Mentre la fusione Unicredit Monte dei Paschi continua ad essere l’ipotesi di lavoro privilegiata per consentire l’uscita del Tesoro dal capitale della banca toscana, i sindacati dei dipendenti di MPS scendono in campo e lo fanno minacciando lo sciopero a causa dell’assenza di coinvolgimento e chiarezza sui termini della possibile integrazione tra le due banche. A preoccupare le sigle sindacali dei bancari è la questione esuberi.
Tante le domande che circolano in queste ore tra i lavoratori della banca toscana: quanti saranno alla fine gli esuberi MPS? Quali saranno le filiali che verranno inserite nel perimetro e quali invece quelle destinate ad essere chiuse? E per finire, quale sarà il destino del brand MPS, la sua continuità sarà garantita oppure ci sarà una evoluzione simile a quella che caratterizzò all’epoca UBI Banca (marchio cancellato dopo la fusione con Intesa Sanpaolo)?
Gli interrogativi aperti sono tanti e proprio perchè a nessuno di questi c’è ancora una risposta, i sindacati sono sul piede di guerra. Con un comunicato congiunto, Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin hanno dichiarato che è loro intenzione far sentire la propria voce, “da Nord a Sud, dalle Filiali, dalla Direzione Generale, dal Consorzio, dalle SocietaÌ? del Gruppo, dai poli distaccati presso societaÌ? terze“. Parole durissime che sembrerebbero aprire la porta allo stato di agitazione e alla proclazione di eventuali scioperi.
I dipedenti attuali di Monte dei Paschi sono 21 mila ed è scontato che con la fusione con Unicredit, ci sarà un ridimensionamento del loro numero. E’ quindi inevitabile che la tensione tra i bancari dello storico istituto toscano sia alle stelle.
Sindacati MPS all’attacco su fusione con Unicredit
Il fatto che le questioni alle quali i sindacati vorrebbero avere una risposta siano tante dimostra come ci sia qualcosa che non vada già nei presupposti. E infatti le sigle sindacali che hanno firmato il comunicato, hanno posto l’accento sul perchè sia stata decisa una trattativa in esclusiva “caratterizzata da una moral suasion esercitata dall’azionista pubblico – lo Stato – che intende accordare una serie di indubbie agevolazioni in favore del soggetto acquirente, Unicredit“. Le sigle sindacali hanno anche affermato di non essere contrarie a soluzioni per la banca senese pur evidenziando le proprie perplessità sulla decisione delle parti (Stato e management MPS) di non prendere in considerazione soluzioni alternative.
La nota dei sindacati si chiude con queste parole: “Dopo tanti anni di duro lavoro e sacrifici non dobbiamo lasciarci sopraffare dalla paura o dalla rassegnazione proprio ora. Tocca a noi farci sentire dallo Stato, dal Governo, da Unicredit”.
Esuberi MPS: indiscrezioni sui numeri complessivi
Stando alle varie indiscrezioni che circolano in questi giorni (e che preoccupano i sindacati), gli esuberi totali di MPS dovrebbero essere tra 5000 e 6000 unità. Nel mirino secondo Affari Italiani, ci sarebbero almeno 15 dipendenti ciascuno per i grandi capoluoghi di provincia, come ad Milano, Firenze, Napoli, Roma e Palermo; i grandi presidi della direzione generale di Mantova, Padova e Lecce (vale a dire le ex sedi, rispettivamente, delle ex Banca Agricola Mantovana, AntonVeneta e Banca 121, a loro tempo inglobate nel perimetro societario di MPS e ancora i bancari che sono impiegati nelle direzioni delle aree territoriali e nei poli di consorzio e i 2.100 dipendenti della direzione generale centrale di Rocca Salimbeni a Siena (su un totale di 2.500 complessivi). Sommando questi numeri parziali, Affari Italiani ipotizza almeno 5000 esuberi in MPS a seguito della fusione con Unicredit.
Sempre secondo la stessa fonte, il management di Unicredit sembra avere le idee molto chiare sulle linee da seguire per gli esuberi ossia: puntare solo sugli asset che aiuteranno nel raggiungimento di ritorni sostenibili superiori al costo del capitale, valorizzare la rete commerciale di MPS e scartare alcune aree del Sud accanto a quelle eccedenti le quote antitrust, sempre nel Mezzogiorno (in Puglia e in Sicilia). Sicuramente saranno fuori dal perimetro i grandi centri di costo a partire dagli uffici della direzione generale che, in caso di fusione, sarebbero doppioni per Unicredit.
Fusione MPS Unicredit: a che punto siamo?
La dura presa di posizione del sindacato sull’operazione di fusione Banca MPS Unicredit non sembra impensierire più di tanto i management che sono al lavoro per definire le caratteristiche di un eventuale M&A tra le due banche. Mentre le sigle sindacali minacciano lo sciopero ed assemblea in tutte le sedi possibili, Unicredit va avanti con lo studio del dossier MPS. Per adesso non ci sono novità concrete sui contorni dell’operazione ma abbondano le indiscrezioni di stampa.
Secondo Il Sole 24 Ore, lo scenario più plausibile è quello che a su tempo la stessa MPS adottò con AMCO ossia assegnazione agli azionisti di minoranza di Monte dei Paschi di un’opzione asimmetrica grazie alla quale sarebbe possibile ottenere azioni Unicredit nel momento in cui l’operazione di fusione verebbe chiusa e facoltà di mantenere una quota nel capitale della bad bank che nascerà dalle ceneri della banca toscana.
Quella del quotidiano di Confindustria è solo un’ipotesi tutta da confermare. La sola cosa certa ad oggi è che le novità sulle caratteristiche della fusione Unicredit MPS continueranno a condizionare l’andamento dei due titoli per molto tempo. Un assist prezioso per operare al rialzo o al ribasso su entrambe le quotate. Tra l’altro oggi per investire su società quotate non è per forza necessario comprare azioni ma è possibile operare con il CFD Trading usando broker come ad esempio eToro (leggi qui la nostra recensione) che non prevedono neppure commissioni.
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