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Il target price assegnato a Poste Italiane da HSBC è stato già raggiunto - BorsaInside

Le azioni Poste Italiane non brillano più di tanto nella seduta di oggi. Il titolo della quotata gialla evidenzia una progressione di appena lo 0,2 per cento a 13,3 euro. Il segno verde consente comunque a Poste di consolidare la sua prestazione su base mensile che è ora pari al 2,6 per cento e soprattutto quella da inizio anno che registra un rialzo del 28 per cento. Poste Italiane è uno dei titoli meglio performanti di tutto il Ftse Mib e questo non solo per l’ottimo profilo finanziario e per le prospettive di crescita della quotata gialla ma anche per il potente catalizzatore rappresentato dalla prevista privatizzazione della quotata gialla.

Il 23 ottobre ottobre scorso avrebbe dovuto prendere il via la cessione di parte della quota di Poste in mano al MEF attraverso una Offerta Pubblica di Vendita. A causa della quasi concomitante approvazione dei conti dei primi nove mesi dell’esercizio 2024, il Tesoro di concerto con i vertici di Poste, pur confermando l’operazione, ha deciso di rinviare tutto al nuovo anno. Secondo i report degli analisti successivi a quella decisione, tutto lascia intendere che l’Offerta partirà nella primavera del 2025.

L’allungamento delle tempistiche dell’operazione non ha avuto impatti negativi sul titolo giallo come dimostrato dall’andamento dei prezzi nell’ultimo mese ma soprattutto ha generato un potenziale fattore di appeal per il prossimo. Una buona notizia per i trader che sono intenzionati a fare trading sulle azioni della quotata gialla e che ora possono operare con strumenti derivati come i CFD.

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Quale sarà incasso del MEF con l’OPV su Poste Italiane

Il rialzo messo a segno nell’ultimo mese dalle azioni Poste Italiane, consente di migliorare quelle che sono le stime sul possibile incasso potenziale da parte del Tesoro. Stando a quanto affermato da una recente analisi del Sole 24 Ore, agli attuali valori di borsa di Poste, il MEF, cedendo il 15 per cento del capitale di Poste, dovrebbe incassare 2,4 miliardi di euro.

Dopo il rinvio, la prima finestra utile per l’operazione potrebbe essere nella primavera 2025 subito dopo l’approvazione dei conti del primo trimestre 2025 e l’aggiornamento del piano industriale del gruppo. Dopo la “falsa partenza” di ottobre, quindi, il MEF sembrerebbe essere intenzionato a procedere con i piedi di piombo.

Nell’ambito dell’Offerta Pubblica di Vendita dovrebbero entrare direttamente nel capitale della società tutta una serie di fondazioni bancarie a partire da Cariplo fino ad arrivare alla Cariverona e a Cariparo. Si tratta di enti che, come puntualizzato dal quotidiano di Confindustria, sono già azionisti della Cassa Depositi e Prestiti. Il fatto che queste fondazioni siano destinate ad entrare nel capitale di Poste Italiane acquisendo parte della quota che il Tesoro metterà in vendita, potrebbe essere il primo segnale in vista della creazione di una base investitori italiani nel capitale della quotata gialla che potrebbe poi ulteriormente crescere nel caso in cui il MEF dovesse decidere di cedere una ulteriore tranche delle azioni Poste Italiane sotto al suo controllo. Dopo la cessione del 14 per cento oramai slittata in primavera, è infatti possibile che il Tesoro decida di cedere anche il 14 per cento residuo in suo possesso.

Quale sarebbe l’obiettivo di una simile strategia? Logicamente quello di evitare che l’allentamento del controllo statale di Poste possa aver spiacevole conseguenze. Le fondazioni, infatti, garantirebbero l’italianità della quotata gialla nel momento in cui il MEF dovesse poi decidere di uscire dal capitale lasciando il controllo alla Cassa Depositi e Prestiti.

Quale è il valore delle azioni Poste Italiane

Il dossier privatizzazione è un catalizzatore potentissimo per Poste Italiane. Quando l’OPV partirà, i trader avranno un ulteriore driver per speculare sulla quotata gialla. E fino ad allora. Visto che l’inizio dell’operazione è prospettato per la primavera 2025, il rischio è che, almeno nei prossimi mesi, gli elementi di visibilità scarseggino.

E in effetti gli analisti sembrano condividere queste preoccupazioni assegnando rating prudenziali al titolo. Ad esempio HSBC proprio a novembre ha ribadito il rating hold con target price leggermente aumentato a 13,3 euro. La valutazione è neutrale (hold significa infatti mantenere in portafoglio) ma ciò che più conta è evidenziare che il prezzo obiettivo è praticamente coincidente con le attuali valutazioni.

Il messaggio di HSBC è quindi chiaro: le azioni Poste Italiane hanno corso tanto e, almeno nel medio termine, potrebbero rallentare visto che il prezzo target è stato raggiunto. Per la cronaca non la pensano in questo modo gli analisti di Equita secondo i quali ci sarebbe lo spazio per un apprezzamento fino a 15 euro e infatti l’indicazione è quella di acquistare (rating buy).

Chi volesse comprare azioni Poste Italiane sfruttando la view della sim milanese può operare con strumenti derivati come i CFD.

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