Quali sono le azioni petrolifere preferite dagli analisti? Ovviamente ciascun esperto ha i suoi titoli privilegiati e quindi, per avere dei dati concreti, è necessaria una valutazione di insieme. Oggi ci soffermeremo sul giudizio espresso recentemente dagli analisti di Equita.
La sim milanese ha redatto un rapporto che tiene conto di quelle che sono le stime dell’OPEC sulla domanda globale di greggio e, all’interno di questo report, ha dedicato un paragrafo ad un titolo che è molto amato dagli italiani: Eni. Il colosso del settore petrolifero non ha bisogno di presentazioni e per questo possiamo subito passare all’analisi della nota di Equita.
Stime OPEC sulla domanda globale di petrolio
L’OPEC ha fornito un aggiornamento sulle stime di domanda globale di greggio da cui, come noto, dipende poi l’andamento della quotazione petrolio.
Stando a quanto riportato nell’ultimo bollettino dell’organizzazione dei paesi produttori, la domanda globale di petrolio greggio è destinata a crescere in modo significativo. Nel 2023, si prevede che la domanda raggiungerà 102,1 milioni di barili al giorno, con un incremento di 2,44 milioni di barili rispetto all’anno precedente. Per il 2024, questa crescita dovrebbe continuare, anche se a un ritmo leggermente più moderato, con una previsione di 2,25 milioni di barili al giorno.
Una nota interessante nel rapporto riguarda la produzione di petrolio greggio al di fuori dell’OPEC. Si prevede che nel 2023 la produzione aumenterà di 1,6 milioni di barili al giorno rispetto al mese precedente, principalmente a causa della revisione al rialzo dei volumi provenienti dalla Russia. Per il 2024, la previsione rimane stabile a 1,4 milioni di barili al giorno.
L’organizzazione sottolinea come la “call on OPEC”, differenza tra la domanda globale e la produzione al di fuori dell’OPEC, nel 2023 dovrebbe essere pari a 29,2 milioni di barili al giorno (dato confermato).
Tuttavia, c’è una nota di cautela nel rapporto, in quanto la produzione di petrolio greggio dell’OPEC a agosto è stata di 27,45 milioni di barili al giorno, un livello che potrebbe rivelarsi insufficiente per soddisfare la prevista domanda nella seconda metà dell’anno. Questo solleva interrogativi sulle future politiche di produzione dell’OPEC e sulla possibile instabilità dei prezzi del petrolio nei mesi a venire. Resta da vedere come risponderà l’OPEC a questa sfida e come influenzerà il mercato petrolifero globale.
Secondo gli esperti di Equita, l’ipotesi a suo tempo formulata su un Brent a 80 dollari al barile in media per il 2023, sembra essere compatibile con lo scenario di rallentamento della domanda di greggio.
Gli esperti hanno evidenziato come sia le restrizioni alla produzione da parte dell’OPEC+ che il rilancio della domanda da parte della Cina, stanno determinando la creazione di un gap tra domanda e offerta che determina un calo delle scorte su livelli che sono più bassi delle medie storiche. Questo effetto si sta verificando soprattutto sui prodotti raffinati.
Per gli analisti, comunque, i recenti segnali di indebolimento della domanda dovrebbero ridurre l’upside del prezzo del greggio.
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Eni è il titolo petrolifero preferito da Equita
Passando in rassegna le varie quotate del settore petrolifero, gli analisti di Equita hanno indicato in Eni la loro preferita. Da cosa scaturisce questa valutazione?
Tanto per iniziare c’è da dire che gli esperti della sim milanese sono sbilanciati a favore di quelle quotate che offrono servizi integrati, come appunto è il caso del Cane a Sei Zampe. Detto questo, la sim si attende un momentum sequenziale positivo nel terzo trimestre 2023 per le quotate integrate con la possibilità che ci possano essere altre revisioni positive nella remunerazione degli azionisti attraverso dividendo.
Nel complesso il settore delle integrate tratta a multipli prezzo/utili decisamente compressi nel 2023-2024 e ciò potrebbe comportare revisioni positive degli utili. Una buona prospettiva di cui, oltre ad Eni, si potrebbero avvantaggiare titoli come Galp e D’amico.
Tra le tre quotate citate, Eni è la sola ad essere quotata sul Ftse Mib. Come si può vedere dal grafico in alto, il Cane a Sei Zampe scambia a 15,2 euro, in rialzo di oltre il 7 per cento rispetto ad un mese fa e del 26 per cento anno su anno.
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