Le azioni Eni hanno mandato in archivio la seduta di metà settimana con un rialzo dello 0,8 per cento a quota 12,9 euro. Rispetto all’orientamento generale del Ftse Mib, il colosso del Cane a Sei Zampe si è mosso meglio, tuttavia l’entità del rialzo messo a segno oggi non è sufficiente per raddrizzare una performance mensile che resta negativa per il 7 per cento. Rossa è e resta anche la prestazione di Eni da inizio anno che evidenzia una flessione del 17 per cento.
Ma cosa ha permesso al Cane a Sei Zampe di chiudere in verde la sessione odierna di borsa? Una spiegazione può essere trovata negli aggiornamenti al piano di buy-back in atto. Il management del colosso petrolifero ha reso noto di aver acquistato nelle sedute comprese tra il 9 e il 13 dicembre 2024, complessive 9.315.600 azioni proprie pari allo 0,28 per cento del capitale sociale della quotata. L’operazione ha quindi precisato Eni è avvenuta al prezzo medio ponderato di 13,4160 euro per azione, per un controvalore pari a 124.978.006,18 euro e si è tenuta nell’ambito della seconda tranche del programma di buyback Eni.
A partire dall’avvio della seconda tranche del programma di acquisto di azioni proprie, Eni ha comprato 95.991.285 azioni proprie pari al 2,92 per cento del capitale sociale per un controvalore complessivo di 1.347.564.693,19 euro. L’operazione prese il via il 13 giugno scorso.
Tenendo conto di quelle che sono le azioni proprie già in portafoglio e gli acquisti effettuati dall’avvio del programma di buyback avvenuto in data 27 maggio 2024, il Cane a Sei Zampe ha ora in mano 187.601.612 azioni proprie pari al 5,71 per cento del suo stesso capitale sociale.
Quali sono gli effetti di un buyback sul titolo interessato
Tecnicamente il piano di buyback è una strategia finanziaria utilizzata da un’azienda per riacquistare una parte delle proprie azioni sul mercato. A prescindere dalle situazioni specifiche, gli obiettivi di un buyback sono essenzialmente quattro:
- incrementare il valore delle azioni rimanenti: riducendo il numero totale di azioni in circolazione, è ovvio che il buyback aumenti la quota di partecipazione e potenzialmente il valore per azione per gli azionisti esistenti
- utilizzare la liquidità in eccesso: le aziende con un surplus di liquidità possono scegliere di reinvestirlo in sé stesse invece di distribuirlo sotto forma di dividendi o effettuare altri investimenti.
- dare un segnale di fiducia al mercato: in alcuni casi il buyback può essere visto come un segnale che il management ritiene che le azioni dell’azienda siano sottovalutate
- pervenire ad un miglioramento degli indicatori finanziari: la riduzione del numero di azioni in circolazione può migliorare metriche come l’utile per azione (EPS) e il rendimento del capitale (ROE)
Dal punto di vista operativo, il buyback è quasi sempre un’occasione di acquisto sul titolo che lo lancia. In altre parole, come avvenuto proprio oggi al titolo Eni, la quotata interessata tende a registrare variazioni positive. Si tratta di una situazione che può essere sfruttata sia in modo diretto ossia comprando azioni del titolo coinvolto che indirettamente ossia limitandosi a speculare sui prezzi mediante strumenti di tipo derivato come i CFD.
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Cosa pensano gli analisti delle azioni Eni
Nel mese di dicembre la posizione degli analisti che coprono Eni è grossomodo la stessa di novembre. Non ci sono state grandi variazioni e infatti continua ad esserci una netta prevalenza di rating buy e a seguire gli hold. Molto importante evidenziare che nessun esperto ha rating sell sulle azioni del Cane a Sei Zampe.
Più nel dettaglio la view bullish è condivisa dal 67 per cento degli analisti che coprono il titolo e quella neutrale dal restante 33 per cento. Per quello che riguarda il target price, invece, la media delle previsioni a 12 mesi è pari a 15,67 euro, lo stesso livello del mese di novembre. C’è però una sostanziale differenza tra le due valutazioni: un mese fa le azioni Eni prezzavano a 14,13 euro mentre ora siamo a 12,89 euro. Il potenziale di rialzo, quindi, si è ampliato.
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