Non è necessario essere degli esperti di finanza per intuire che il tema caldo sui mercati finanziari nelle prossime settimane sarà il voto europeo in programma dal 6 al 9 giugno 2024. Le elezioni europee potrebbero condizionare in primo luogo l’andamento dei mercati del Vecchio Continente (compresa Borsa Italiana) ma sono possibili anche condizionamenti sul forex e in primo luogo sul cambio Euro Dollaro. La divisa unica, infatti, è in una fase di rafforzamento sul biglietto verde e un esito incerto del voto potrebbe andare ad interrompere questo trend.
La vera partita, comunque, non è tanto sul mercato dei cambio quanto sull’azionario. Provare a comprendere quali potrebbero essere gli effetti delle elezioni europee sulle azioni significherebbe anticipare la direzione dei mercati.
L’appuntamento con le elezioni europee lato trading online non è da trascurare perchè come afferma Nicolas Wylenzek, Macro Strategist di Wellington Management, il voto europeo potrebbe accelerare il cammino verso modifiche nelle priorità politiche della Unione Europea con implicazioni che potrebbero essere anche di una certa rilevanza per i titoli azionari dell’area UE.
Sondaggi elezioni europee 2024: le ultime rilevazioni
Quando parliamo di possibile esito di una determinata elezione, abbiamo sempre a disposizione un’arma potentissima per capire che aria tira: i sondaggi. Ebbene stando agli ultimi sul voto europeo, l’estrema destra potrebbe essere la grande vincitrice del voto per il rinnovo del parlamento. Ovviamente non si intende una vittoria letterale delle formazioni di destra radicale quanto più che altro u’affermazione di questi partiti sufficiente per renderli ago della bilancia nei rapporti tra le varie forze.
Lo strategist prevede una vittoria letterale del Partito Popolare Europeo che diverrebbe il gruppo più numeroso in seno al Parlamento e una parallela sconfitta dei socialisti.
Ed è in questo scenario che si potrebbero aprire due ipotesi: la più probabile è quella della classica convergenza tra popolari e socialisti alleati se non di fatto almeno nei fatti; la meno probabile ma che tuttavia non può essere esclusa del tutto, vede una alleanza tra popolari ed estrema destra che significherebbe per la seconda una forte possibilità di azione in ambiti a lei sensibili come l’immigrazione o il clima.
Secondo vari policymaker questo probabile scostamento a destra dell’Europa impatterebbe su almeno 5 ambiti diversi:
- Meno green: la percezione che le misure sul clima abbiano ecceduto, alimentata dalla riduzione della crisi dei prezzi dell’energia, suggerisce un rallentamento delle iniziative per raggiungere il net zero. L’UE manterrebbe quindi un focus sull’indipendenza energetica, ma potrebbe ridurre il ritmo delle politiche ambientali avanzate, come la produzione di idrogeno verde, che potrebbero perdere slancio.
- Ridotto slancio verso l’integrazione: il sostegno ai partiti di estrema destra cresce perchè c’è una disillusione diffusa verso le istituzioni governative europee. Molti elettori percepiscono l’integrazione UE come troppo rapida, preferendo preservare la sovranità nazionale. Un effetto immediato della riduzione dello slancio verso l’integrazione sarebbe il rallentamento del mercato dei capitali
- Stretta sull’immigrazione: la recente riforma delle norme sull’asilo e migrazione ha già reso più difficile l’ingresso dei richiedenti asilo. Ulteriori restrizioni significherebbe un aggravamento delle sfide per un mercato del lavoro già rigido.
- Più sostegno alle imprese: negli ultimi anni il Parlamento Europeo è stato criticato per un’eccessiva regolamentazione a scapito delle imprese. Un’Europa a destra cercherebbe di alleggerire alcune misure, specialmente in settori cruciali per la sicurezza nazionale e la resilienza della catena di approvvigionamento.
- Politica esterna rivolta verso la Cina: con una affermazione dei partiti di estrema destra, il Parlamento Europeo potrebbe mostrarsi più favorevole alla Cina. Uno scenario simile complicherebbe i rapporti tra l’UE e gli Stati Uniti, che continuano a promuovere il decoupling.
Tirando quindi le somme, dalle elezioni europee 2024 potrebbe scaturire un’Unione Europea meno orientata verso la sostenibilità ambientale e l’integrazione sovranazionale, ma più restrittiva sull’immigrazione, più favorevole alle imprese e potenzialmente più aperta alla Cina.
Difesa in primo piano dopo le elezioni europee 2024?
Se c’è un punto su cui tutti gli analisti sono concordi è che il peso della difesa nell’Europa del futuro non potrà che aumentare.
Un vero e proprio cambio di priorità si profila all’orizzonte con la transizione energetica che cederà appunto il passo alla difesa in risposta ad almeno tre diverse esigenze:
- L‘attenuazione della crisi energetica: la fase acuta della crisi energetica è ormai alle spalle e l’urgente necessità di una rapida transizione verso le energie rinnovabili si è affievolita.
- La guerra in Ucraina: la possibilità concreta di un prolungamento della guerra in Ucraina ha evidenziato la mancanza di preparazione dell’Europa a difendersi autonomamente o a sostenere l’Ucraina senza l’aiuto degli Stati Uniti.
- La vittoria di Trump alle elazioni Usa: in caso di una seconda presidenza Trump ci sarebbe una maggiore pressione sui Paesi europei per aumentare le spese militari.
Gli Stati membri dell’UE stanno cercando di migliorare il coordinamento e la cooperazione in progetti di sviluppo su larga scala, come carri armati e caccia di nuova generazione. Si stanno allineando gli sforzi di approvvigionamento ed è in corso un potenziamento dell’industria della difesa europea per ridurre la dipendenza dalle importazioni. Vero è che la spesa per la difesa resta una questione di competenza dei singoli stati, tuttavia c’è la chiara volontà di aumentare i budget per le armi.
Inutile dire che la spinta verso l’aumento della spesa per la difesa è un grande vantaggio per le aziende europee del settore che avranno una maggiore visibilità sulla domanda a medio termine. I colossi europei della difesa hanno dalla loro parte barriere all’ingresso molto più elevate che consentono di proteggersi dalla concorrenza (a differenza di quello che avviene nel caso delle aziende legate alla transizione energetica.
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Un settore che è certamente candidato ad avere grande beneficio comunque vadano le elazioni europee è quello della difesa. Nel complesso Nicolas Wylenzek è positivo su tutte le azioni europee in vista del voto di giugno. Fattori come il miglioramento della crescita e il sostegno fiscale offrono buona visibilità all’azionariato europeo.
Oltre alla difesa, i settori che potrebbero trarre maggiore vantaggio dal voto sono quello healthcare, quello delle telecomunicazioni e quello delle utility soprattutto in un ottima trading difensiva.
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