Il crollo della borsa di Milano nella seduta di oggi 24 febbraio 2022 era scontato. L’attacco russo all’Ucraina ha letteralmente mandato nel panico i trader che preferiscono alleggerirsi degli asset più a rischio (a partire dall’azionariato) per rifugiarsi in porti più sicuri (oro, argento ma anche Dollaro sul Forex). Dando per assodata questa situazione, suscita comunque un certo stupore che a registrare le perdite più consistenti sul Ftse Mib siano le banche.

Tra le quattro quotate che sono alle prese con i ribassi più ampi sul paniere di riferimento di Piazza Affari ci sono ben due bancari anzi, a voler essere più rigorosi, ci sono le due big del settore bancario italiano ossia Unicredit e Intesa Sanpaolo.

La prima registra un crollo dell’8,6 per cento a quota 12,80 euro mentre la banca guidata da Messina è in flessione del 7 per cento a 2,43 euro. Non c’è un motivo particolare per cui siano proprio le due più importanti banche italiane a registrare la pioggia di vendite più consistenti. Unicredit e Intesa Sanpaolo, i cui crolli sono quasi in rappresentanza di tutto il comparto banche, pagano semplicemente…le loro gradi dimensioni.

Allargando l’analisi all’andamento del settore bancario europeo, infatti, si può notare come su tutte le borse del Vecchi Continente, siano proprio le banche maggiori a soffrire

Insomma, tutte le quotate temono le conseguenze della guerra in Ucraina ma le banche hanno più paura della media e soprattutto gli istituti di una certa importanza sono terrorizzati. Perchè sta avvedendo tutto questo? Quale è la grande paura che sta sostenendo il sell-off sul settore bancario? 

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Perchè le banche europee crollano? Ecco lo scenario che si sta profilando

Per rispondere a questa domanda è necessario andare ad analizzare quelle che sono state le reazione da parte dei vari paesi europei alla notizia dell’attacco russo all’Ucraina. Insomma bisogna leggere tra le righe delle dichiarazioni. 

In particolare un messaggio che sotto certi punti di vista può essere definito come inquietante, è stato lanciato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. La massima rappresentante dell’UE ha affermato che l’Europa, a causa dell’attacco russo contro Kiev, punterà a bloccare i settori dell’economia russa “dalla tecnologia alla strategia di mercato“.

La von der Leyen ha poi aggiunto che l’obiettivo è quello di bloccare la capacità di ammodernamento della Russia e ha annunciato che verranno congelati i vari asset di Mosca nell’Unione europea. Poi la scoccata finale: l’Unione Europea chiuderà l’accesso da parte della Russia alle banche europee e ai mercati finanziari.

Insomma senza neppure tanti giri di parole, la Commissione UE, per bocca della sua massima rappresentante, ha lanciato un chiaro messaggio: il peso del capitale russo nelle banche europee sarà ridimensionato. Ovviamente uno scenario simile fa paura alle banche del Vecchio Continente ed ecco spiegato il motivo per cui oggi le azioni delle banche sono in forte ribasso. 

Dal punto di vista pratico, comunque, il sell-off in atto sui titoli del settore bancario può essere sfruttato per operare in modalità short. Quando si tratta di investire al ribasso, però, è fondamentale utilizzare broker che offrono strumenti avanzati come ad esempio eToro. Ricordiamo che questa piattaforma mette a disposizione dei suoi clienti la demo gratuita per imparare a fare pratica senza rischi. 

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BCE in campo

Non ci sono solo le dichiarazioni della Commissioni Europea a far venire i brividi ai trader che hanno in portafoglio azioni del settore bancario. Anche le prime mosse decise dalla BCE, in linea con le parole della von der Leyen stanno contribuendo a tenere molto alta la tensione. L’EuroTower ha infatti comunicato di attendere dagli istituti europei, in tempi rapidi, una fotografia dei rischi e dei legami delle banche del Vecchio Continente con la Russia. 

Di quanto siamo parlano? Per adesso non ci sono cifre ufficiali ma si parla di una esposizione complessiva delle banche europee per 58 miliardi. Un numero che fa paura e che da solo rappresenta un motivo più che valido per ridurre il peso in portafoglio delle azioni delle banche. 

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