Secondo quanto sta emergendo in queste ore, UBS sta progettando di permettere a due terzi dei suoi dipendenti di combinare in maniera strutturale il lavoro a distanza con quello da ufficio, in netto contrasto con alcune banche di Wall Street.
Un portavoce della banca d’investimento svizzera ha affermato infatti che l’istituto è “impegnato ad offrire ai nostri dipendenti la flessibilità per il lavoro ibrido (un mix di lavoro dall’ufficio e da casa) nel caso in cui il ruolo, i compiti e la posizione lo permettono (…) Le opzioni di lavoro ibrido saranno introdotte paese per paese, con tempi che dipendono dalla situazione pandemica locale“, hanno detto.
UBS spera che la flessibilità aumenterà la sua attrattiva come datore di lavoro nel settore bancario. Non ha ancora fissato una data per il ritorno in ufficio dei dipendenti.
Solo i lavoratori UBS in ruoli che richiedono la loro presenza in ufficio, come quelli in posizioni di supervisione, o in ruoli di trading e di filiale, avranno meno flessibilità, ha detto la banca. Tuttavia, un’analisi interna dei 72.000 dipendenti UBS a livello globale ha mostrato che circa due terzi sono in ruoli che permetterebbero loro di combinare il lavoro a distanza e in ufficio.
Rileviamo altresì come l’approccio della banca svizzera sia in netto contrasto con alcune delle principali banche di Wall Street. Goldman Sachs, per esempio, ha chiesto ai suoi dipendenti negli Stati Uniti e nel Regno Unito di tornare in ufficio. Il CEO di Goldman Sachs David Solomon ha precedentemente chiamato il lavoro da casa una “aberrazione“.
JPMorgan Chase ha intanto affermato ai suoi lavoratori statunitensi che mirava a far tornare la metà dei dipendenti in ufficio entro luglio. L’amministratore delegato di JPMorgan Jamie Dimon ha detto che crede che “entro ottobre sarà tutto come prima“.
Anche l’amministratore delegato di Morgan Stanley James Gorman è stato esplicito sulla questione. “Se puoi andare in un ristorante a New York City, puoi venire in ufficio e noi ti vogliamo in ufficio“, ha detto Gorman.
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