Il salvataggio di Banca Carige diventa ancora più difficile e più caro rispetto alle prime ipotesi. Mentre sul fronte pratico resta tutto in alto mare e tutto legato ad ipotesi, Il Sole 24 Ore ha provato ad aggiornare i conti su quanto effettivamente serve per mettere in sicurezza i conti della disastrata banca ligure.
La necessità di dover ricalcolare i costi necessari per il salvataggio si è rivelata quasi obbligatoria alla luce della convinzione che la somma precedentemente indicata per salvare Banca Carige non sarebbe bastata per coprire l’ammanco.
Il problema, come sembra certificare il quotidiano di Confindustria, è che la situazione di Banca Carige è sempre più preoccupante e quindi il piano di intervento per mettere in sicurezza la banca costa sempre di più. Sulla base di una revisione delle necessità della banca ligure e tenuto conto di alcune voci di corridoio che circolano negli ambieti finanziari negli ultimi giorni, Il Sole 24 Ore ha calcolato che per mettere in sicurezza Banca Carige sono necessari non meno di 900 milioni di euro. Secondo il quotidiano finanziario non è affatto da escludere che l’ammanco che alla fine ci sarà da coprire possa essere anche superiore alle stime fin qui fatte e magari possa collocarsi “non lontano dai 900 milioni, come si segnala in alcuni ambienti finanziari“.
Lo stesso quotidiano di Confindustria afferma anche che la definizione precisa della somma necessaria per il salvataggio di Banca Carige dipenderà, a conti fatti, dalla partecipazione dei soggetti che saranno coinvolti nell’operazione. Secondo Il Sole 24 Ore è possibile che la Cassa Centrale Banca possa prendere in considerazione un primo ingresso attorno al 10 per cento del capitale per poi salire ulteriormente. E’ anche possibile, prosegue il quotidiano nella sua analisi, che all’interno di una più vasta operazione di pulizia chiesta dal regolatore la SGA decida di intervenire con l’acquisto di ben 3,3 miliardi di crediti deteriorati sui 3,5 totali. La stessa SGA scenderebbe in campo anche per fornire garanzia sui crediti in bonis “a fronte della quale dovrebbe essere pagato un corrispettivo a prezzo di mercato“.
Nonostante la complessità dell’operazione e la crescita della somma necessaria per la messa in sicurezza della banca, Il Sole 24 Ore ritiene che tra i vertici del fondo volontario e del Fitd, il Mef, i commissari della banca e gli advisor sia tornato un leggero “ottimismo sul buon esito dell’operazione“. E’ quindi possibile che nei prossimi giorni possano esserci delle novità.
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