La magistratura amministrativa irrompe a Piazza Affari. Con una decisione dell’ultimo minuto, il TAR del Lazio (Tribunale Amministrativo Regionale) ha bloccato il delisting delle azioni Parmalat che sarebbe dovuto scattare ieri assieme a quello di Luxottica. In pratica, alla luce della decisioni dei giudici amministrativi, le azioni Parmalat continueranno ad essere oggetto di quotazione su Borsa Italiana. Nessun addio ai mercati, quindi, per la società italiana da tempo nella mani dei francesi di Lactalis. Dinanzi ad un colpo di scena simile, è ovvio che oggi tanti investitori siano portati a chiedersi perchè il delisting di Parmalat è stato bloccato e le azioni Parmalat non sono state revocate da Piazza Affari. Per rispondere a questa domanda è necessario andare ad analizzare da vicino le osservazioni che sono state avanzate dal TAR del Lazio. I giudici amministrativi non sono ovviamente sognati dall’oggi al domani di sospendere il destling delle azioni Parmalat ma hanno semplicemente accolto una richiesta di sospensione in via cautelare che era stata formulata dal colosso bancario americano Citi.
Proprio la banca d’affari Usa, ovviamente mediante i suoi legali, ha chiesto (e quindi ottenuto) di sospendere il via cautelativa la delibere sul delisting che erano state adottate, come normativa vigente prevede, da Consob e da Borsa Italiane. Sospendendo quelle delibere è stato ovviamente bloccato anche il delisting. Secondo le richieste dei legali di Citi le delibere che avrebbero portato all’addio di Parmalat da Piazza Affari avrebbero determinato un danno irreversibile alle ragioni di credito vantate dalla stessa Citi. E’ il passato che è quindi tornato a bussare alle porte della “francese” Parmalat bloccato un delisting che sarebbe dovuto avvenire già nell’oramai lontano 2011. Il fatto è che alla banca d’affari americana Citi è stato riconosciuto un risarcimento danni da Parmalat pari a 431,3 milioni di euro che dovrà essere liquidato ossia pagato mediante l’emissione di nuovi titoli. Con il delisting di Parmalat non ci sarebbe state emissione di alcun nuovo titolo e Citi non avrebbe ottenuto alcun risarcimento danni. La sospensione è in via cautelare e quindi temporanea ma Citi ha già aperto un secondo fronte. La banca d’affari americana ha infatti chiesto di procedere con l’accertamento della possibile violazione dell’articolo 102 comma 4 del TUF che stabilisce che un documento di offerta deve essere approvato solo se viene considerato idoneo a consentire di elaborare un giudizio fondato sull’operazione. Insomma, nella migliore tradizione a cui ha abituto questa lunga storia, tutto è pronto per tornare ancora una volta in alto mare.
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