Intesa Sanpaolo, in un report della sua Direzione Studi e Ricerche, ha annunciato che il voto nelle elezioni presidenziali statunitensi è carico di incertezza, legata sia a fattori strutturali sia al ruolo della pandemia.
Per ora, segnala l’istituto di credito, la maggior parte dei sondaggi indicano che nessuno dei due candidati ha i 270 voti che sono necessari per la nomina, anche se rispetto al 2016 Donald Trump sembra essere più indietro del rivale nei principali Stati chiave, rendendo così un po’ più probabile la vittoria di Biden.
A proposito di tale scenario che, per il momento, sembra essere il più probabile, Intesa Sanpaolo sottolinea come sul fronte economico il piano democratico prevede aumenti di circa 7,3 trilioni di dollari in 10 anni, concentrati soprattutto sulla prima parte del decennio, al fine di conseguire incrementi del Pil in tempi molto rapidi.
L’economia USA, prosegue poi il report, dovrebbe tornare in una condizione di piena occupazione solo alla fine del 2022, con un aumento del redito reale medio al netto delle imposte entro la fine del mandato di Biden.
Ancora, la banca italiana sottolinea come l’impatto netto sul deficit delle misure del piano Biden sarebbe di circa 3-4 trilioni di dollari, in dieci anni. usando le stime dinamiche, che non tengono conto degli effetti retroattivi sulla crescita, l’impatto netto del deficit sarebbe pari a 2,5 trilioni di dollari.
Sul fronte Trump, l’attuale presidente USA guarda al mantenimento dell’estensione della riforma tributaria del 2017, con ulteriori tagli di imposte e delle spese. Tuttavia, è difficile cercare delle previsioni specifiche in tale ambito, considerato che per il momento la campagna elettorale di Trump ha pubblicato solamente i punti principali del programma, ma non i suoi dettagli.
Deducendo l’informativa sulla proposta di budget 2021, però, Intesa Sanpaolo anticipa che l’allungamento dei tagli di imposta in scadenza nel 2025 e le altre misure dal lato entrate potrebbero pesare per 1,9 trilioni di dollari nel 2020-2030, mentre dal lato spese si prevede una riduzione di circa 700 miliardi di dollari nel decennio, con effetto netto atteso sul deficit di 1,3 trilioni di dollari.
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