Il tempo per il salvataggio di Banca Carige diventa inesorabilmente sempre più stretto. Entro 25 giorni, ossia entro la fine di luglio, in un modo o nell’altro, la banca ligure dovrà essere riuscita a trovare 800 milioni di euro. A tanto ammonta la liquidità necessaria affinchè l’istituto ligure possa restare in vita. La scandenza di fine luglio è stata concordata con la Banca Centrale Europea ed è quindi da ritenersi inderogabile. Nel caso in cui entro i 25 giorni rimasti prima dello scadere dell’ultimatum, Banca Carige non riesce a trovare la liquidità necessaria, si aprirebbero inevitabilmente le porte della liquidazione.
Rispetto ai primi mesi della grave crisi della banca genovese, quindi, nulla è cambiato. Oggi come allora, in assenza di novità reali e di un piano di salvataggio attuabile, Banca Carige rischia di finire in liquidazione.
Che il tempo per salvare Banca Carige sia sempre più stretto lo si capisce anche dalla frenesia che si respira in alcuni ambienti governativi.
La Repubblica ha riportato la notizia di un summit che si è tenuto a Palazzo Chigi tra rappresentanti della maggioranza di governo Lega Movimento 5 Stelle e tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze e della Banca d’Italia. Al centro del summit un aggiornamento sulle possibili ipotesi in campo per salvare Banca Carige nonchè istruzioni tecniche su quello che oggettivamente può essere fatto e quanto invece non può essere fatto. A stabilire i paletti del possibile intervento del governo a favore di Banca Carige sono stati i tecnici del Tesoro i quali hanno detto a chiare lettere che, allo stato attuale dei fatti, il governo non può assolutamente intervenire in modo diretto a favore di CariGenova. Lo Stato non può intervenire è stato il messaggio che, secondo il resoconto de La Repubblica, è passato, nel summit che si è tenuto a Palazzo Chigi.
Non poter intervenire non significa, comunque, avere le mani legate. Se è vero che lo Stato nom può lanciare un aumento di capitale precauzionale come quello che due anni fa fu effettuato per mettere in sicurezza Banca Monte dei Paschi, è altrettanto vero che lo Stato può comunque svolgere il ruolo di grande tessitore di una cordata di intervento.
E’ sulla base di questa constazione che La Repubblica ha evidenziato che l’unica opzione in campo ad oggi per salvare Banca Carige sia quella di una cordata brida guidata dal Fondo interbancario. In questa cordata ci sarebbero ruoli sia pure minoritari per gli azionisti privati genovesi ma anche per le due banche pubbliche Credito Sportivo e Mcc. Il problema nell’attuazione di un piano di salvataggio basato su questa cordata sta nel fatto che la maggioranza di governo preferirebbe nettamente un compratore industriale a questa variopinta alleanza messa su per evitare che Banca Carige possa finire il liquidazione.
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