Titoli di stato italiani in balia dei mercati a causa dell’emergenza coronavirus e del crollo del prezzo del petrolio. Da questa mattina gli investitori stanno vendendo BTP in modo massiccio. Il sell-off ovviamente determina un vigoroso allargamento dello spread Btp Bund che è salito fino ad oltre 200 punti base. Mentre è in corso la scrittura del post il differenziale di rendimento tra il Btp a 10 anni e il pari durata tedesco, è attestato a quota 208 punti base, il 14 per cento in più rispetto a venerdì.
L’impennata dello spread è ovviamente la concausa del crollo di Borsa Italiana con il Ftse Mib che si appresta a chiudere la seduta con un calo di circa il 10 per cento: Ftse Mib si sbriciola, azioni non fanno prezzo, Eni, Saipem e Tenaris le peggiori
Come hanno commentato alcuni analisti è in corso un vero e proprio tiro al bersaglio sui titoli di stato italiani che si nutre con l’incapacità fin qui dimostrata dal governo di riuscire a contenere l’epidemia di coronavirus.
Tecnicamente alla fuga dai BTP corrisponde un ripiegamento sui titoli di stato meno rischiosi e più affidabili come i bund tedeschi.
Secondo gli analisti di Commerzbank, il sentiment fortemente negativo che caratterizza i mercati è aggravato dai fortissimi segnali di stress creditizio che tutto il sistema sta dimostrando. Dinanzi a questa convergenza di elementi negativi, non è da escludere che possa esserci una risposta politica coordinata su livelli molto diversi.
Tassi BCE verso taglio?
La fuga dai BTP e la tensione generalizzata su tutti i mercati potrebbe spingere la Banca Centrale Europea ad intervenire.
Secondo gli analisti di MPS Capital Services, l’attenzione degli investitori sarà ora tutta sul prossimo summit della BCE anche perchè non bisogno dimenticare che la scorsa settimana la FED era scesa in campo con un taglio del costo del denaro.
Ad oggi gli analisti di MPS Capital Services non si attendono un taglio dei tassi di interesse nonostante ci sua però un aumento degli esperti che credono possibile una riduzione di 10 punti base dei tassi di deposito.
Ciò che è evidente, come evidenziato da IG e da Danske Bank, è che la BCE dovrà mostrare di essere in grado di ricorrere a strumenti innovativi per affrontare una situazione di emergenza nuova.
Danske Banke è convinta che l’EuroTower più che concentrarsi sui tassi (almeno nel prossimo board) possa varare misure di liquidità destinate alle piccole e media imprese.
Banche centrali e coronavirus: altri tagli in arrivo?
Secondo Andreas Billmeier, Sovereign Research Analyst di Western Asset, affiliata Legg Mason, è possibile che tutte le banche centrali vedano l’epidemia in corso come un evento contro il quale agire.
In tal senso è probabile che la BoE decida di tagliare i tassi essendo in una condizione più favorevole per farlo. La posizione della BCE è invece più complessa. La soglia per arrivare al taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea è infatti più alta e questo principalmente per due motivi. Il tasso sui depositi della BCE è già in territorio negativo e inoltre, anche se dovesse essere effettuato un taglio per così dire emergenziale, il successivo rialzo dei tassi senza innescare un’agitazione del mercato avrà bisogno di uno sforzo non indifferente.
Secondo l’analista è più plausibile che la BCE presti maggiore attenzione all’impatto indiretto del rallentamento dell’attività economica cercando di assicurare un livello di liquidità appropriato al sistema bancario. Piuttosto che i tassi di interesse, la BCE nel board di giovedì potrebbe decidere di iniettare liquidità nel sistema. Insomma secondo Western Asset, affiliata Legg Mason, è improbabile che ci possa essere un taglio dei tassi senza interventi di supporto all’economia.
Ad ogni modo nel caso in cui la Banca Centrale Europea dovesse tagliare i tassi, altre ban che centrali europee potrebbero fare altrettanto a partire dalla banca centrale della Svizzera fino alla BoE e alle altre banche centrali del Nord e del Centro Europa.
E’ invece da escludere che gli istituti bancari possano intervenire nel mercato azionario anche perchè. rispetto a quanto avviene in Usa, in Europa l’influenza delle banche centrali sull’azionario è molto più bassa.
Il parere di State Street Global Markets
Secondo Marija Veitmane, Multi Asset Class Research Senior Strategist di State Street Global Markets, da un lato i tagli dei tassi d’interesse non bastano a combattere lo shock economico che è causato dal virus, dall’altro allevieranno il costo del capitale circolante per le imprese. L’analisat ritiene che l’Europa, rispetto ad esempio alla Cina o agli Usa, abbia poco spazio di manovra in termini monetari e fiscali per dare sostegno ai mercati.
Il parere di Mirabaud AM
Secondo Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud AM, se da un lato resta molto forte la pressione sulla BCE affinchè vengano varate nuove misure nel corso della riunione di politica monetaria di questo giovedì, dall’altro lato un nuovo taglio dei tassi sui depositi è molto improbabile. Per l’analista è vero che questa mossa è scontata dai mercati ma forse proprio per questo non è da escludere che essa sia destinata a non produrre alcun effetto significativo.
Alla luce di tale situazione è probabile che le autorità monetarie europee varino misure mirate come ad esempio un programma di prestiti bancari per le PMI. Le piccole e medie imprese sono le più colpite dalla crisi causata dal coronavirus e una misure di questo tipo potrebbe essere anche da supporto alla posizione di liquidità delle banche.
L’incremento delle garanzie accettate dalla BCE sarebbe un modo per offrire prestiti ponte alle imprese.
Molto meno probabile che la BCE vari un programma di acquisto di asset acquistando più debito societario.
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