
Tra le quotate fresche di conti del primo trimestre 2025 c’è Eni. Il titolo del colosso oil ha diffuso i risultati nel pre-market di Piazza Affari e di conseguenza è stato oggetto della reazione dei trader fin dal primo minuto di scambi. Una reazione positiva visto che, dopo circa un’ora e mezza dall’avvio delle contrattazioni, la quotata evidenzia una progressione dell’1,5 per cento a 12,6 euro imponendosi come uno dei migliori titoli del paniere di riferimento di Piazza Affari. Grazie proprio al rialzo in atto oggi, Eni smorza il pesante ribasso dell’ultimo mese che si contrae al 12 per cento. Molto più limitato, invece, l’effetto sulla variazione annua che resta rossa per il 19 per cento.
La tendenza a comprare azioni Eni che si manifesta oggi per effetto dei conti trimestrali, stride con la valutazione piuttosto fredda che era formulata appena pochi giorni fa dagli analisti di Berenberg. Gli esperti avevano infatti confermato il rating neutral e addirittura ridotto il target price. Ma di questo parleremo successivamente. Per adesso concentriamoci sui conti del primo trimestre 2025 di Eni.
Trimestrale Eni: ecco come è andata nel dettaglio
Eni ha chiuso il primo trimestre del 2025 con risultati in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, risentendo della flessione nella produzione di idrocarburi e del minore contributo delle attività downstream. Nonostante ciò, la compagnia ha mostrato solidità finanziaria e ha annunciato un aggiornamento delle stime per l’intero esercizio.
Scendendo più nel dettaglio, nei primi tre mesi dell’anno i ricavi della gestione caratteristica sono stati pari a 22,57 miliardi di euro, in calo del 2 per cento rispetto ai 22,94 miliardi dello stesso periodo del 2024. La produzione di idrocarburi si è attestata a 1,65 milioni di barili equivalenti al giorno (boe/g), in diminuzione del 5 per cento rispetto agli 1,74 milioni del primo trimestre dello scorso anno.
Proseguendo con la lettura del conto economico, l’utile operativo proforma adjusted è stato di 3,68 miliardi di euro, in ribasso dell’11 per cento rispetto ai 4,12 miliardi del 2024. Il dato è stato penalizzato dalla debolezza del comparto downstream. Di conseguenza, l’utile operativo adjusted è sceso a 2,6 miliardi di euro.
Ancora il risultato netto adjusted a fine primo trimestre risultava pari a 1,41 miliardi di euro, rispetto agli 1,58 miliardi del primo trimestre del 2024 mentre risultato netto totale era attestato a 1,17 miliardi di euro.
Nonostante la flessione, i risultati si sono rivelati superiori alle attese del consensus degli analisti, che stimavano un utile operativo proforma adjusted di 3,26 miliardi di euro e un utile netto adjusted di 1,15 miliardi.
Probabilmente è proprio per questo motivo se, nonostante risultati sottotono, gli investitori sembrano essere rimasti comunque soddisfatti come dimostra l’andamento del titolo in borsa. Un trend, quello in atto oggi sulla quotata oil, che può essere cavalcato anche dai trader che operano con strumenti derivati come i CFD. Costoro possono fare trading anche con un investimento minimo di solo 1€ scegliendo il broker IQ Option.
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Indebitamento Eni in calo, investimenti coperti dal flusso di cassa
Tornando alla trimestrale del Cane a Sei Zampe, a fine marzo 2025, l’indebitamento netto aveva segnato un calo a 16,54 miliardi di euro, in netto miglioramento rispetto ai 18,63 miliardi di inizio anno. Il leverage si è attestato a 0,29, confermando un profilo di rischio contenuto.
Per finire, la generazione di cassa operativa nel periodo gennaio – marzo è stata pari a 2,39 miliardi di euro, mentre gli investimenti organici hanno raggiunto 1,89 miliardi. Questi ultimi sono stati interamente coperti dal flusso di cassa adjusted, segnale di una buona capacità di autofinanziamento da parte della quotata
Focus anche sull’outlook 2025 di Eni
Alla luce delle incertezze macroeconomiche e commerciali, il management del Cane a Sei Zampe ha reso nota una revisione delle stime per il 2025, con un piano di ottimizzazione degli investimenti e di razionalizzazione del portafoglio.
Il gruppo prevede ora un CFFO adjusted (flusso di cassa da attività operative) di 11 miliardi di euro, grazie a misure che dovrebbero compensare oltre 2 miliardi di effetti negativi derivanti dal contesto economico.
La produzione di idrocarburi per tutto il 2025 viene invece vista a 1,7 milioni di boe/giorno, sulla base di uno scenario di prezzo di 65 dollari al barile.
I vertici della quotata hanno anche rivisto gli investimenti organici sotto quota 8,5 miliardi di euro, rispetto alla precedente stima di 9 miliardi.
Berenberg predica prudenza sulle azioni Eni
Ad inizio articolo abbiamo fatto riferimento ad un recente aggiornamento di valutazione sulle azioni Eni che va nettamente in contrasto con quella che è l’attuale impostazione del titolo. Ci riferiamo alla presa di posizione di Berenberg con la quale il rating su Eni è stato ribadito a neutral con target price abbassato a 13,5 euro.
Un downgrade sul prezzo obiettivo significa inevitabilmente riduzione del potenziale di upside della quotata. Eni, quindi, stando alla valutazione di Berenberg è destinata a crescere di meno. Si tratta di una prospettiva molto simile a quella tracciata da tanti altri esperti, da Morgan Stanley a Mediobanca, che nelle scorse settimane hanno ridotto il prezzo obiettivo sul Cane a Sei Zampe.
Una prospettiva di cui gli investitori interessati ad entrare sul titolo dovrebbero tenere conto.
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