Un emendamento al Decreto Crescita per favorire la fusione tra le banche del sud Italia. E’ questo il provvedimento al quale il governo sta pensando per dare uno scossone ai numerosi istituti bancari del Mezzogiorno che presentano problematiche. La norma non è fatta per una banca specifica ma è inevitabile che l’emendamento faccia al caso della Banca Popolare di Bari.

Non c’è quindi da meravigliarsi se l’emendamento in questione è stato già ribettezzato come norma salva Popolare di Bari se questa mattina alcuni media parlano apertamente di legge salvagente per la Banca Popolare di Bari. Al di là dei toni scandalistici è ovvio che la necessità di creare le condizioni che possano favorire le fusione tra le banche del sud è preciso obbligo del legislatore in considerazione del delicato momento che la Popolare di Bari sta attraversando.

A dire che un intervento a favore della Popolare di Bari sia quantomeno necessario sono gli stessi numeri. La più importante banca del Mezzogiorno ha chiuso il 2018 con una perdita pari a circa 397 milioni di euro. A preoccupare maggiormanete sono però i dati patrimoniali. Alla fine del 2018, la Banca Popolare di Bari aveva un Cet1 ratio e un Tre One ratio pari al 7,52 per cento mentre il Total Capital Ratio era pari al 9,78 per cento. Secondo quanto affermato da Milano Finanza, i coefficienti patrimoniali della Banca Popolare di Bari hanno segnato un ribasso al di sotto dei requisiti della Banca d’Italia. Tutte queste informazioni confermano che il salvataggio della Banca Popolare di Bari sia sempre più necessario. 

Ma cosa afferma l’emendamento al Decreto Crescita in relazione agli incentivi per favorire le fusioni tra le banche del Sud? Il provvedimento antitutto le banche che hanno sede nelle seguenti regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. L’emendamento afferma che le cosiddette DTA ossia le attività per imposte anticipate che riguardano le perdite delle singole banche derivanti da situazioni patrimoniali approvate a fini dell’aggregazione vengano trasferite al nuovo istituto e quindi vengano trasformate in credito di imposta fino un massimo di complessivi 500 milioni di euro. 

L’emendamento si configura quindi come un agevolazione fiscale che ha come obiettivo quello di favorire le aggregazioni tra le banche con sede nel Meridione. L’importante novità potrebbe essere molto di aiuto alla Banca Popolare di Bari. Ovviamente per ora non c’è alcuna ufficialità ma, secondo Milano Finanza, le possibilità che tale emendamento possa concretizzarsi sono molto alte. 

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