Il risiko del settore bancario è ufficialmente iniziato ieri con l’offerta pubblica di scambio non ostile che Iintesa Sanpaolo ha promosso su UBI Banca. Obiettivo della proposto della banca guidata da Carlo Messina è quello di comprare UBI Banca e integrarla all’interno della sua struttura con conseguente delisting del titolo da Borsa Italiana. Dell’operazione, con ruoli differenti, fanno parte anche la modenese BPER Banca e la bolognese Unipol.
Sia pure in misure completamente differente, sono queste le 4 banche italiane che partecipano a quello che è stato già definito come il primo round del risiko bancario. In altri termini questi 4 istituti, andranno a scrivere, con ruoli diversi, il primo capitolo del libro sulle fusioni delle banche italiane. Per approfondire e conoscere tutti i dettagli dell’offerta lanciata da Intesa Sanpaolo su UBI Banca nonchè il ruolo di Unipol e BPER Banca, si rinvia all’articolo di analisi: Intesa Sanpaolo vuole comprare UBI Banca: partono le fusioni tra banche italiane
Se le 4 banche citate sono le protagoniste del primo round del dossier fusioni, cosa faranno quegli istituti che non fanno parte di questa operazione? A porsi questa domanda è stato un articolo di oggi del Corriere della Sera. Secondo il quotidiano se è vero che Intesa Sanpaolo ha ufficialmente aperto il risiko bancario, è altrettanto vero che lo ha anche immediamente bloccato perchè adesso diventa difficile per chi non è della partita, capire come muoversi. Sicuramente, e questo è il concetto che il pezzo del Corriere della Sera sembra lasciar trasparire, gli istituti esclusi qualcosa faranno ma è ancora presto per dire cosa.
Certamente tra ipotesi e mosse reali, per tutte le banche italiane si vede all’orizzonte un periodo di forte effervescenza che non potrà avere degli effetti in borsa sulle rispettive quotazioni.
Per questo motivo investire sulle azioni delle banche italiane è quontomai conveniente sia se si procede in modo diretto che nel caso in cui si preferisca invece operare con strumenti derivati come il CFD Trading.
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Fusioni banche italiane: ora attenzione su Banco BPM
Considerando che fino all’altro ieri le banche viste al centro del dossier fusioni erano 4 (Unipol, UBI Banca, BPER e Banco BPM) e che oggi le prime 3 sono legate all’operazione lanciata da Intesa Sanpaolo, la domanda è cosa potrà fare Banco BPM dinanzi a tutto questo. La banca, a sua volta nata dalla fusione tra Banco Popolare e la milanese Banca Popolare di Milano, presenterà il suo piano industriale il prossimo 3 marzo 2020. Forse in quella occasione si potrà sapere qualcosa in più. Certo è che la vecchia ipotesi di fusione Banco BPM UBI Banca è semplicemente da cestinare.
Resta Banca MPS, il cui destino è ancora tutto da decidere. Secondo il Corriere della Sera non nè escluso che Banco BPM alla fine decida di puntare proprio sul Monte dei Paschi soprattutto in chiave difensiva. Una mossa di questo tipo sarebbe quasi opportunistica.
E’ Unicredit? La seconda banca italiana per dimensioni ha sempre detto che punta ad una crescita per linee interne ma adesso la mossa di Intesa Sanpaolo su UBI potrebbe spingere la banca di Mustier ad un ripensamento.
Insomma il secondo capitolo delle fusioni tra banche italiane è tutto da scrivere.
Certo è che tutte le banche italiane si apprestano a vivere giorni intesi.
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