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Fin dove si possono spingere le azioni Nexi secondo gli analisti - BorsaInside

L’anno che si sta per chiudere non è stato per nulla semplice per le azioni Nexi. La quotata dei pagamenti digitali si appresta a chiudere il 2024 con un passivo di quasi il 30 per cento che vale il suo inserimento nella lista dei titoli peggiori del Ftse Mib. Nell’ultima seduta prima della pausa natalizia le azioni Nexi scambiano in area 5,25 euro sugli stessi livelli di venerdì e leggermente sotto ai valori di un mese fa.

Nonostante questa situazione poco edificante, il titolo potrebbe riscattarsi già ad inizio 2025 e questo per due motivi diversi. Da un lato ci sono le valutazioni oggettivamente basse (rispetto a un anno fa i prezzi sono a sconto) e dall’altro c’è l’irruzione sulla scena di un catalizzatore di cui si potrebbe sentir parlare molto a lungo: l’interesse del fondo americano TPG per la rete interbancaria di Nexi. La confluenza tra le due variabili potrebbe creare il giusto mix per riscoprire il titolo già nelle prossime settimane.

Vediamo allora più nel dettaglio partendo proprio dai rumors sull’interesse di TPG.

La rete interbancaria nel mirino di TPG: le ultime novità

Stando ad alcune indiscrezioni di stampa diffuse nel week-end, il fondo americano TPG potrebbe essere interessato alla cessione della rete interbancaria di Nexi. Si tratta delle una delle più importanti a livello europeo essendo lunga ben 208 mila chilometri. L’infrastruttura è connessa anche alla Banca d’Italia, alla centrale rischi e al sistema di prevenzione delle frodi. In passato la rete interbancaria era finita nel mirino anche della Cassa depositi e prestiti che attualmente è la seconda azionista della stessa Nexi con una quota del 14,5 per cento subito dopo il Fondo Usa Hellman & Friedman che invece ha in mano il 21 per cento del capitale di Nexi.

Tecnicamente l’infrastruttura fa parte della divisione Digital Banking Solutions di Nexi e lo scorso anno ha generato 383 milioni di euro di ricavi. L’asset rientra nell’ambito no core di Nexi ed è da tempo risaputo che potrebbe essere venduto dal Gruppo dei pagamenti digitali. Già in passato il management di Nexi aveva avviato la cessione della divisione DBS al Fondo F2i con una valutazione pari a circa 800 milioni di euro. L’operazione si è però interrotta non solo a causa delle divergenze sul prezzo tra Nexi e i potenziali compratori ma anche a causa di alcune clausole contrattuali.

In questa partita sembra ora essersi inserito il Fondo TPG che ha in mano la gestione di ben 239 miliardi di euro e non è un nome nuovo in Italia essendo proprietario di Musixmatch.

Cosa fare con le azioni Nexi

Lo abbiamo già anticipato nella premessa: Nexi è in forte affanno da inizio anno. Anche rispetto a sei mesi fa il titolo mostra un calo del 6 per cento. Gli attuali 5,25 euro sono i minimi degli 4 mesi e questo, dal punto di vista dell’analisi tecnica, non è un dettaglio da poco.

Se la tendenza al ribasso dovesse proseguire, il titolo Nexi potrebbe scivolare fino ai 5 euro, i minimi di sempre. Uno sfondamento anche di questo livello significherebbe ribasso anche fino a 4,7 euro, area molto pericolosa.

Nel caso opposto, ossia se i 5,25 euro dovessero tenere, i prezzi si potrebbero spingere fino a 5,5 euro in prima battuta e poi 5,7 euro dive staziona la media mobile a 50 giorni.

Insomma dal punto di vista dell’analisi tecnica, i 5,25 euro sono un livello fondamentale per la possibile evoluzione delle azioni Nexi.

Dal punto di vista degli analisti, su Nexi sembra prevalere una view positiva. Sia Intesa Sanpaolo che Goldman Sachs, proprio di recente, hanno ribadito il rating buy (ossia comprare). Nel primo caso il target price è stato fissato a 8 euro mentre nel secondo a 7,5 euro. Vero è che entrambi gli analisti hanno abbassato il prezzo obiettivo sulle azioni Nexi rispetto a quello precedente, tuttavia, continua ad essere presente un forte potenziale di upside rispetto a quelle che sono le attuali valutazioni. Una buona indicazione per tutti gli investitori interessati a posizionarsi al rialzo sul titolo e che ora possono farlo ricorrendo anche a strumenti derivati come i CFD.

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