europee per cercare in questo modo di contrastare gli attacchi speculativi innescati dall’emergenza coronavirus. Dinanzi al forte sell-off che ha colpito i mercati di tutto il mondo, da più parti si è proposto di chiudere i mercati per evitare una inutile mattanza dei titoli. La proposta non è campata in aria anche perchè è quasi umano pensare di chiudere tutto quando, giorno dopo giorno, i livelli di capitalizzazione delle borse si abbassano sempre di più e ogni singola quotata brucia miliardi su miliardi.

Umano però non significa tecnicamente corretto. Infatti chiudere le borse europee in questa fase farebbe più danni che utile. Sono in tanti, infatti, a pensare che la chiusura dei mercati non produrrebbe alcun effetto positivo ma anzi non farebbe altro che incrementare la sfiducia e il rischio di un default.

Ad intervenire sulla questione è stata ieri sera la Federation of European Securities Exchanges (Fese) che ha detto a chiare lettere che la chiusura delle borse a causa dell’epidemia di coronavirus non avrebbe alcun impatto sulla causa che sta alla base della forte volatilità del mercato. Per la Fese una chiusura delle borse in questo momento potrebbe addirittura creare situazioni di default. Insomma chiudere i mercati in questa fase potrebbe produrre più danni che utilità.

Nella nota diffusa ieri sera dalla Fese si legge anche che “le borse europee dovranno e dovrebbero continuare a rimanere sempre aperte per garantire sicurezza, integrità ed equità in modo sicuro e trasparente“. Per l’autorità, inoltre, chiudere i mercati non “altererebbe la causa alla base della volatilità del mercato, ma eliminerebbe la trasparenza del sentiment degli investitori e ridurrebbe l’accesso degli investitori al proprio denaro“.

Insomma le borse restano aperte e, ragionando con freddezza, è un bene che sia così poichè una chiusura potrebbe causare danni ancora peggiori di quelli già previsti.

Il solo provvedimento che le autorità di controllo hanhno attuato è loo stop allo short selling a partire da oggi 18 marzo e per tre mesi (salvo revoche anticipate).

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Lo stop alle vendite allo scoperto è stato varato per evitare manovre speculative che potrebbero portare ad una forte perdita di valore di asset anche strategici.

Per capire quella che è la situazione dei mercati bisogna considerare che, nonostante l’entrata in vigore da oggi del blocco delle vendite allo scoperto, il Ftse Mib non riesce a risalire ma anzi segna un ribasso dell’1,63 per cento attestandosi poco sopra i 15mila punti.

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