A far rumore sul Ftse Mib nella penultima seduta della settimana non è solo il rally di Snam innescato dalla pubblicazione dei conti trimestrali ma anche il crollo delle azioni Eni. Il titolo del Cane a Sei Zampe è il peggiore del paniere di riferimento di Piazza Affari con un ribasso di quasi 3 punti percentuali a 14,68 euro.
Alla base delle forti vendite che stanno interessando il colosso petrolifero c’è la notizia della cessione di una quota del capitale sociale detenuta dal MEF attraverso una procedura di accelerated book building. La notizia è stata comunicata dallo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze nella tarda serata di ieri e le vendite sono scattate fin dal primo momento di contrattazioni. Cerchiamo di capire cosa è successo concretamente e soprattutto con quale sconto è stata effettuata l’operazione. E’ infatti questa percentuale ad essere valutata con molta attenzione dal mercato nel momento in cui vengono eseguite operazioni di questo tipo.
Il MEF cede il 2,8% del capitale di Eni
Questa mattina il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha reso noto di aver perfezionato la cessione di complessive 91.965.735 azioni ordinarie di Eni pari a circa il 2,8 per cento del capitale della quotata energetica. Sempre il MEF ha comunicato anche quelli che sono i dettagli caratterizzanti dell’operazione: il corrispettivo fissato è stato pari a 14,855 euro per azione e il controvalore complessivo dell’intera operazione è stato pari a 1,4 miliardi di euro. Tenendo conto del prezzo di chiusura delle azioni Eni nella seduta di borsa del 15 maggio scorso (15,112 euro), il corrispettivo che il Cane a Sei Zampe ha incassato per singola azione incorpora uno sconto dell’1,7 per cento. Il regolamento dell’operazione avverrà in data 20 maggio 2024.
Questi i dettagli dell’operazione che ha visto Goldman Sachs International, Jefferies e UBS Europe agire in qualità di Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners.
Ma quali sono le conseguenze della decisione del MEF di ridurre in modo così drastico la partecipazione in Eni?
Cosa succederà dopo la riduzione della quota del MEF in Eni
Il primo effetto della mossa del Ministero dell’Economia e delle Finanze e nella composizione dell’azionariato di Eni. Con questa operazione, infatti, la partecipazione detenuta dal MEF nel capitale di Eni passerà dal 4,8 per cento a circa il 2 per cento del capitale sociale. C’è quindi una drastica diminuzione della quota del capitale di Eni in mano diretta dello Stato.
In realtà, però, cambia bene poco perchè il controllo pubblico del Cane a Sei Zampe continua ad essere garantito dall’altro azionista Cassa Depositi e Prestiti (a sua volta controllata dallo stesso MEF) che ha in mano una quota pari al 28,503 per cento del capitale del colosso oil. Se si sommano le partecipazioni detenute dalla CDP con la nuova quota in mano allo Stato, comunque si arriva al 30 per cento. In pratica il controllo da parte dello Stato resta anche dopo la forte riduzione della partecipazione in mano al MEF.
Tra l’altro a seguito di questa operazione il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha completato un’operazione programmata a suo tempo che si pone a valle del più ampio programma di buy-back portato avanti da Eni. E a proposito proprio del piano di acquisto di azioni proprie, proprio ieri l’assemblea degli azionisti della quotata ha dato il via libera al nuovo programma di buyback fino a 3,5 miliardi di euro di cui 1,6 miliardi nel 2024. Il precedente piano da 2,2 miliardi di euro era stato chiuso in anticipo.
Il Ministero nell’ambito dell’operazione si è impegnato con i joint global coordinators e joint bookrunners a non vendere sul mercato altre azioni di Eni per un periodo di 90 giorni senza il consenso degli stessi joint global Coordinators e joint Bookrunners e salvo esenzioni come è tipico di queste operazioni.
Come investire in azioni Eni dopo l’accelerated book building
Le azioni Eni segnano un ribasso consistente a seguito dell’accelerated book building del MEF. Le prospettive del titolo dividono gli analisti. Tra le ultime valutazioni incassate dalla quotata ci sono quelle JP Morgan e di RBC Capital. Il colosso bancario Usa proprio oggi ha confermato il rating buy su Eni alzando il target price a 19,5 euro mentre RBC Capital alcuni giorni fa aveva ribadito il rating hold con target price a 18 euro. Per i primi, quindi, le azioni Eni sono da comprare mentre per i secondi solo a mantenere.
A prescindere dalla valutazione, sulle azioni Eni si può comunque speculare grazie a strumenti come i CFD che consentono sia il long trading (investimento al rialzo) che lo short trading (investimento al ribasso).
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