La ripresa dell’economia Europea dipende, anche, dalla ripresa dei singoli stati appartenenti all’Unione. Purtroppo questo cammino è stato messo in difficoltà anche dalla crisi energetica; l’aumento dei prezzi del gas naturale e i livelli di stoccaggio relativamente bassi avranno un impatto sui consumi già a partire dal prossimo mese e, stando alle proiezioni, potrebbero avere conseguenze ancora maggiori nel caso in cui l’inverno dovesse esssere particolarmente rigido.

A causa dell’aumento del costo delle bollette di gas e luce, gli analisti si attendono un ovvio effetto negativo sia sul potere di acquisto delle famiglie europee che sulla domanda interna all’area Euro. 

Un errore che si potrebbe essere indotti a fare è quello di ritenere tutto questo passeggero. In altre parole è sbagliato considerare l’imminente crisi energetica come una sorta di parentesi con la quale imprese e consumatori sono costretti a fare i conti per pochi mesi ma poi tutto è destinato a tornare alla nornalità. 

La verità di cui occorre essere consapevoli è che le prospettive difficilmente sono destinate a migliorare nel medio termine. Ad affermarlo non è qualche cassandra dei mercati finanziari ma uno studio che è stato condotto da S&P Global Ratings, società di ricerca in ambito finanziario e valutazione sul rating di obbligazioni e titoli azionari. Nel documento dal titolo “The Energy Transition And What It Means For European Power Prices And Producers” (La transizione energetica e cosa significa per i prezzi e i produttori europei dell’energia) sono contenute delle previsioni sul possibile andamento dei prezzi dell’energia nel prossimo anno. Gli esperti di S&P Global Ratings invitano a non farsi illusioni quando affermano che i prezzi aumenteranno anche nel biennio 2022 – 2023.

L’analisi dei prezzi dell’energia

Il nuovo studio ha come base l’analisi su quanto accaduto in questo 2021, con un rimbalzo dei prezzi dell’energia che è statopiù forte di quelle che erano le previsioni e il rischio di una forte crisi energetica esteso a tutta l’Europa. Ad essere complice di questa situazione, è stato anche il calo del 20 per cento che i prezzi dell’energia avevano invece messo a segno nel corso del 2020.

La flessione avvenuta lo scorso anno non fu frutto di dinamiche normali e consuetudinarie ma bensì il risultato della grave crisi economica innescata dal covid19 (crollo della domanda, forte flessione del trasporto). Di conseguenza si può affermare che la prevista impennata dei prezzi del gas (con conseguente aumento delle bollette) sia anche essa un effetto (per quanto indiretto) della pandemia. 

Come sempre avviene dopo un ribasso, i prezzi tendono a rimbalzare recuperando il terreno perso. Il problema, come rilevato dall’analisi di S&P Global Rating, è che in questo caso l’impennata dei prezzi del gas naturale è seguita da quella del costo del carbonio. Le quotazioni di questo asset, infatti, sono arrivate ad un massimo storico che sfiora i 60 euro a tonnellata come è riportato dal documento di analisi.

Tutti questi movimenti ipotizzati possono essere sfruttati per investire al rialzo sui prezzi degli asset interessanti a partire dal gas naturale. Oggi c’è un modo semplice e alla portata di tutti per fare trading sulle materie prime: la negoziazione di CFD. Per imparare a speculare con i Contratti per Differenza sulle varie commodities può essere utile fare pratica con un conto demo gratuito come quello da 100 mila euro virtuali che è offerto dal broker eToro (qui la recensione)

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Tornando all’analisi, la conclusione degli esperti di S&P Global Rating è che l’aumento dei prezzi delle fonti di energia, durerà anche il prossimo biennio e sarà praticamente continuo. Le cause di questa situazione sono la contrazione dell’offerta, dovuta alla ristagno dell’economia globale, ma anche, come oramai è ampiamente noto, lo scarso contributo delle energie rinnovabili. Le fonti energetiche non inquinanti, infatti, non hanno rispettato quelle che erano le aspettative sul loro apporto dimostrando, se mai ce ne fosse stato bisogno, che le tempistiche per la transizione ecologica sono lunghissime. 

La scarsità di energia green

La produzione di energia da fonti rinnovabili è ancora scarsa, troppo per poter sopperire al rincaro record dei costi energetici cui stiamo assistendo. Gli obiettivi ambientali che l’Europa si è posta hanno infatti acceleratole dismissioni di produzione energetica da fonti di origine termica e nucleare. Questa mancanza però non potrà essere compensata da fonti rinnovabili, sicuramente non nei prossimi tre anni. Secondo S&P Global Rating tale situazione porterà a una alta volatilità dei prezzi per quelle materie prime che sono maggiormente legate alla produzione di energia.

Gli aspetti positivi

Da ogni crisi però nascono opportunità, e così dovrebbe essere valutata anche questa situazione specifica.  Secondo gli analisti internazionali, infatti, gli operatori energetici del Vecchio Continente beneficeranno di questo momento di prezzi più alti, perché sono coperti per il prossimo anno. Parallelamente i più importanti players del settore potranno anche supportare gli investimenti effettuati in vista della transizione energetica. Tale scenario, hanno poi aggiunto gli analisti, è da valutare positivamente in vista dello sviluppo di un mercato europeo degli accordi di acquisto di energia (PPA) per le fonti rinnovabili. Elementi di supporto in tal senso sono i prezzi d’esercizio favorevoli e i buoni margini. Fattore di disturbp è invece l’aumento della pressione sui produttori che presentano portafogli di generazione limitati.

Il report di S&P Global Rating sulle previsioni dei prezzi energetici nel medio termine si conclude poi con un alert: l’elevato incremento dei prezzi implica un aumento dei rischi politici per le società di servizi. In questo contesto diventa necessario tenere in considerazione elementi come la sicurezza dell’approvvigionamento e l’accessibilità economica.

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