Era già stato preannunciato in precedenza, anche se le fonti ufficiali avevano mantenuto un approccio vago, ma adesso sembra esserci la conferma: l’inflazione nella zona euro potrebbe durare più a lungo del previsto.
Nonostante l’economia europea abbia continuato a crescere anche nel terzo trimestre 2021, gli scenari futuri non sembrano essere affatto positivi tante che le autorità centrali potrebbero essere costrette a rivedere le stime. Gli ultimi sviluppi fanno pensare che la durata del periodo inflazionistico si possa oltre le attese; sull’altro fronte, le stime del PIL potrebbero invece essere ribassate.
Due evoluzioni inattese visto e considerato che fino a poche settimane fa l’inflazione veniva considerata da tutti un fenomeno passeggero che sarebbe rientrato nel giro di poco tempo mentre il rialzo del PIL ad un ritmo consistente era considerato assodato. Adesso però il quadro muta e anche gli investitori dovrebbero tenere in considerazione le novità prima di definire la propria strategia trading.
I principali rischi
Nella riunione di fine ottobre della Banca Centrale Europea erano stati affrontati diversi temi tutti però riconducibili alfuturo della ripresa economica. I rischi maggiore per il rilancio erano stati individuati dall’Eurotower nel rialzo dei prezzi del comparto energetico e nella forte riduzione dell’offerta a fronte di una domanda in rapida ripresa dopo le restrizioni dei vari lockdown. Nonostante il consiglio già allora avesse parlato di pericoli “sostanzialmente equilibrati”, adesso è stato costretto ad ammettere che il prolungarsi di questa situazione avrebbe potuto rallentare la ripresa economica e la discesa dei prezzi al consumo.
Il rischio a questo punto si chiama stagflazione, una situazione economica caratterizzata dall’aumento dei prezzi e da una parallela contrazione della disponibilità del prodotto. In sostanza, nella fasi di stagflazione economica, il reddito a disposizione dei cittadini è nella realtà inferiore a quello nominale, considerati anche i costi più elevati.
In sintesi, il calo dell’inflazione nell’area Euro previsto per il 2022 potrebbe ritardare più del previsto. Questo allungamento della dinamica inflattiva trasformerebbe il rialzo dei prezzi al consumo da transitorio a duraturo.
Il rialzo dei tassi
L’obiettivo della BCE resta sempre lo stesso: portare l’inflazione al 2 per cento. Quello che può cambiare, sono le strategie da mettere in atto per arrivarci. Per esempio, sul tema caldo del rialzo dei tassi, l’aumento delle scadenze, anche a medio termine, farebbe ipotizzare che gli operatori di mercato abbiano ritenuto “che le condizioni di rialzo dei tassi di interesse siano state soddisfatte prima di quanto previsto dal Consiglio direttivo”.
Esiste quindi un divario tra il percorso dell’inflazione dei mercati degli swap e le proiezioni degli istituti di credito fatte nel mese di settembre.
Precisazioni sulla Forward guidance
Il “ritmo moderato” del PEPP e l’atteggiamento del consiglio sui tassi, ha spinto la BCE a riaffermare la forward guidance, che era stata proposta già nello scorso mese di giugno. Secondo tale valutazione, nonostante l’inflazione possa impiegare più del previsto a scendere, l’obiettivo del 2 per cento continua a restare inalterato.
Il board dell’Eurotower ha precisato che è stato necessario ribadire le prospettive di inflazione a medio termine. La determinazione del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea è quella di agire con forza e persistenza, “in linea con la sua strategia di politica monetaria rivista; questo per ancorare saldamente le aspettative di inflazione al suo obiettivo del 2%”.
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