Il salvataggio di Banca Carige è morto e sepolto? La domanda è d’obbligo dopo la decisione di BlackRock di rompere ogni trattativa per entrare nel capitale di CariGenova e la successiva presa di posizione del FITD, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Quest’ultimo, prendendo atto del ritiro improvviso di BlackRock, ha deciso di bloccare sul nascere ogni ipotesi di conversione del bond subordinato di Banca Carige da 320 milioni di euro.
Dopo mesi di trattative, e con le azioni Banca Carige da tempo sospese su Borsa Italiana, la situazione attuale è così sintetizzabile: nulla di fatto sul salvataggio di Banca Carige e tutto in alto mare. La conclusione non può essere che questa in considerazione del fatto che il FITD, pur non dicendolo espressamento, ha fatto passare un messaggio ben preciso decidendo di bloccare la conversione del bond: da soli non salveremo Banca Carige!
Se BlackRock se l’è data a gambe e il FITD non ci sta restare da solo con la patata bollente tra le mani, allora la domanda è: chi salverà Banca Carige? Che ne sarà del salvataggio di CariGenova? Attenzione perchè se non ci dovessero essere delle soluzioni a breve termine, il rischio che si profilerebbe sarebbe il passaggio da questi interrogativi a una domanda che, fino a poche settimane fa, era considerata morta e sepolta: ci sarà una nazionalizzazione di Banca Carige?
Nel comunicare lo stop alla conversione del bond subordinato, il FITD ha anche ribadito la sua disponibilità a procedere con altri investitori “a un piano simile a quello definito con Blackrock, prima dell’abbandono dell’operazione da parte del fondo americano“. In pratica il FITD è pronto a concludere l’operazione con ogni investitore privato che voglia prendere il posto di BlackRock. Condizioni e requisiti del piano sono gli stessi del passato. Il problema è che già in passato, oltre a BlackRock, nessun altro investitore privato aveva manifestato interesse a partecipare al piano di salvataggio di Banca Carige. Perchè allora ci dovrebbe essere proprio ora questo colpo di scena?
Secondo il numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, è inutile tergiversare perchè le strade per il salvataggio della banca ligure sono due: o si fanno avanti dei privati o si procede con la nazionalizzazione. Intervistato da La Repubblica, Messina ha affermato che sono necessarie soluzioni che diano a “Banca Carige un assetto di governo chiaro e senza conflitti di interesse”. Certamente, ha poi proseguito Messina, non è pensabile che Banca Carige possa diventare la banca del Fondo tutela depositi, parte volontaria od obbligatoria. “Se il FITD entrerà sarà solo una soluzione transitoria, poi serve un partner strategico al 51%. Se c’è privato bene; sennò anche pubblico, come in Germania, Gran Bretagna e altrove” ha concluso il numero uno di Intesa Sanpaolo.
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