Un primo passo verso la mutualizzazione del debito europeo. E’ con queste parole che alcuni analisti hanno commentato l’intesa raggiunta tra Francia e Germania su dotazione e caratteristiche del Recovery fund. L’accordo è arrivato al termine di una videoconferenza tra Macron e la Merkel. L’intesa, contenuta in un documento di 4 pagine, prevede la concessione ai singoli paesi membri colpiti dall’emergenza coronavirus di aiuti, proporzionali al bisogno, provenienti da un fondo di 500 miliardi di euro che attinge dal bilancio UE e non da prestiti. E’ proprio questo uno dei punti fondamentali dell’accordo tra Macron e la Merkel.
Come specificato nel documento che Francia e Germania hanno sottoscritto, l’obiettivo del recovery fund è quello di rilanciare l’economia europea attraverso il sostegno ad una ripresa che sia in grado di ripristinare e rafforzare la cresita nell’area UE.
I finanziamenti che verranno concessi ai singoli paesi nell’ambito del recovery fund puntano a incrementare “la resilienza, la convergenza e la competitività delle economie europee e aumentare gli investimenti, in particolare nelle transizioni ecologica e digitale, nella ricerca e nell’innovazione“.
Nel documento franco-tedesco si può leggere che “il finanziamento del Fondo di recupero sarà mirato alle difficoltà legate alla pandemia e alle sue ripercussioni e costituirà un supplemento straordinario, integrato nella decisione sulle risorse proprie (del bilancio Ue), con un volume e una data di scadenza chiaramente specificati, e sarà collegato a un piano di rimborso vincolante oltre il prossimo bilancio europeo“.
Quindi il recovery fund si configura come un piano certamente ambizioso ma temporaneo e soprattutto finalizzato ad interventi in aree specifiche.
Verso bond europei?
Ma se il recovery fund si configura come un primo passo verso la mutualizzazione del debito, ha senso affermare che, con l’intesa tra Francia e Germania, sia stata aperta la porta che conduce all’emissione di bond europei? L’idea di Berlino e Parigi è che la Commissione UE finanzi il fondo attraverso l’emissione di bond sul mercato che verrebbero collocati “a nome della UE“. Le riserse rastrellate tramite le emissione verrebbero quindi trasferite in “spese di bilancio” nei paesi europei con particolare attenzione ai settori e alle regioni più colpiti.
Il fatto che le risorse saranno rastrellate attraverso l’emissione di bond da parte della Commissione UE, rappresenta un passaggio decisamente importante che fino ad alcuni mesi fa era del tutto inimmaginabile. Il merito di essere riuscito a portare la Germania a compiere un simile passo è tutto del presidente Macron. Ovviamente l’intesa si configura come un compromesso ed è impossibile non vedere lo zampino tedesco nella parte dell’accordo in cui si parla di “chiaro impegno degli Stati membri ad applicare politiche economiche sane e un’ambiziosa agenda di riforme“. Ma anche l’inserimento nell’intesa di un riferimento alla transizione ecologica e digitale, alla ricerca e all’innovazione è frutto della visione di futuro dei paesi del Nord.
Recovery Fund da 500 miliardi di euro: cosa succederà adesso?
L’intesa raggiunta tra Francia e Germania sul recovery fund per ora sancisce solo il ritorno dell’asse tra Parigi e Berlino. Il flirt tra Francia e Italia-Spagna, automaticamente generato a causa dell’emergenza coronavirus, è quindi terminato essendo stato sostituito da un riallinemento con quelle che erano le posizioni di partenza. Rispetto però alla situazione di due mesi fa, l’accordo sul recovery bond sancisce un concreto cambio di approccio da parte di Berlino favorito proprio dalle pressioni francesi.
Concretemente l’accordo sul recovery fund per ora non ha effetti concreti. L’intesa Macron Merkel dovrà essere sottoposta alla Commissione UE alla quale poi spetterà la decisione finale su quelle che saranno le caratteristiche del piano di aiuti. Novità concrete potranno esserci il 27 maggio quando la presidente della Commissione Ursula von der Leyen presenterà la sua proposta. Le probabilità che l’idea franco-tedesca possa essere accettata da Bruxelles sono alte poichè l’accordo si configura come un ampio compromesso tra posizioni (quelle del Nord e quelle del Sud Europa) palesemente inconciliabili. Ancora una volta l’ago dell’intesa è stata la Francia.
Recovery Fund: cosa ne pensano gli analisti
Lasciando perdere le reazioni politiche concentriamo la nostra attenzione su quelle che sono le opinioni che hanno invece espresso gli analisti sull’accordo franco-tedesco. Secondo Mohammed Kazmi, Macro Strategist e Fixed Income Portfolio Manager di Union Bancaire Privée, il recovery fund proposto da Angela Merkel ed Emmanuel Macron rappresenta una sorpresa positiva per gli operatori del mercato.
L’idea di procedere ad una mutualizzazione del debito, con fondi che verrebbero forniti sotto forma di sovvenzioni, piuttosto che di prestiti, rappresenta una novità importante. Nel caso in cui la Commissione UE dovesse approvare l’idea di Macron e Merkel, allora si alleggerirebbe la pressione sulla BCE. La Banca Centrale Europea, infatti, cesserebbe di essere il solo supporto per i mercati. Questa situazione, ha concluso l’analista, dovrebbe dare “un po’ più di conforto agli investitori, che potrebbero impegnarsi nuovamente nel rischio europeo e che smetterebbero di temere così tanto l’impennata di emissioni da parte dei Paesi periferici“.
Giudizio favorevole anche da Florence Pisani, Global Head of Economic Research di CANDRIAM. Secondo l’esperto l’accordo è una “risposta forte e inequivocabile di Angela Merkel alla decisione della Corte costituzionale tedesca“. Sottoscrivendo l’intesa con Macron, la cancelliera ha appena affermato in modo chiaro il suo attaccamento alla moneta unica.
Secondo Andreas Billmeier, sovereign research analyst di Western Asset (Gruppo Legg Mason), la proposta franco-tedesca rappresenta un importante passo in avanti verso la costruzione di un’architettura istituzionale europea. Se il piano dovesse essere attuato così come è stato proposto, allora il “recovery fund avrebbe un peso simile a quello che il piano Marshall ebbe a cavallo tra gli anni ’40 e ’50”. L’analista si attende riserve da parte di tutti quei paesi che si erano opposti ai coronabond. Possibile anche l’opposizione da parte di quei paesi che hanno un regime fiscale agevolato e ai quali non andrà bene la paventata tassazione equa delle aziende e della digital economy per recuperare parte delle spese.
Per finire, Samy Chaar, Chief Economist di Lombard Odier, ritiene che l’annuncio dell’accordo rappresenti un progresso molto significativo. Secondo l’analista dinanzi alla crisi causata dal coronavirus, l’Unione Europea punta ad arrivare ad una risposta fiscale comune finanziata dal debito attraverso l’emissione di un bene sicuro in euro che è ammissibile sia per il Programma di Acquisto del Settore Pubblico della Banca Centrale Europea (PSPP) che per il Programma di Acquisto d’Emergenza Pandemica (PEPP).
Questi acquisti non sarebbero al centro di controversie di tipo legali. Infatti la BCE acquisterebbe “nel proprio portafoglio” adottando un limite di emissione del 50% per programma. Inoltre il debito dell’UE non sarebbe calcolato come debito di uno Stato membro ma sarebbe valutato come puro debito UE (quindi con rating AAA). Ebbene, ha concluso l’esperto, tutto questo era impensabile fino a poche settimane fa.
Insomma gli analisti promuovono a pieni voti l’accordo sul recovery fund tra Merkel e Macron. Ora tutta l’attenzione è su Bruxelles.
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