Covidbond e coronavirus bond continuano a dividere i paesi europei. Da un lato, infatti, c’è l’Italia che per bocca del premier Conte ha ribadito la necessità di affrontare la situazione di emergenza creata dal coronavirus introducendo meccanismi di condivisione del debito, mentre dall’altro ci sono i paesi del Nord Europa che di eurobond non vogliono neppur sentir parlare.
In assenza di unanimità è molto probabile che i covidbond richiesti dal Presidente del Consiglio Conte finiscano nello stesso cassetto dove sono depositati da 10 anni i vecchi eurobond di cui si parlò tantissimo all’epoca della crisi del debito sovrano.
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Il punto è sempre il solito: gli strumenti di condivisione del debito non piacciono ai paesi del Nord Europa a partire da Olanda e Germania. Oggi come 10 anni fa, i paesi più attenti ai conti pubblici non sono disposti a fare concessioni a quelli più indebitati (come l’Italia).
Se la strada per i covidbond è tutta in salita (per alcuni analisti un’opzione coronavirus bond non è neppure sul tavolo), la via che invece porta a consistenti aiuti finanziari sembrerebbe essere più percorribile.
Il consiglio Ecofin dei 27 ministri finanziari dell’Ue che si è tenuto ieri si è detto favorevole a forti investimenti e maxi aiuti finanziari a favore dei paesi dell’area Euro più colpiti dall’emergenza coronavirus come l’Italia e la Spagna.
Gli aiuti, però, per quanto consistenti non saranno immensi. I paesi del Nord Europa, infatti, sono si favorevoli agli investimenti ma tendendo sempre d’occhio la dimensione degli importi.
I più restii ad adottare una manica larga sulla concessione degli aiuti non sono i tedeschi ma gli olandesi. Dall’Ecofin di ieri è arrivata un’indicazione molto importante: l’Olanda avrebbe chiesto una “adeguata condizionalità” sui futuri impegni di risanamento a causa dell’alto debito pubblico italiano. Aiuti quindi si ma solo se Roma darà la sua disponibilità ad un vasto piano di risanamento.
Pur con le solite riserve del Nord Europa dall’Ecofin è arrivato un messaggio chiaro: “il pesante arretramento economico ora atteso quest’anno richiede una risoluta, ambiziosa e coordinata risposta politica“.
Quanti soldi servono per l’emergenza coronavirus
Che la situazione sia talmente drammattica da indurre il premier Conte a chiedere il lancio dei covidbond, lo si può dedurre dalle prime indicazioni su quelle che sono le necessità economiche dei vari paesi. Nei giorni scorsi la Germania aveva annunciato liquidità interna per 550 miliardi di euro mentre la Francia ha messo in conto di poter usare 300 miliardi di euro.
E l’Italia? Il fardello del debito pubblico limita le opzioni sul tavolo del governo. Roma, per ora, è ferma a 25 miliardi di euro e ha oggettive difficoltà ad andare oltre. Unica strada a disposizione dell’Italia è quella di attingere dagli strumenti comuni attuali. C’è il MES, il fondo salva Stati, che ha una dotazione di 400 miliardi di euro ma che prevede anche misure molto stringenti per quello che riguarda gli impegni di risanamento.
E’ proprio per evitare di restare intrappolati in questa rete che il premier Conte ha chiesto il lancio dei covidbond. Per ovvie ragioni, la possibilità che sia sia una condivisione del debito, è quasi nulla. Oggi come 10 anni fa con gli eurobond.
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