Il nuovo ribasso registrato dalla borsa di Wall Street ha reso ancora più pressanti le domande che molti investitori oramai da giorni si stanno ponendo a partire dalle tempistiche della fase di sell-off. Quanto durerà il crollo delle borse è forse l’interrogativo più rappresentativo di questa fase. Inutile dire che nessuno, ad oggi, può azzardare previsioni di alcun tipo proprio perchè i fattori in ballo sono di varia natura.
Inoltre, come hanno messo in evidenza gli analisti più attenti, è palese che il panic selling che sembra essersi impossessato dei mercati non è sbucato fuori improvvisamente ma è invece frutto dello stesso rialzo ad oltranza che ha caratterizzato i mercati in questi ultimi mesi. Insomma le borse mondiali crollano perchè le valutazioni erano eccessivamente alte ma fino quando continueranno a crollare?
I venditori hanno il controllo del mercato
Se c’è un aspetto che è emerso in questi giorni e sul quale non ci sono dubbi è il fatto che siano i venditori a dettare le regole. Chi vende ha il controllo del mercato anche perchè la propensione al rischio è stata troppo condizionata dall’incertezza scaturita dagli ultimi dati macro diffusi la scorsa settimana. Gli investitori sono infatti rimasti molto delusi per la decisione della Federal Reserve di non alzare i tassi di riferimento nel board di luglio rinviando tutto a settembre. Il punto è che alcuni analisti stanno iniziando a pensare che l’intervento della Federal Reserve (quando essa ci sarà) possa essere tardivo e di conseguenza inefficace. In altre parole la banca centrale Usa sta seriamente rischiando di intervenire troppo tardi.
Tutta una serie di market mover confermano queste preoccupazioni. Gli ultimi dati sull’occupazione Usa sono stati i più deboli dalla pandemia e hanno fomentato la paura gli gli Stati Uniti, dopo averla evitata per anni, possano finire in recessione.
La paura per la fase di avvitamento dell’economia unita all’approccio FED oramai ritenuto troppo duro hanno creato un mix perfetto che spinge tanti investitori a chiudere le posizioni lunghe sulle classi di attività a maggiore rischio.
Anche le tensioni in Medio Oriente pesano sul crollo delle borse mondiali
A proposito di scenari negativi perfetti, la situazione di fuoco presente in Medio Oriente non fa che destabilizzare ancora di più il quadro di riferimento. La possibilità che ci sia una escalation nel conflitto sta causando ulteriori tensioni sui mercati internazionali.
Il mix di fattori destabilizzati fin qui citati sta causando una forte azione al ribasso sui prezzi. Si tratta di una dinamica che non ha carattere tecnico ma sembra più che altro espressione di quello che gli analisti chiamano trading della paura. In pratica la maggior parte degli investitori sta tagliando la rispettiva esposizione al rischio per un motivo molto semplice: non c’è più la garanzia di sicurezza che c’era fino a poche settimane fa. Ad avvantaggiarsi di questa situazione sono i titoli di stato che non a caso vengono percepiti come l’asset in questo momento più sicuro.
Fin quando durerà il crollo delle borse mondiali?
Ed eccoci tornati alla domanda iniziale: fin quando durerà il crollo delle borse globali? Forse la sola risposta che si può dare a questo interrogativo senza cadere nelle “scommesse” è fino a quando gli investitori non avranno percezione di catalizzatori rialzisti. Ad esempio dati macro Usa positivi o anche alcune dichiarazioni di tipo dovish da parte dei membri della FED.
Possiamo affermare che nel momento in cui arriveranno dei segnali di diverso avviso rispetto a quelli attuali, allora il sell-off potrebbe arginarsi.
Chi volesse investire in borsa in questa situazione, quindi, dovrebbe prestare molta attenzione a cogliere questi segnali. Essi darebbero la dimensione di un possibile cambiamento del trend.
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Quali livelli tecnici tenere d’occhio?
Abbiamo detto che è il trading della paura a dettare il ritmo del crollo delle borse. L’analisi tecnica, quando domina l’irrazionalità è secondaria ma essa, già nei prossimi giorni, tornerà ad avere un certo peso.
In questo contesto, assumendo come riferimento l’indice STOXX50 che raggruppa i titoli europei a maggiore market cap, si può ipotizzare che la rottura del supporto a quota 4560 punti possa spingere il paniere verso i 4.400 punti. Tra i titoli che più di tutti stanno appesantendo questo paniere molto rappresentativo ci sono energetici e finanziari.
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