Il recente G7 si è chiuso con una presa di posizione abbastanza netta nei confronti della Cina ma, in fin dei conti, l’Europa potrebbe sembrare ancora una volta meno unita delle apparenze.
A sostenerlo è direttamente il rappresentante permanente della Grecia alla NATO, secondo cui il proprio Paese non ha intenzione di porre fine ai legami economici con la Cina, solo perché altri Paesi stanno riconsiderando le loro relazioni con la nazione asiatica.
Ricordiamo come la relazione tra la Cina e le nazioni europee si sia deteriorata a decorrere dal mese di marzo, quando è emerso uno scontro diplomatico tra le due parti. Da allora l’UE ha deciso di imporre sanzioni contro la Cina per le “detenzioni arbitrarie su larga scala” della minoranza etnica Uiguri. Pechino, che nega di violare i diritti umani degli uiguri, si è sostanzialmente vendicata annunciando contro-sanzioni nei confronti dei membri del Parlamento europeo. Come risultato, l’UE ha messo in attesa la ratifica di un accordo di investimento con Pechino, che era stato presentato a dicembre.
Inoltre, durante il fine settimana, il gruppo G7 ha affermato che chiederà alla Cina di “rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali“. È una posizione che le autorità cinesi non condividono e l’ambasciata del Paese a Londra ha già dichiarato che i giorni in cui un “piccolo” gruppo di Paesi decideva il futuro percorso del mondo sono finiti.
A questo complesso sistema di relazioni e di dichiarazioni si aggiunge ora la posizione della Grecia, che per voce di Spiros Lambridis afferma che “strategicamente optiamo per le migliori possibilità per il nostro Paese, sempre all’interno dei nostri obblighi con le principali organizzazioni, che sono l’UE e la NATO. Così, finora, abbiamo aderito all’iniziativa Belt and Road in un progetto molto concreto e in un termine molto concreto, non guardando a questo come un rapporto strategico con un altro partner, ma certamente non abbiamo intenzione di abbandonarlo, solo perché altri lo fanno“.
Ricordiamo che il piano infrastrutturale globale Belt and Road, della Via della Seta, è progettato per creare una vasta rete globale di terra, mare e connessioni digitali che collegano la Cina con il sud-est asiatico, l’Asia centrale, il Medio Oriente, Europa e Africa. I più critici affermano che lo schema favorirà le imprese cinesi, aumenterà l’influenza internazionale di Pechino e costringerà le nazioni in via di sviluppo ad assumersi alti oneri di debito.
Ma la Grecia non sembra, almeno per il momento, preoccuparsene. “Se analizziamo che c’è una minaccia da questa relazione, ci ripenseremo. Ma a questo punto tutto ciò che stiamo ottenendo da questo sono i benefici di una relazione commerciale sana e molto legittima”, ha aggiunto Lambridis.
Ricordiamo infine come i commenti greci contrastino con quelli di alcune altre nazioni europee. Parlando in una conferenza stampa a margine della riunione del G7, per esempio, Mario Draghi ha affermato che l’Italia valuterà “attentamente” la sua partecipazione all’iniziativa Belt and Road.
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