese che nel mese di aprire ha registrato un inatteso calo. Si è trattato della prima contrazione da dicembre nell’indice dei responsabili degli acquisti manifatturieri. La notizia è stata presa malissimo dal mercato poichè, con la fine delle restrizioni anti-covid, ci si attendeva un rialzo dell’indicatore.
Come affermato da Tina Teng, analista di CMC Markets, “la pressione al ribasso sul petrolio è dovuta al fatto che la ripresa economica della Cina non è davvero promettente, offuscando le prospettive della domanda sul consumo di carburante“.
Questo è oggettivamente un problema e il mercato lo ha capito (da qui il crollo del petrolio e dei titoli petroliferi).
Comprare petrolio nel momento in cui i prezzi sono bassi può essere un’occasione per entrare su questo asset a condizioni più favorevoli. Inoltre il greggio è destinato a mantenere una certa volatilità nel prossimo futuro e chi investe sa bene che maggiore è la volatilità, più alti sono si i rischi ma anche le occasioni per posizionarsi. Per comprare petrolio non è serve acquistare barili fisici ma si può ricorrere a strumenti derivati come i CFD che riflettono il prezzo del sottostante.
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