Per la Corte Costituzionale tedesca il Quantitative Easing BCE lanciato nel 2015 è assolutamente legale e legittimo e non viola il perimetro del mandato della Banca Centrale Europea.
La decisione dei giudici tedeschi allontana i timori che, nelle ultime settimane, si erano concentrati attorno a questo importante appuntamento. Una decisione opposta da parte degli giudici tedeschi guidati da Andreas Vosskuhle avrebbe avuto un effetto negativo su mercati che, soprattutto di questi tempi, di tutto avrebbero bisogno tranne che di un altro shoch. Il rischio, quindi, è sventato.
Segnali concreti dello scampato pericolo si sono avuti sui mercati e soprattutto sull’obbligazionario. Mentre il Ftse Mib a seguito della decisione della corte tedesca non ha registrato variazioni significative (il principale indice azionario di Borsa Italiana in verde era e in verde è rimasto, come si può vedere dal grafico in basso), sul fronte titoli di stato lo spread Btp Bund si è leggermente abbassato scendendo agli attuali 234 punti contro i 236 della prima parte della mattinata.
Pericolo scampato per i nostri BTP, quindi, anche se, nei prossimi giorni, potrebbero esserci altri elementi di tensione sui titoli di stato italiani. Venerdì 8 maggio, infatti, l’agenzia Moody’s renderà note le sue decisioni sul rating Italia. Dopo la conferma di Standard and Poor’s e il taglio deciso da Fitch, ora saà la volta della terza sorella.
Decisione Corte Costituzionale Tedesca su QE: perchè è importante?
Ma perchè la decisione della Corte Costituzionale Tedesca sulla legalità del QE della BCE faceva così tanta paura? Fermo restando che i mercati in questo periodo hanno i nervi a fior di pelle, un’eventuale bocciatura da parte della Corte avrebbe potuto significare l’uscita della Germania da uno dei più importanti programmi di intervento dell’EuroTower.
L’eventuale esclusione della partecipazione della BundesBank al piano di acquisti, però, non avrebbe comunque bloccato il Quantitative Easing BCE.
Quindi il rischio maggiore in caso di bocciatura della Corte tedesca del QE non era di ordine pratico ma teorico. Come hanno messo in evidenza molti analisti uno stop, peraltro ritenuto poco probabile, sarebbe stato un segnale molto negativo per il futuro dell’Eurozona. Ad ogni modo questo segnale non c’è stato perchè i giudici hanno confermato la legalità del piano. Importante, però, è cogliere quelle che sono le sfumature del dispositivo di sentenza dei giudici tedeschi.
Cosa ha davvero deciso la Corte Costituzionale tedesca sul QE BCE?
Considerando la confusione che c’è sull’argomento, è interessante capire cosa effettivamente ha deciso oggi la Corte Costituzionale tedesca. I giudici, infatti, non si sono sognati di intervenire sulla questione di loro iniziativa ma hanno semplicemente esaminato i tanti ricorsi che da anni arrivano sul ruolo dell’EuroTower.
Il motivo del ricorso è sempre lo stesso: i ricorrenti affermano che la BCE può svolgere solo politiche monetarie e regolare l’inflazione. Qualsiasi altra attività che esula da questo perimetro, come appunto un piano di acquisto di titoli di stato, è contro la natura dello statuto della BCE e quindi non è legittima.
Con la decisione di oggi la corte di Karlsruhe ha praticamente accettato le decisioni della Corte di Giustizia europea riconoscendo il principio per cui il programma “non viola il divieto di finanziamento monetario“. Tuttavia, all’interno del giudizio espresso oggi, la stessa Corte ha comunque lanciato pesantissime responsabilità sia al governo guidato dalla Merkel che al Parlamento tedesco affinchè si attivino per adottare misure contro il Pspp.
Queste puntualizzazioni, però, non cambiamo l’essenza della sentenza della corte tedesca che ha confermato la legalità del quantitative easing della BCE. Attenzione però perchè si è trattato di un “si” con riserva nel senso che la corte ha chiesto alla Banca Centrale Europea di chiarire quali sono gli obiettivi del Quantitative Easing entro tre mesi.
Acquisti di bond governativi BCE violano parzialmente la legge
Come detto nel precedente paragrafo, il si che è arrivato oggi dalla Corte tedesca è con riserva. Per meglio capire questo concetto è utile leggere il dispositivo della sentenza.
La corte, infatti, ha affermato che “il programma di acquisti di bond governativi soddisfa il principio della proporzionalità se si presenta come mezzo necessario e adatto a soddisfare l’obiettivo che si è preposto di raggiungere. Il principio della proporzionalità richiede che vengano identificati, ponderati e bilanciati tra di loro l’obiettivo di politica economica e gli effetti di politica economica. Laddove l’obiettivo di politica monetaria di un programma viene perseguito in modo incondizionato e i sui effetti di politica economica ignorati, il principio di proporzionalità non viene rispettato in modo manifesto“.
A stabilire tale principio sono gli stessi trattati dell’Unione e in partcolare all’Articolo 5 (1) e all’Articolo 5 (4).
Considerare effetti QE BCE su debiti pubblici, risparmi e mercato immobiliare
In merito alle frecciate lanciate al mondo politico tedesco, la corte ha evidenziato che “il sistema europeo delle banche centrali non abbia il mandato di prendere decisioni economiche e sociali non esclude gli effetti di un programma di acquisti di bond governativi sui debiti pubblici, sui risparmi personali, sulle pensioni e schemi pensionistici, sui prezzi del mercato immobiliare”. Inoltre, ha poi proseguito la Corte,il fatto che il programma mantengain vita società economicamente non più sostenibili potrebbe non rispettare “la proporzionalità stabilita dall’Articolo 5(1) e dall’Articolo 5(4) del Trattato sull’Unione europea“.
I commenti: per IFO la sentenza è una condanna per l’Italia
Numerosi i commenti arrivati dopo la diffusione della sentenza della Corte Costituzionale tedesca sulla legittimità del Quantitative Easing. Se all’inizio a prevalere era l’ottimismo, nelle ore successive e a seguito di un’analisi più profonda del dispositivo della sentenza, il tono dei commenti è profondamente cambiato tanto che c’è chi parla di decisione che affossa l’Euro adottata in un momento in cui l’Eurozona avrebbe dovuto dare dimostrazione di unità.
E invece con la sentenza della Corte di Karlsruhe l’Euro non sono non viene difeso ma riceve anche un colpo che, ragionando in termini potenziali, potrebbe anche essere fatale.
Secondo il presidente dell’Istituto tedesco Ifo, Clemens Fuest, la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca va a limitare la possibilitá per la Banca Centrale Europea possa continuare a sostenere con efficacia Paesi dell’area dell’euro che sono maggiormente indebitati. In pratica, almeno teoricamente, la sentenza potrebbe costringere l’EuroTower a limitare gli acquisti di obbligazioni dai Paesi periferici e questo sarebbe un gravissimo problema per questi paesi soprattutto in questo momento.
Secondo Fuest, inoltre, il dispositivo della sentenza di fatto esercita una forte pressione sui Paesi dell’area Euro affinchè forniscano assistenza fiscale diretta rinunciando all’intervento della BCE.
Teoricamente, ha poi concluso Fuest “solo la Bundesbank è vincolata da questi requisiti, non la Bce. In pratica, tuttavia, è difficile credere che gli acquisti di obbligazioni continueranno in futuro senza la partecipazione della Banca centrale tedesca“.
Tirando quindi le somme, chi ci rimette in questa situazione? Ovviamente non la Germania e neppure i paesi poco indebitati. A rimetterci sono i paesi con più alto debito come l’Italia o la Spagna. Considerando l’attuale momento che Roma e Madrid vivono una sentenza come quella espressa suona come una condanna.
Sentenza Corte Costituzionale tedesca: commento di Candriam
Secondo Florence Pisani, Global Head of Economic Research di CANDRIAM, la decisione della Corte tedesca complicherà il compito della BCE. I giudici tedeschi hanno chiesto chiarimenti sul PSPP (Public Securities Purchase Programme) che era stato istituito a metà del 2014 durante la presidenza Draghi. La BCE ha tre mesi di tempo per dare una risposta. Gli scenari a questo punto possibili sono molteplici.
- Nel caso in cui dall’EuroTower non arrivi alcuna risposta soddisfacente, sia per il PSPP che per il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) si metterebbe male e ovviamente si metterebbe male per tutta l’area Euro.
- Nel caso in cui dall’EuroTower non arrivi alcuna risposta, la Bundesbank potrebbe essere costretta a ritirarsi gradualmente dal PSPP.
- Se anche dalla BCE dovessse arrivare una risposta legittima, l’episodio potrebbe aver minato per sempre la capacità di intervento di Francoforte. Questo significa che il PEPP potrebbe non garantire più quella flessibilità e quella forza che lo caratterizza.
Secondo l’analista è evidente che con la sentenza della Corte Costituzionale tedesca il principio del whatever it takes viene messo in discussione. E’ evidente che ora la palla passi ai singoli governi che dovranno dire, chiaramente, fino a che punto si vogliono spingere con la solidarietà.
Ma la sentenza potrebbe anche causare un conflitto tra norme nazionali ed europee che avrebbe effetti negativi su tutta l’Unione Europea. Infatti alcuni paesi dell’UE potrebbero iniziare a fare come la Germania e far scendere in campo le rispettive corti costituzionali. Paesi come la Polonia o l’Ungheria potrebbero correre la palla al balzo anche se, queste nazioni, hanno solo da perdere in caso di fine dell’UE.
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