Il governatore della Banca Centrale Croata ha respinto le lamentele secondo cui l’introduzione dell’euro avrebbe portato le imprese ad aumentare i prezzi in modo sostanziale, affermando che la sua adozione ha aumentato i costi solo marginalmente,
Boris Vujcié ha dichiarato che, mentre la decisione di diventare il 20° membro dell’eurozona a gennaio ha portato a un aumento effettivo di alcuni prodotti (come il caffè) e servizi (come i tagli dei capelli dal barbiere), complessivamente il costo della vita non è aumentato in maniera apprezzabile. “Possiamo affermare con sicurezza che l’impatto dell’introduzione dell’euro non è stato significativo sui prezzi“, ha dichiarato Vujeie, aggiungendo che i prezzi sono aumentati al massimo di 0,4 punti percentuali.
Le difese da parte del governatore della banca non sembrano però aver soddisfatto l’opinione pubblica che, in maniera simile a quanto avvenuto in altri Paesi che hanno adottato l’euro, sostiene di dover fare i conti con forti impennate del prezzo dei prodotti.
In Croazia, però, il fenomeno sembra essere ancora più pericoloso: il Paese è infatti più povero di molti altri Paesi europei, tanto che il suo prodotto interno lordo pro capite era la metà della media dell’UE nel 2021, secondo la Banca Mondiale. Ciò significa che le persone sono ancora più esposte all’aumento dei prezzi.
A sostenere tale tesi sono anche le associazioni dei consumatori: sei tra le principali hanno avviato un progetto di “secret shopper” per monitorare i prezzi di 55 beni e servizi e hanno trovato prove di arrotondamenti dei prezzi e di forti aumenti. Per esempio, il prezzo di un sacco di patate da 1 kg è quasi raddoppiato da novembre a gennaio e il prezzo dello yogurt è aumentato di un quarto…
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