La Banca centrale ha iniziato a studiare la fattibilità di un euro digitale già nell’ottobre 2021. Entro la fine dell’anno, a quasi due anni di distanza dall’avvio di quei lavori, i capi di Stato dell’UE dovranno quindi decidere se la BCE debba procedere con le fasi successive, che comprendono la verifica delle disposizioni tecniche necessarie affinché gli europei possano spendere euro digitali. Insomma, lentamente il vecchio Continente sta convergendo verso un euro digitale ma, in fin dei conti, è errato pensare che possano esserci novità importanti nel breve termine.
Come sottolineavano gli analisti della banca tedesca LBBW, la BCE è piuttosto combattuta. Da una parte teme che senza un euro digitale la zona euro finisca con l’essere geopoliticamente ed economicamente schiacciata tra le grandi aziende tecnologiche degli Stati Uniti e i sistemi di pagamento della Cina. Dall’altra parte teme di compiere un passo falso errato, che avrebbe ripercussioni catastrofiche sul sistema monetario continentale.
Di tutto ciò, sebbene in modo meno aperto di quanto abbiamo riassunto nelle scorse righe, ha peraltro già parlato il Presidente della BCE Christine Lagarde, che ha ammesso che “l’ingresso delle grandi aziende tecnologiche nel settore dei pagamenti potrebbe aumentare il rischio di dominio del mercato e di dipendenza da tecnologie di pagamento straniere, con conseguenze per l’autonomia strategica dell’Europa (…) Già oggi più di due terzi delle transazioni di pagamento con carta in Europa sono gestite da società con sede al di fuori dell’Unione Europea”.
Riconosciuto il problema, bisogna solo trovare una soluzione efficace. Soluzione che, sebbene lontana, si sta lentamente profilando all’orizzonte, spinta anche da ciò che è avvenuto con la pandemia di Covid-19 e poi di nuovo con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
“L’importanza di preservare la sovranità geopolitica è aumentata nei recenti discorsi e pubblicazioni della BCE a favore di un euro digitale. Questo ha certamente a che fare con lo scoppio della guerra in Ucraina e con le crescenti tensioni geopolitiche globali”, hanno ricordato ancora gli analisti della banca. E così, non stupisce che a novembre 2022 la Lagarde avesse dichiarato come l’euro digitale fosse “un progetto europeo comune” e che “servirebbe essenzialmente a obiettivi di politica pubblica più ampi, come il rafforzamento dell’autonomia strategica dell’Europa”.
Ad ogni modo, è anche evidente che c’è di più. La BCE non può infatti rimanere indifferente al fatto che il mercato sta alimentando una crescente domanda di asset criptovalutari e al fatto che molte altre banche centrali stanno valutando lo sviluppo di una valuta digitale. Di qui, il rischio che la BCE si trovi in una condizione di irrimediabile ritardo.
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E tu che ne pensi? L’Europa avrà presto un suo euro digitale?
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