Grande movimento anche oggi sulle azioni Monte dei Paschi. La quotata senese, già reduce da una settimana caratterizzata da acquisti molto forti, registra un rialzo di circa 13 punti percentuali a quota 1,31 euro. Nel corso della mattinata gli acquisti sono stati talmente forti da spingere il titolo in asta di volatilità per eccesso di rialzo. Considerando l’andamento delle ultime sedute, il prezzo delle azioni MPS è passato dagli appena 1,03 euro di fine gennaio ai valori attuali. Grazie a questo balzo in avanti, il valore delle azioni Banca Monte dei Paschi relativo all’ultimo mese ha registrato una progressione del 15 per cento.

Questo balzo in avanti è frutto non della situazione attuale della banca ma bensì di una speranza. Gli investitori, infatti, stanno scommettendo su una possibile imminente svolta che possa permettere alla banca toscana di lasciarsi alle spalle l’attuale crisi.

Più nello specifico, dietro la corsa a comprare azioni Monte dei Paschi, ci sono le recenti indiscrezioni apparse sul quotidiano La Repubbica secondo le quali è possibile che la banca toscana possa beneficiare di un prestito subordinato da 500 milioni di euro che avrebbe come obiettivo quello di rimpolpare in parte il capitale sociale entro la fine di febbraio per poter permettere così la continuità aziendale nonostante le forti perdite attese per il 2020. Stando alle previsioni in vista della pubblicazione dei conti al 31 dicembre 2020, infatti, MPS dovrebbe aver chiuso lo scorso anno con un rosso di 1,5 miliardi di euro che diverrebbe difficilissimo da gestire alla luce anche della situazione pregressa della banca. 

Quindi sono proprio le indiscrezioni sul prestito ad aver accesso l’interesse dalla speculazione sulle azioni MPS. Attenzione però ai possibili controccolpi di questa situazione perchè se come detto gli acquisti sono frutto di una speranza, è lecito attendersi pesanti ricadute nel caso in cui questa speranza non si dovesse trasformare in realtà.

Un bond per salvare MPS? 

Stando a quanto affermato da alcune indiscrezioni di stampa in merito al prestito per permettere a MPS di proseguire con la continuità aziendale ci sarebbero già impegni formali da parte di investitori istituzionali e banche. 

La posta in gioco, però, resta altissima. Secondo La Repubblica, se Monte dei Paschi non dovesse riuscire a rimpolpare il capitale di almeno 300 milioni di euro nell’arco di 20 giorni (vale a dire entro la fine di febbraio) allora la banca sarà costretta a fare fronte alla minaccia dei revisori contabili di Pwc. Questi ultimi, ha poi aggiunto il quotidiano, “difficilmente sarebbero in grado di certificare la continuità aziendale, incerta da settembre e che diventerà pericolante dopo che i conti 2020 saranno approvati“. 

Le nuove emissioni, ha anche aggiunto La Repubblica, hanno come obiettivo quello di “formare il cuscinetto a strati detto ‘Mrel’ e richiesto dalla vigilanza, e avrebbero lo svantaggio di una cedola salata, che potrebbe superare l’8% annuo“. 

La cedola alta rappresenta lo scotto che MPS è disposta a pagare per salvere il suo futuro. Tra l’altro proprio l’attuale fase positiva che il mercato azionario italiano attraversa grazie all’arrivo di Draghi, può favorire l’emissione di un bond rischioso emesso da una banca che non fa utili da tempo e che per molto tempo non ne farà ancora. 

Questa è la verità di cui tutti sono consapevoli negli ambienti finanziari. 

Intanto, stando ad alcune indiscrezioni che invece sono state riportate da Il Messaggero, alcuni fondi avrebbero manifestato interesse per partecipare alla data room che verrà organizzata al momento dell’uscita del Tesoro. I nomi dei soggetti potenzialmente interessati sono tanti ma, come sempre avviene in questi casi, è meglio essere prudente. Ad oggi di certo c’è solo che Apollo ha inviato una lettera mentre l’interesse di Blackstone, Lonestar e Hellman & Friedman è solo possibile. La strada per salvare MPS è lunga. 

Secondo Equita è da ritenersi improbabile che l’interesse di un fondo si possa davvero tradurre nell’acquisizione di Monte dei Paschi. Per loro natura, infatti, i fondi sono soliti perseguire un orizzonte temporale d’investimento di breve periodo e sono soliti attuare una strategia di gestione più aggressiva per quello che riguarda il taglio dei costi. Il Tesoro stesso non dovrebbe ritenere idonee queste strategie. 

A tal riguardo gli specialisti di Intesa Sanpaolo ritengono che la soluzione migliore possibile per MPS sia l’integrazione con un altro gruppo bancario e non l’acquisto da parte di un fondo di private equity. Solo scegliendo la prima strada, infatti, sarà possibile massimizzare le sinergie di costi e ricavi e il possibile uso delle Dta. Il candidato migliore per un’integrazione con MPS secondo Intesa Sanpaolo? Ovviamente Unicredit ma questa non è una novità. 

Come si può vedere dal calendario bilanci 2020, i conti di Monte dei Paschi verranno pubblicati domani 9 febbraio. 

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