Ammonta al 60 per cento la perdita in termini di valore che il prezzo delle azioni Monte dei Paschi ha registrato nel corso dell’ultimo anno. Il crollo della quotazione Banca MPS è stato ovviamente causato anche dal sentiment negativo che ha caratterizzato Borsa Italiana e, in particolare, le azioni del settore bancario a partire da quelle delle big Intesa Sanpaolo e Unicredit. In questo contesto la quotazione Banca Monte dei Paschi di Siena è andata peggio perchè all’effetto negativo derivante dal sentiment generale si è andato a sommare anche l’effetto negativo causato dai noti problemi interni. 

L’andamento delle azioni Banca MPS è stato esamimato da Milano Finanza. Il Monte dei Paschi oggi riparte su Borsa Italiana da 1,51 euro, decisamente lontano dai quasi 4 euro del mese di gennaio. Se si guardano le percentuali il bilancio di MPS ad un anno da ritorno alle negoziazioni su Borsa Italiana non può che essere considerato negativo. Monte dei Paschi oggi è una delle banche italiane più deboli e dalle prospettive più incerte. Secondo Milano Finanza questi 12 mesi sono stati “faticosi, con un piano industriale da rispettare, un mercato in brusca correzione e un nuovo azionista decisamente imprevedibile” ossia lo Stato. Fondamentalmente quindi la banca di Siena si è trovata in una posizione davvero poco invidiabile con, da un lato, le tensioni create dalle mosse del governo, che hanno influenzato in modo negativo tutte le banche e dall’altro il fatto che proprio lo Stato sia l’azionista principale dell’istituto toscano. Insomma la presenza dello Stato azionista non è piaciuta ai mercati e questo si è rispecchiato in una perdita di circa il 60 per cento del valore delle azioni. Secondo Milano Finanza questo calo è arrivato “non tanto per incertezze sulla strategia quanto perché, con il nuovo assetto proprietario, la banca è diventata una perfetta proxy dell’Italia“.

Nonostante queste tribolazioni, comunque, Monte dei Paschi ha proseguito nell’attuazione di quanto previsto dal piano industriale varato di concerto con lo Stato e con l’Europa.  La banca ha proceduto con la cessione di circa 24 miliardi di crediti deteriorati, cui vanno aggiunti i portafogli di crediti deteriorati e utp (unlikely to pay, o inadempienze probabili) venduti ormai con sistematicità. Ragionando in termini potenziali, il fatto che il processo di risanamento sia proseguito nonostante un contesto non favorevole rappresentanto un dato di fatto incoraggiante per il futuro. 

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