Cigno nero sui mercati. La drammatica diffusione del coronavirus in Italia ha gettato nel panico gli investitori di tutto il mondo. In considerazione anche del dato di chiusura della borsa di Tokyo, con il Nikkei che ha chiuso la prima di Ottava in ribasso di oltre il 5 per cento, tutte le previsioni convergono verso un avvio disastroso delle borse europee, a partire da Borsa Italiana.
Le indicazioni dei futures sui principali indici europei sono chiarissime: i mercati oggi 9 marzo potrebbero aprire con tracolli molto forti e compresi tra il 5 e il 6 per cento. Un vero e proprio disastro, quindi, si prospetta in avvio di scambi. Tra l’altro, per tutto il pomeriggio di ieri si era parlato di una possibile chiusura di Borsa Italiana a causa proprio dell’emergenza coronavirus. Il dilagare dell’epidemia in tutto il Nord Italia aveva spinto molti analisti ad ipozzizzare uno stop di piazza affari. In serata, però, tutto è stato smentito e Borsa Italiana oggi sarà regolamente aperta.
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A lasciar intendere che i mercati oggi non abbiano alcuno scampo sono anche le indicazioni provenienti dal prezzo del greggio. La quotazione petrolio è infatti crollata fino a 30 dollari al barile, il 27 per cento in meno rispetto a venerdì. Il tracollo delle quotazioni petrolifere è il segnale più evidente della consapevolezza che l’economia mondiale stia andando incontro ad una fortissima recessione.
A scatanare il sell-off sul greggio è stato anche l’esito disastroso della riunione tra paesi Opec e non Opec che si è tenuta a Vienna. Le parti non hanno raggiunto alcun accordo sui tagli all’offerta. In particolare la Russia ha respinto la proposta dell’Opec di tagliare l’offerta di altri 1,5 milioni di barili al giorno, a partire dal mese di aprire e fino alla fine del 2020. I sauditi, dinanzi allo stop russo, hanno reagito varando sconti massicci sui prezzi di vendita ufficiali del proprio petrolio. Tutto questo ha ovviamente scatenato una forte avversione al rischio sui mercati con gli investitori che sono consapevoli che le tensioni tra i paesi produttori stanno portando dritti dritti verso una guerra dei prezzi.
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Come spesso avviene in questi casi, al crollo del prezzo del petrolio è corrisposto un rally delle quotazioni dell’oro. Il prezzo del gold è infatti arrivato ai massimi da 7 anni. E’ quindi evidente che ci sia una corsa verso i beni rifugio. Tale corsa riguarda ovviamente anche il Franco Svizzero e lo Yen, le due valute più sicure sul Forex. Non c’è invece nessuna corsa verso il Bitcoin le cui quotazioni sono anzi crollate a picco. Il prezzo del BTC nel corso della notta è sceso sotto quota 8000 dollari.
Almeno per ora, le analisi che parlavo del Bitcoin come valuta rifugio, si stanno rivelando inesatte: Valore Bitcoin bene rifugio contro i cigni neri del coronavirus?
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