Proprio adesso che per le banche italiane si stava preparando un periodo di forte effervescenza grazie all’avvio del risiko del settore bancario con la nota offerta di Intesa Sanpaolo a UBI Banca, da lunedì è invece piena emergenza coronavirus. Nelle prime sedute della settimana i titoli del settore bancario hanno registrato forti ribassi, in linea all’andamento disastroso di tutta Borsa Italiana e delle altre borse mondiali. Puoi conoscere la cronaca del sell-off che ha investito i mercati mondiali leggendo l’articolo Borse mondiali a picco: azioni crollano dopo novità su coronavirus.
Dopo la batosta rimediata lunedì e martedì, oggi il Ftse Mib, compresi i titoli del settore bancario, sembra prendere fiato e mette a segno un rialzo dello 0,9 per cento. Tutte le azioni delle banche sono in recupero con Banco BPM che avanza dell’1,6 per cento, BPER Banca in progressione dell’1,85 per cento, Intesa Sanpaolo in aumento dell’1,72 per cento e ancora Unicredit avanti dello 0,55 per cento e UBI Banca a +1,7 per cento.
Nonostante il recupero la tensione sulle banche resta molto forte. Del resto giusto questa mattina abbiamo riportato il parere di alcuni esperti su come investire su Borsa Italiana tenendo conto dell’emergenza coronavirus.
Ma cosa rischierebbero le banche italiane se l’emergenza coronavirus dovesse aggravarsi ancora. Direttamente gli istituti di credito non corrono alcun rischio ma, indirettamente, è ovvio che anche le banche dovrebbero fare i conti con il peggioramento della situazione economica italiana. Se il PIL Italia dovesse peggiorare, sugli istituti bancari ci sarerebbero inevitabili conseguenze. Il fatto è che il peggioramento dell’economia italiana almeno nel primo trimestre è dato per scontato e anche le previsioni FMI fornite appena la scorsa settimana sembrano essere ormai superate.
Quindi la vera domanda è: quali sono i rischi per le banche italiane con il peggioramento del PIL?
Secondo la sim Equita è ovvio che le banche faranno i conti con il calo del PIL ma l’emergenza coronavirus è si destinata ad avere un effetto negativo ma esso sarà comunque temporaneo.
In un report che è stato diffuso ieri dagli analisti della sim milanese, è stato misurato l’impatto sull’utile e sulle valutazioni degli istituti bancari in caso di ulteriore peggioramento del quadro macroeconomico dell’Italia.
Le stime della sim per il biennio 2020-2022, che si basano su un incremento atteso del PIL dello 0,5 per cento annuo, incorporano flussi di nuove esposizioni non performanti per 15 miliardi di euro al di sopra dei 15,6 del 2019 e dei 16,5 del 2018. Tali stime fanno riferimento a un default rate dell’1,2 per cento.
Da queste proiezioni consegue un costo del rischio che è mediamente pari a 55 punti base, praticamente stabile su base annua.
In passato considerando un tasso di crescita del PIL Italia compreso nel range 0,5/1 per cento, il default rate delle banche italiane è stato leggermente superiore all’1 per cento. Viveversa con una contrazione del PIL di oltre il 2 per cento, allora il default rate delle banche ha superato il 4 per cento.
Alla luce di tutti questi elementi,un peggioramento del default rate del 20 per cento all’1,6 per cento significa ipotizzare un PIL a -0,5 per cento. Questa dinamica determinerebbe un aumento dei flussi annui di nuove esposizioni non performanti delle banche italiane fino a 8 miliardi di euro con conseguente impatto negativo dell’8 per cento su utili e valutazioni.
Per Equita non è da escludere che il sell-off che ha caratterizzato le banche in avvio di Ottava possa essere un primo tentativo del mercato di inglobare la revisioni al ribasso del PIL. Il primo step potrebbe essere un PIL piatto per il 2020 ma, come detto in precedenza, ci potrebbe essere anche lo spazio per un ulteriore calo del Prodotto Interno Lordo con conseguente flessione dei prezzi dei bancari su Borsa Italiana.
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