La notizia era nell’aria da alcuni giorni ma adesso è arrivata l’ufficializzazione: le trattative tra Unicredit e il Ministero dell’Economia e delle Finanze per l’acquisizione da parte della banca guidata da Orcel di un perimetro definito di Monte dei Paschi di Siena sono state interrotte. In parole povere non ci sarà alcuna fusione tra Unicredit e MPS poichè Piazza Gae Aulenti e il MEF (attuale azionista di maggioranza di MPS) non sono riuscite a trovare alcun accordo (nonostante gli sforzi profusi da entrambe le parti). 

Secondo alcuni analisti la decisione dei due contraenti di diramare la nota con cui viene annunciata la cessezione delle trattative non è stata casuale. Molto probabilmente Unicredit e il MEF hanno agito prima della scadenza del 27 ottobre (termine ultimo del round di confronto) per evitare di essere richiamati dalla Consob a fornire aggiornamenti. 

La questione del “perchè” ad ogni modo è del tutto marginale. La realtà è che, dopo il passo indietro di Unicredit, MPS resta praticamente scoperta e soprattutto senza alcuno scenario di integrazione in vista. 

In questa settimana di confronto tra le parti, sono venuti a galla tutti i problemi del Monte dei Paschi. Il capitale, certamente, ma anche la questione degli esuberi. E’ su questi due punti che la distanza tra le parti è apparsa non solo ampia ma addirittura insuperabile. Nei prossimi paragrafi esamineremo nel dettaglio tutti questi punti.

Prima di effettuare questa analisi, però, ricordiamo che la notizia dello stop alle trattative potrebbe condizionare entrambe le quotate nella seduta odierna di Borsa Italiana. Per operare sui due titoli è possibile usare la piattaforma eToro che non prevede commissioni nel trading sulle azioni. eToro, inoltre, offre anche la demo gratuita per fare pratica senza rischi. 

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Fusione MPS Unicredit: trattative interrotte. I punti di disaccordo

Per quello che riguarda il capitale, il management di Unicredit aveva detto chiaro a tondo che sarebbero serviti almeno 8 miliardi di euro per garantire la capital neutrality dell’operazione. Una cifra completamente fuori portata per il MEF che, al massimo, sarebbe potuto arrivare a 6 miliardi di euro. Un gap di due miliardi di euro ha quindi allontanato le due parti. 

C’è stata poi la questione degli oneri di ristrutturazione. Secondo Piazza Gae Aulenti i circa 7.000 esuberi che sono indicati nel piano di privatizzazione avrebbero un costo superiore alla media di sistema per l’età comunque bassa del personale in forza a Montepaschi. Per la banca guidata da Mustier servirebbero quindi scivoli con lunghezza addirittura superiore ai cinque ma anche ai sette anni che erano stati previsti inizialmente.

Stando ai calcoli di Unicredit, il costo per gli oneri di ristrutturazione sarebbe potuto arrivare addiritura a 3,5 miliardi di euro, una cifra che Piazza Gae Aulenti, già tempo fa, disse di non volersi accollare. 

Fusione Unicredit MPS saltata? Cosa succederà adesso?

La domanda a questo punto inevitabile è cosa potrebbe succedere a seguito dell’interruzione delle trattative tra le due parti. Secondo alcuni analisti la comunicazione potrebbe addirittura aprire la porta ad un annuncio last minute sul raggiungimento di un’intesa.

Del resto il Tesoro, anche alcune settimane fa, aveva detto chiaro e tondo che la nazionalizzazione del Monte dei Paschi non sarebbe stata prorogata e questo indizio è un motivo per non chiudere la porta ad un possibile colpo di scena. Le possibilità che si possa verificare una evoluzione simile sono però molto basse. 

Probabilmente è meglio restare con i piedi per terra e ammettere che non solo l’ipotesi fusione MPS Unicredit è saltata ma che anche le strade alternative (per intendersi quelle che portano a Banco BPM o BPER Banca) sono debolissime. 

Cosa resta quindi? La strada a questo punto più probabile è quella che conduce a una strategia tipo stand alone. Secondo alcune fonti vicine al MEF,  Monte dei Paschi sarebbe sottoposto ad una nuova ristrutturazione che si andrebbe ad affincare alle tante già subite nell’ultimo decennio.

La ristrutturazione avverrebbe attraverso la cessione di crediti deteriorati per circa quattro miliardi, la scissione dei rischi legali, almeno 5000 esuberi tra il personale e un incremento di capitale che dovrebbe arrivare a non meno di 3 miliardi di euro. Obiettivo di tutte queste operazioni sarebbe quello di ripulire ancora di più la banca e renderla appetibile ai nuovi investitori. 

La reazione dei titoli in borsa

Immediata la reazione sulle due quotate fin dall’avvio delle contrattazioni. Dopo mezzora dall’avvio degli scambi, il titolo Unicredit è il peggiore con un ribasso dell’1,23 per cento a quota 11,39 euro. A causa di questo ribasso, la positica performance mensile della banca si è ora ridotta al 3 per cento. Da evidenziare che il calo in atto oggi è connesso alla notizia dello stop alle trattative visto che il Ftse Mib registra invece una progressione dello 0,45 per cento. 

Nonostante la flessione, comunque, sul titolo Unicredit è possibile investire al ribasso. Per imparare a fare short trading in modo corretto consigliamo di fare prima pratica con la demo eToro (qui il sito ufficiale).

Se Unicredit reagisce male alla notizia, Monte dei Paschi è invece proprio nel pallone. La quotata senese segna un crollo di oltre il 5 per cento a 1,01 euro. Il mercato è evidentemente consapevole che la strada, adesso, sua tutta in salita. 

Sentiment sui titoli coinvolti (Unicredit, MPS e Banco BPM)

Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist, IG Italia, a seguito della rottura delle trattative, MPS sarà il titolo più penalizzato in assoluto. Le probabilità di ulteriori ribassi sono molto consistenti poichè l’aumento di capitale sarà una prova difficile da superare e sarà molto complesso trovari fondi sul mercato. La rottura delle trattative avrà ulteriore impatto negativo sulla reputazione della banca senese con inevitabile incremento dei costi per raccogliere fondi sul mercato. 

Unicredit, dal canto suo, non dovrebbe essere troppo appesantito dal dossier MPS. Il management della banca si è impegnato fino in fondo per cercare di ottenere le condizioni migliori possibili per procedere con l’acquisizione ma gli ostacoli erano davvero difficili da superare. L’atteggiamento tenuto durante tutta la trattativa da Orcel potrebbe essere quindi molto apprezzato dagli investitori (per la serie, Unicredit guarda solo all’aspetto finanziario e non si lascia condizionare dalla politica). 

Per finire c’è il Banco BPM. Secondo l’analista, questo titolo potrebbe trarre beneficio dal mancato accordo tra Unicredit e MPS. E’ francamente inverisibile ipotizzare che Banco BPM possa essere interessata a Monte dei Paschi. Molto più probabile, invece, che aumentino le indiscrezioni su una possibile fusione tra Banco BPM e Unicredit. 

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